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Trump in tribunale, tensione a Miami

Dopo New York a maggio è ora nella Florida governata dal suo sfidante repubblicano Ron DeSantis che il tycoon rischia di subire un'altra condanna

L’ex presidente americano e candidato repubblicano alle elezioni presidenziali 2024 Donald Trump dovrebbe comparire il 13 giugno in tribunale a Miami. Dovrà rispondere davanti ai magistrati dopo aver subito una nuova incriminazione per aver sottratto documenti riservati dalla Casa Bianca.

I procuratori accusano Trump di aver sottratto senza restituirle carte top secret. Non è chiaro il contenuto dei documenti che l’ex presidente avrebbe occultato ma per la magistratura della Florida si tratterebbe comunque di testi che il tycoon non aveva alcun diritto di prelevare per appropriarsene.

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Donald Trump. Foto Ansa/Afp/Getty Win McNamee

Trump corre da solo?

Inutile sottolineare come per Trump le accuse siano completamente infondate e, anzi, dovute a odio politico. Di più. Per l’ex presidente si tratta di un complotto al fine di stroncare sul nascere la sua corsa in vista delle presidenziali del novembre 2024. Come è noto Trump corre per la nomination repubblicana ma non si può escludere che, qualora il suo amico-nemico Ron DeSantisgovernatore della Florida dove adesso l’ex presidente è sotto inchiesta – lo sconfigga, Trump possa correre alle elezioni da solo come outsider.

Certo, sarebbe molto più complessa e difficile per lui la partita per arrivare a battere gli avversari, a cominciare da Joe Biden (finora nessun democratico osa sfidare il presidente per la nomination nel partito e la sua ricandidatura appare inossidabile). Ma Trump ha abituato i cittadini statunitensi, e il mondo, a tutto, spesso trasformando la politica in una farsa.

Al tribunale di Miami

Lunedì 12 giugno, alla viglia della comparizione in tribunale a Miami, l’ex presidente Usa avrebbe trascorso l’intera giornata alla ricerca di un legale per la sua difesa. Ma non pochi avvocati di grido lo avrebbero respinto per disaccordi sulla strategia da seguire. Malgrado l’annuncio dell’incriminazione per le carte classificate portate nella sua mega villa di Mar-a-Lago, (Florida), l’ex presidente ha già fatto sapere pubblicamente che non si ritirerà dalla corsa per il 2024, neanche se dovesse ricevere una condanna. Il messaggio è stato lanciato subito dopo i due comizi in Georgia e North Carolina, i primi interventi pubblici.

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Sostenitori di Trump al campo da golf ‘Trump National Doral Miami’ per una manifestazione a sostegno del tycoon il 12 giugno 2023. Foto Ansa/Epa Justin Lane

Martedì 13 giugno, davanti al tribunale di Miami, Trump dovrà rispondere di 37 capi d’accusa, tra i quali spionaggio e ostruzione alla giustizia, così come fece Richard Nixon all’epoca dello scandalo del Watergate. Il punto è che l’ex presidente adesso rischia davvero la galera. Eppure nessuna legge americana gli impedisce di candidarsi alla Casa Bianca. Perfino nel caso in cui dovesse essere rinchiuso in carcere.

Un audio contro Trump

I pubblici ministeri federali che hanno incriminato il tycoon hanno ottenuto una registrazione audio di un incontro dell’estate 2021 in cui Trump riconosce di aver trattenuto un documento riservato del Pentagono su un potenziale attacco all’Iran. Lo riferiscono diverse fonti alla Cnn, minando la sua tesi secondo cui avrebbe declassificato tutti i documenti sequestrati dall’FBI nella sua residenza di Mar-a-Lago. L’audio indicherebbe che Trump è consapevole di aver conservato materiale classificato dopo aver lasciato la Casa Bianca, secondo la Cnn.

Insomma, si tratterebbe, se non di una prova assoluta, quantomeno di un indizio particolarmente rilevante ai fini giudiziari. Ovvero in vista di una possibile condanna. Come se non bastasse, l’ex presidente deve far fronte al processo per il caso della pornstar Stormy Daniels e alla condanna per aggressione sessuale alla scrittrice Jean Carroll del 9 maggio scorso. In questo caso per la prima volta un ex presidente degli Stati Uniti viene ritenuto responsabile di aggressione sessuale: Trump dovrà pagare un risarcimento di 5 milioni di dollari alla sua vittima.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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