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Putin, la sua sorte è segnata? “Russi governati da un vecchio tiranno”

Così l'ex consigliere Abbas Gallyamov aveva descritto nei mesi scorsi l'umore della popolazione di fronte al progressivo fallimento della guerra in Ucraina

Nelle ore in cui in Russia si consuma un tentativo di rivolta armata che sfiora il colpo di Stato, Vladimir Putin cerca di difendere lo Stato dall’assalto delle milizie mercenarie di Prigozhin. Ma soprattutto cerca di difendere se stesso: rischia infatti di essere detronizzato.   

In una sorta di profezia a fine gennaio 2023, appena 5 mesi fa, Abbas Gallyamov, speechwriter del leader del Cremlino fino al 2010 e profondo conoscitore della sua personalità, aveva reso significative dichiarazioni alla Cnn, ricorda l’Ansa.

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L’espressione di Putin mentre pronuncia il discorso alla nazione dopo la rivolta di Prigozhin. Foto Ansa/Epa/Sputnik Gavriil Grigorov

Putin e la profezia di Gallyamov

Gallyamov aveva affermato che “Putin rischia un colpo di Stato entro l’anno.” Il clamoroso fallimento della guerra in Ucraina – inizialmente Putin voleva conquistare Kiev e instaurare un governo fantoccio filorusso – sta accelerando il declino politico dello zar. Ma per l’ex analista del Cremlino è anche “il grande potere che il leader russo ha concesso al gruppo Wagner dei mercenari di Prigozhin che rischia di ritorcerglisi contro. Gruppo Wagner che – ma è solo un’ipotesi – potrebbe essersi accordato, a suon di miliardi di dollari, con gli Usa e l’Ucraina per assestare un colpo al regime putiniano. In questo modo accelerando anche la fine della guerra contro Kiev.

Una cosa è certa. La rivolta armata di Prigozhin è in corso. E – senza neppure sparare un colpo – ha portato alla presa di Rostov ovvero del quartier generale del Dipartimento meridionale delle forze armate russe, cruciale per l’attacco all’Ucraina. “L’economia russa soffre sotto il peso delle sanzioni occidentali, la guerra è persa” aveva affermato senza tanti giri di parole l’ex collaboratore di Putin.

I russi stanchi di una guerra insensata

Ogni giorno sempre più cadaveri rientrano in patria. I russi cominciano a domandarsi perché stia succedendo tutto questo. E la loro risposta è : ‘Perché siamo governati da un vecchio tiranno, un vecchio dittatore’” le dure parole di Gallyamov. L’ipotesi di “un golpe militare” potrebbe verificarsi “nei prossimi 12 mesi“. Tra un anno, aveva spiegato, “la situazione politica cambierà“. “La guerra sarà davvero impopolare e il presidente sempre più odiato.

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Soldati del gruppo Wagner, tra cui alcuni su un carro armato, sorvegliano una strada nel centro di Rostov. Foto Ansa/Epa

“Scatterà la legge marziale”

Per l’ex speechwriter è molto probabile che Putin cancelli le elezioni presidenziali previste per marzo 2024 e dichiari la legge marziale. “Se non vincerà la guerra in Ucraina, sarà in difficoltà di fronte al popolo russo. I russi non hanno bisogno di lui se non è forte. A questo punto potrebbe annullare il voto e dichiarare la legge marziale” aveva dichiarato l’ex collaboratore dello zar.

Quanto alle condizioni di salute del leader del Cremlino, Gallyamov sosteneva che fisicamente stia meglio rispetto ad aprile e maggio. Ma il problema è comportamentale. “Agisce in modo imprevedibile ed illogico. Un giorno promuove un generale, il giorno dopo lo degrada. Un momento concede troppo potere a Yevgeny Prigozhin, il momento dopo glielo leva“, spiegava l’analista riferendosi al fondatore del gruppo di mercenari Wagner. Già dai mesi scorsi Yevgeny Prigozhin stava acquisendo sempre più potere sull’esercito russo in Ucraina.

Putin? Dittatore di serie B

Non solo, secondo Gallyamov l’immagine da ‘macho’ che Putin ha sempre voluto dare di sé si sta “disintegrando“. “È diventato troppo emotivo” ha affermato alla Cnn. “Prima era un uomo razionale, riusciva a controllarsi. Adesso è come se le sue mani si muovessero da sole. E agli occhi del popolo, da grande stratega si sta trasformando in un dittatore di serie B“.

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Militari russi fanno la guardia in una strada nel centro di Mosca. Foto Ansa/Epa Maxim Shipenkov

In conclusione, per l’ex speechwriter di Putin data la situazione basterebbe veramente pocoper accendere la miccia” di un colpo di Stato. È quello che sta avvenendo in queste ore. In Russia sono sempre più diffusi malcontento e frustrazione che serpeggiano da mesi nelle file dell’esercito di Mosca. “I comandanti delle forze armate di una nazione autoritaria sono opportunisti“, spiegava Gallyamov. “Una volta che inizia una rivolta, la lealtà del giorno prima svanisce e i leader militari si schierano dalla parte di chi ha più chance di vincere“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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