NewsPrimo piano

Chiara Ferragni, si allarga l’ipotesi di truffa aggravata

Non solo il pandoro Balocco, adesso l'influencer dovrà rispondere di questo reato anche per le uova di Pasqua e la bambola Trudi

Il 2024 è appena cominciato ma è già un anno da dimenticare per Chiara Ferragni. Dopo l’iscrizione sul registro degli indagati della procura di Milano per la presunta fasulla beneficenza del pandoro Pink Christmas della Balocco, l’influencer è finita sotto inchiesta con la medesima ipotesi di reato di truffa aggravata per le uova di Pasqua della Dolci Preziosi e per la bambola Trudi.

La notizia è emersa il 22 gennaio dall’atto con cui i magistrati milanesi, giovedì scorso 18 gennaio, hanno sollevato davanti al procuratore generale della Cassazione, che dovrà decidere a breve, il conflitto tra uffici del pm sulla competenza a indagare. La procura di Cuneo, nella cui provincia, a Fossano, ha sede la Balocco, ha infatti chiesto ai colleghi di Milano il trasferimento degli atti su Ferragni.

Chiara Ferragni Fedez truffa aggravata
Foto X @sole24ore

Al momento, dunque, l’imprenditrice digitale risponde di 3 episodi, non di uno solo come si sapeva finora. Tra i parametri per stabilire a chi spetta indagare sul caso Balocco ci sono il luogo dove si sono realizzati il presunto ingiusto profitto e il danno – che in questo caso è diffuso in tutta Italia – e come paletto residuale anche quale delle due Procure ha iscritto per prima gli indagati, ossia Chiara Ferragni e Alessandra Balocco. In provincia di Cuneo ha sede la Balocco, mentre a Milano le società dell’influencer.

La vicenda delle uova di Pasqua

La sponsorizzazione delle uova di Pasqua, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe avvenuta con lo stesso schema di quella del pandoro Balocco. Cerealitalia, proprietaria del marchio Dolci Preziosi, a dicembre scorso aveva spiegato che Ferragni ha percepito un cachet di 500mila euro nel 2021 e 700mila euro nel 2022 a fronte di una donazione di 36mila euro all’associazione “I bambini delle Fate“.

In questo caso, però, le uova con la griffe avrebbero avuto lo stesso prezzo di quelle normali e non sono state vendute, come è accaduto per il pandoro, a un prezzo di superiore rispetto a quello di mercato. Il 18 gennaio poi Cerealitalia ha fatto sapere di aver “fornito ai funzionari dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato tutta la documentazione utile, relativa alle uova di Pasqua ‘Dolci Preziosi – Chiara Ferragni’ 2021 – 2022“.

Ferragni e la bambola Trudi

E nel mirino è finita anche la vendita della bambola Trudi, che ha le sembianze di Chiara Ferragni. Si tratta di una limited edition creata dopo il matrimonio dell’imprenditrice col rapper Fedez e venduta tramite il suo blog e sito e-commerce The Blonde Salad. “Tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore“, aveva detto Ferragni.

Ferragni bambola Trudi inchiesta truffa aggravata
Chiara Ferragni con la bambola Trudi. Foto X @dottorbarbieri

Sulla bambola, andata sold out appena 5 ore dopo il lancio, una delle aziende dell’influencer, la Tbs Crew, ha rilasciato un comunicato nel quale si legge che “i ricavati derivanti dalle vendite di tale bambola sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019 e che l’impegno nei confronti di tale associazione ha riguardato esclusivamente le vendite fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi“. Un particolare questo che non troverebbe riscontro nel messaggio comunicato dall’influencer sui social che parlava, in modo generico, di dare in beneficenza “l’intero ricavato delle vendite“.

“Non sappiamo chi sia questa donna”

Ma i proventi delle vendite dell’e-commerce sono arrivati a Stomp Out Bullying? Nel report annuale dell’associazione relativo all’anno 2019 sembrerebbe non comparire il nome di Chiara Ferragni o delle sue società, né tra i partner né tra gli sponsor. Anche nella lista degli ambasciatori dell’organizzazione non ci sarebbe alcuna traccia del nome dell’influencer. Per fare maggiore chiarezza sul caso, il programma televisivo Mediaset Zona Bianca ha contattato una settimana fa su LinkedIn Ross Ellis, amministratrice delegata e fondatrice della Stomp Out Bullying.

A proposito di Chiara Ferragni e di una sua donazione, Ellis ha risposto così: “Non sappiamo chi sia questa donna e non abbiamo mai ricevuto una donazione“. Tutte queste vicende giudiziarie assumono un risvolto molto negativo per Ferragni che, sebbene stia perdendo solo pochi dei suoi 30 milioni di follower, assiste a un calo della sua reputazione aziendale e personale. E il suo caso potrebbe mettere in apprensione anche altri  influencer.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio