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La Ue contro TikTok: “La versione Lite crea dipendenza nei bambini”

Il programma che assegna premi in base al maggior tempo passato sul social potrebbe essere sospeso in tutta Europa

Da giovedì 25 aprile la Commissione europea potrebbe sospendere alcune funzionalità dell’app TikTok Lite. Introdotta in Francia e Spagna, questa versione del social media cinese incoraggia gli utenti a trascorrere più tempo sulla piattaforma attraverso un sistema di ricompense. Bruxelles è preoccupata per i “rischi di gravi danni alla salute mentale degli utenti”, compresi i minori, derivanti dal programma a premi che può indurre “dipendenza”. L’iniziativa legale dell’Ue è stata aperta ai sensi del Digital Services Act (Dsa).

Il programma di attività e premi che TikTok Lite promuove consente agli utenti di guadagnare punti eseguendo determinate attività sul social di proprietà della cinese Bytedance. Fra le attività premiate c’è il guardare video, il mettere ‘mi piace‘ ai contenuti, il seguire i digital creator, l’invitare amici a iscriversi. Secondo la Commissione Ue TikTok ha lanciato tale programma “senza una previa valutazione diligente dei rischi che comporta“. In particolare di “quelli legati all’effetto di dipendenza dalle piattaforme, e senza adottare misure efficaci di attenuazione dei rischi“.

TikTok California
Foto Ansa/Epa Allison Dinner

TikTok Lite

Rischi che, ha ammonito l’esecutivo Ue, sono “particolarmente preoccupanti per i bambini. Data la sospetta assenza di efficaci meccanismi di verifica dell’età su TikTok“. Una lacuna già oggetto di un primo procedimento formale contro il social cinese aperto a febbraio. Bruxelles svolgerà ora la sua indagine approfondita in via prioritaria. Se dimostrate, le inadempienze della piattaforma costituirebbero violazioni degli articoli 34 e 35 del Digital services act.

Davanti ai possibili “rischi di gravi danni per la salute mentale degli utenti“, Bruxelles ha comunicato l’intenzione di sospendere il programma a premi di TikTok Lite in tutta l’Unione europea, in attesa della valutazione della sua sicurezza.

Prima dello stop, TikTok ha tempo fino a mercoledì 24 aprile per presentare argomentazioni in sua difesa che la Commissione valuterà attentamente. La scorsa settimana, la Commissione europea aveva già chiesto all’azienda cinese di fornire entro il 18 aprile un rapporto sulla valutazione del rischio per TikTok Lite.

TikTok Lite premi Awards 2024
Gli influencer messicani Burrita (a sinistra), Wendy Guevara (al centro) e Turbulense sul tappeto rosso dei TikTok Awards 2024. Foto Ansa/Epa Mario Guzman

E sulle misure messe in atto per mitigarne l’impatto. TikTok non ha tuttavia fornito alcun documento e ha ora tempo fino al 23 aprile per presentare le informazioni richieste e fino al 3 maggio per fornire dettagli aggiuntivi. Senza alcuna risposta entro i termini indicati, la piattaforma rischia di incappare in pesanti sanzioni, fino al 5% del fatturato annuo globale, vale a dire decine di milioni di dollari.

Cos’è il Digital services act

Il regolamento Ue detto del Digital services act, del 2022, cui la Commissione fa adesso riferimento per lanciare l’allarme sull’operato di TikTok Lite è uno strumento che serve a garantire un ambiente online sicuro, prevedibile e affidabile. In cui i diritti fondamentali degli utenti dei servizi digitali siano efficacemente tutelati e l’innovazione sia agevolata. L’obiettivo è di contrastare la diffusione di contenuti illegali online e i rischi per la società che la diffusione della disinformazione o di altri contenuti illeciti o nocivi può generare. Il Digital service act ha istituito una struttura di governance complessa che prevede la stretta cooperazione tra la Commissione europea e le autorità nazionali, per garantire l’applicazione, il monitoraggio e la vigilanza degli obblighi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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