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Chiara Ferragni sotto inchiesta per truffa aggravata, trema il mondo degli influencer

Assume gravi risvolti la vicenda della presunta falsa beneficenza col pandoro Balocco. Nella bufera tutto un modo di fare impresa sui social media

Shock tra gli influencer italiani a seguito della notizia dell’iscrizione di Chiara Ferragni sul registro degli indagati della procura di Milano. La moglie del rapper Fedez, una influencer da 30 milioni di follower su Instagram, è indagata per truffa aggravata nell’ambito dell’indagine con al centro il caso del pandoro Pink Christmas della Balocco. “Piena fiducia nella magistratura” è stato il primo commento di Ferragni. Sotto inchiesta, sempre per truffa aggravata, è finita anche Alessandra Balocco, amministratrice dell’omonima azienda piemontese.

La relazione che la Guardia di finanza ha inviato in procura a Milano ha modificato la prospettiva accusatoria dell’indagine sul cosiddetto “pandoro-gate“. E l’ha trasformata da frode in commercio a truffa. Decisive una serie di email acquisite dalle carte degli uffici dell’Antitrust. Le Fiamme Gialle hanno inoltre acquisito documenti nella sede della Balocco a Cuneo. I magistrati potrebbero presto convocare Ferragni in modo che possa fornire la propria versione dei fatti.

Pandoro Balocco Ferragni indagata
Foto X @TgLa7

Gli elementi dell’inchiesta

Gli investigatori della Gdf hanno depositato una prima annotazione, alla quale seguirà anche una serie di allegati, al procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Un’informativa che riguarda il caso ormai assurto alle cronache del pandoro Balocco. Vicenda che ha già portato a una maxi multa dell’Antitrust a carico dell’imprenditrice di oltre 1 milione di euro, e per l’azienda di Cuneo di 420mila euro. L’accusa alla base della multa è stata quella di pubblicità ingannevole in materia di beneficenza.

Ma adesso gli inquirenti milanesi hanno valutato la nuova prospettiva offerta proprio dall’annotazione della Gdf che valorizza in particolare alcune email, come detto, fra le società riconducibili alla Ferragni e la Balocco. Per questo ora si ipotizza il reato di truffa. In sostanza i titolari dell’inchiesta hanno valutato i temi del presunto profitto illecito e del danno, in questo caso ai consumatori. Tutti elementi necessari per ipotizzare il reato di truffa. Nel frattempo altre procure oltre a quelle di Milano, che nei giorni scorsi hanno aperto analoghi fascicoli senza ipotesi di reato né indagati, hanno contattato i pm milanesi annunciando che trasmetteranno gli atti nel capoluogo lombardo.

Ferragni Balocco inchiesta Milano
Chiara Ferragni con Fedez. Foto X @SecolodItalia1

Nell’ambito dell’inchiesta milanese, dopo il capitolo del pandoro della Balocco, ma anche delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi, i pm analizzeranno altri casi simili. Ovvero casi in cui la vendita del prodotto di turno con la griffe Ferragni è stata proposta dall’influencer con scopi solidali. Tra questi dovrebbe esserci anche quello relativo alla bambola Trudi, di cui si è parlato nei giorni scorsi.

La replica di Ferragni

Chiara Ferragni sta vivendo ore difficili dopo giornate complesse seguite allo scoppio delle polemiche sui social per il caso del pandoro Balocco. E dopo l’attacco della stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sulla sua presunta falsa solidarietà attraverso le réclame di alcuni prodotti. Prima le scuse sui social, poi l’assenza per alcuni giorni, infine il ritorno. Ma adesso la coppia Ferragni-Fedez deve affrontare le accuse dei pm di Milano. “Sono serena, ho piena fiducia nella magistratura” ha dichiarato Ferragni in un comunicato. “Ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso. Con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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