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Vertice Brics, Lula: “Facciamo una moneta alternativa al dollaro”

A Johannesburg, in Sudafrica, il summit del blocco anti occidentale, al quale parteciperà in video anche Putin

A poche ore dal vertice dei paesi Brics, a Johannesburg in Sudafrica, il presidente del Brasile, Luiz Inazio Lula da Silva, ha rilanciato la proposta di una moneta unica contro il dollaro. E ha messo in chiaro con gli altri partecipanti al summit del 22-24 agosto – Russia, India, Cina e Sudafrica – che l’idea ha lo scopo di “consentire maggiori scambi senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo“. Ovvero dal dollaro degli Stati Uniti.

I Brics – acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – valgono il 25% della ricchezza mondiale e contano il 42% della popolazione terrestre. Non vogliono più essere considerati il blocco di serie B, ma una piattaforma da cui veicolare un’alternativa alla via occidentale di sviluppo economico e sociale.

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Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Foto Ansa/Epa André Borges

La Cina e i Brics

Va in questa direzione la presenza per la prima volta di persona al vertice Brics di Xi Jinping. Il leader cinese è volato in Sudafrica per quella che è la sua seconda missione all’estero dopo la visita al “caro amicoVladimir Putin a marzo scorso. Obiettivo: rafforzare l’influenza di Pechino tra le nazioni in via di sviluppo emergenti. Nel mezzo delle relazioni sempre più deteriorate con gli Stati Uniti e delle tensioni economiche domestiche, prima tra tutte la crisi del settore immobiliare.

Il viaggio di Xi Jinping in Sudafrica per il vertice dei Brics è anche una risposta al presidente Usa, Joe Biden, che venerdì scorso 18 agosto ha ricevuto a Camp David i leader di Giappone e Corea del Sud in un formato storico. Una “mini Nato” ha accusato Pechino, per cementare la cooperazione militare contro le “provocazioninordcoreane e l’assertività della Cina, responsabile di “comportamento pericoloso e aggressivo” nel mar Cinese meridionale.

I “non allineati

Fonti di Pechino hanno affermato al Financial Times che l’intenzione cinese è quella di fare pressione sugli altri Brics per diventare un blocco rivale del G7. Se cresceranno fino a raggiungere una quota del Pil mondiale simile a quella del Gruppo dei Sette, allora la loro voce avrà maggiore peso nel mondo. Un’idea, però, che non convince tutti. Secondo diversi membri del Brics il blocco dovrebbe essere un club non allineato per servire gli interessi economici dei paesi in via di sviluppo.

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Putin col presidente sudafricano Cyril Ramaphosa in Russia lo scorso 29 luglio. Foto Ansa/Epa Mikhail Metzel

Nel frattempo, l’anfitrione del vertice Brics, il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, ha sottolineato che Pretoria “non si lascerà trascinare in una competizione tra potenze mondiali” nel contesto della guerra in Ucraina. E che il Sudafricaha intrapreso una politica di non allineamento“. Johannesburg si è finora rifiutata di condannare Mosca per l’invasione russa, affermando di favorire la via del dialogo e attirandosi le critiche della scena internazionale.

Aumentano i paesi Brics

Con la partecipazione di Putin limitata a una videoconferenza per via del mandato di arresto internazionale che pende su di lui per crimini di guerra in Ucraina (in presenza ci sarà Lavrov), Xi Jining sarà il centro di gravità del vertice. Nel summit di Johannesburg si dovrà decidere sull’allargamento del gruppo dei Brics. Secondo Pechino ci sono oltre 20 candidature, e anche Lula ha insistito su questo tema a lui caro. “La cooperazione tra i paesi del sud del globo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo” ah affermato il presidente del Brasile. Lula è favorevole all’ingresso di Arabia Saudita e Argentina, ma anche dell’Iran.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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