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Iran, Israele e l’atomica: che cosa sta succedendo?

Gli USA allarmano sull'atomica iraniana. E adesso il mondo attende le prossime mosse di Israele

Se lo scontro diretto fra l’Iran e Israele per il momento sembra essere in stand-by, a seguito della risposta israeliana che il 19 Aprile avrebbe colpito con 3 missili un’istallazione radar della difesa aerea militare iraniana ad Isfahan. Dall’altra parte a Gaza si continua a morire.

La guerra tra Israele e Hamas infatti si avvicina allo scoccare dei 200 giorni. E tutti gli esperti sono in attesa di un violento possibile attacco da parte dell’IDF a Rafah. Il fronte Hamas-Israele rimane dunque caldissimo. E non si capisce ancora fino a dove si spingerà Netanyahu per ripristinare l’immagine della supremazia militare israeliana, pesantemente indebolita dopo il 7 Ottobre. In realtà le azioni di Netanyahu non stanno raggiungendo l’effetto sperato. Israele è infatti dopo 6 mesi ancora impantanato a Gaza, e Hamas non è stato ancora sconfitto. Teheran ha raggiunto dunque l’obiettivo della destabilizzazione del Medio Oriente? Cosa c’è di vero sull’atomica?

Iran bomba/ FOTO ANSA

L’Iran e la destabilizzazione del Medio Oriente: nel mirino la supremazia militare di Israele

Secondo alcune fonti riportate dal New York Times, Biden sarebbe riuscito ad evitare l’ampio contrattacco preparato da Israele all’Iran. Infatti la risposta israeliana ai missili di Teheran su larga scala, sarebbe stata piuttosto “blanda”.  Non a caso l’Iran ha fatto poi sapere che non ci saranno per il momento altre ritorsioni. Ciò che non è chiaro però, è a che prezzo Biden sia riuscito a far desistere Netanyahu. Forse concedendogli un attacco a sud della Striscia di Gaza, a Rafah? Sicuramente i piani di Netanyahu per ripristinare l’immagine inossidabile della supremazia militare israeliana nella regione non sono ancora terminati. All’interno dell’ala destra del parlamento infatti, c’è chi pone il veto per cacciare tutti palestinesi dalla Striscia verso l’Egitto e dare inizio allo scontro frontale con le truppe di Hezbollah a sud del Libano. Ma l’immagine di Tel Aviv è già pesantemente compromessa. L’Iran è dunque riuscito nel suo intento di destabilizzazione del Medio Oriente?

Proteste Houthi/ FOTO ANSA

Ad oggi le milizie filo-iraniane come gli Houthi ed Hezbollah continuano a infastidire considerevolmente Tel Aviv. E non solo, minacciano il commercio globale. E l’attacco iraniano, che mediaticamente è stato riportato come un sostanziale flop, in realtà ha centrato i propri obbiettivi strategici. 7 missili ipersonici hanno centrato infatti 2 importantissime basi militari israeliane, bucando i sistemi di difesa. La pioggia di missili iraniani inoltre ha mostrato al mondo intero l’esigenza dell’aiuto anglo-americano e francese per Tel Aviv, senza il quale non poteva sperare di resistere a lungo contro un ondata di missili di tale portata. La superiorità militare di Israele nell’aerea è dunque data principalmente dalla bomba atomica. Dove Tel Aviv è l’unica potenza regionale a possederla. Il progetto degli americani era infatti quello di abbandonare la regione e delegare a Israele la gestione degli equilibri. Come auspicavano i ben noti Patti di Abramo. Ma dopo il 7 Ottobre è chiaro che l’Iran non è voluta restare fuori dai giochi.  

L’atomica e le reali intenzioni di Teheran 

Una bomba atomica iraniana però, stravolgerebbe per sempre gli equilibri della regione. A seguito di un eventuale primo test nucleare scatterebbe inevitabilmente una corsa agli armamenti dei Paesi arabi del Golfo che, ancora più di Israele, temono l’espansionismo di Teheran. E la situazione diventerebbe complessa da gestire anche per i suoi nuovi “alleati”, come russi e cinesi. Israele senza alcun dubbio a quel punto, lancerebbe un attacco preventivo, prima che l’Iran si doti di armi nucleari, con o senza l’appoggio degli Stati Uniti. Ma rappresenta ovviamente uno scenario inquietante da scongiurare. Attualmente si stima, secondo dati di intelligence USA, che l’Iran entro pochi mesi sarà in grado di sviluppare l’atomica.

Presidente iraniano Ibrahim Raisi in Pakistan/ FOTO ANSA

Ma bisogna mettere in chiaro che la capacità di produrre non è, necessariamente, la volontà di produrre. Le stime dell’intelligence USA misurano la capacità industriale dell’Iran ad oggi di arricchire l’uranio al grado necessario per confezionare un’arma nucleare. Ciò vuol dire che se ad oggi l’ayatollah Alì Khamenei, lo autorizzasse, gli impianti nucleari iraniani potrebbero consegnare tutto il materiale fissile necessario. Ma poi da lì occorrerebbero altri mesi per usare quel materiale per la produzione di un’arma nucleare. E di solito nessuno riesce a sviluppare una bomba atomica senza che nessun altro Stato lo sappia in anticipo. Inoltre le informazioni e gli allarmismi dell’intelligence di Washington potrebbero servire oggi per degli scopi politici strategici. In generale è sempre stato molto complicato per l’Occidente prevedere le reali intenzioni di Teheran. Come è accaduto più volte dal 1979 – anno della rivoluzione teocratica – ad oggi. Perché a differenza di quel che si pensi non è un sistema politico monolitico. Ma al contrario parecchio eterogeneo che ne rende sempre complessa l’analisi.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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