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Putin, il mandato d’arresto internazionale e i bambini rubati

La Corte penale dell'Aia vuole processare il presidente russo. L'ONU parla di genocidio in Ucraina e certifica i crimini delle truppe di Mosca

La Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin, considerato un criminale di guerra. Un anno dopo l’invasione dell’Ucraina, Putin deve essere arrestato e processato. Fermo restando che ciò non avverrà perché in questo momento storico è sostanzialmente impossibile, cosa accadrà adesso?

In Ucraina e in Europa si apriranno nuovi scenari di guerra? Un aggravamento del conflitto è possibile. La tensione fra la Russia da un lato, gli Stati Uniti la NATO e l’Unione europea dall’altro, sale ancora di più.

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Sarebbero circa 6mila i bambini e ragazzi adolescenti ucraini che i russi hanno deportato, “rieducato” e dato in adozione a famiglie russe. Foto Ansa/Epa Oleg Petrasyuk

L’Europa e Putin

Un effetto dell’incriminazione formale di Putin può essere anche quello dell’impossibilità per i leader europei di un’eventuale trattativa per un cessate il fuoco in Ucraina con un ricercato internazionale. Questo vale per l’Europa, in particolare, i cui paesi – Italia compresa – fanno parte della giurisdizione della Corte penale. Usa e Cina invece non ne fanno parte perché non hanno aderito agli accordi istitutivi dell’istituzione giuridica.

La Corte, che ha sede all’Aia (Olanda), ha giurisdizione su oltre 100 paesi, ovvero più della metà degli Stati membri delle Nazioni Unite. Il 17 marzo ha formalizzato un mandato d’arresto internazionale nei confronti del capo del Cremlino. Arriva dunque a una clamorosa svolta l’inchiesta che era cominciata poche settimane dopo l’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022.

Putin e i bambini deportati

I magistrati della Corte accusano Putin di essere responsabile, in particolare, della deportazione di migliaia di bambini ucraini in Russia. La stessa accusa, e un secondo mandato di cattura, vale nei confronti di Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei minori. Investigatori e magistrati che indagano sui crimini nella guerra in corso in Ucraina spiegano che questo filone di indagine ha sempre avuto la priorità. Perché “bambini e adolescenti non si possono trattare come bottino di guerra“.

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Vladimir Putin. Foto Ansa/Epa Pavel Bednyakov

I tre giudici – l’italiano Rosario Aitala, la giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde – hanno accolto le richieste del procuratore britannico Karim Khan. Quest’ultimo accusa Mosca di aver commesso “un numero considerevole di crimini di guerra in 4 regioni ucraine nelle prime settimane dopo l’invasione russa“. E specifica come “le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini, rispettivamente all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa, violano il diritto umanitario internazionale. E costituiscono un crimine di guerra.

I campi di rieducazione

Il giudice Rosario Aitala, coordinatore del pool di magistrati internazionali, assieme ai colleghi accusa la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, di avere ordinato la deportazione degli adolescenti e dei bambini. Nel maggio 2022 il presidente russo Putin ha firmato un decreto per snellire e rendere subito operative le procedure, al fine di far ottenere agli ucraini deportati la cittadinanza russa. Le autorità russe avrebbero inviato bimbi e ragazzi nei campi di “rieducazione” russi. E poi li avrebbero affidati a famiglie per l’adozione definitiva.

“Spariti migliaia di bimbi e ragazzi”

Un rapporto del febbraio scorso, citato dal Corriere della Sera e pubblicato da un centro di ricerca dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, fornisce alcune cifre. S’intitola Il sistematico programma della Russia per la rieducazione e l’adozione dei minori ucraini. Secondo gli estensori “tra febbraio 2022 e gennaio 2023 sono stati trasferiti (in Russia, ndr.) più di 6.000 giovani (ucraini, ndr.) di età compresa fra 4 mesi di età e 17 anni“. I ricercatori hanno individuato “43 strutture di detenzione e rieducazione. Di cui 12 attorno al Mar Nero, 7 nella Crimea occupata, 10 attorno alle città di Mosca, Kazan ed Ekaterinburg, mentre gli altri nelle regioni dell’estremo oriente russo, di cui 2 in Siberia“.

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Due donne russe durante una protesta dei russi che vivono a Madrid, in Spagna, contro Putin e la guerra che ha scatenato in Ucraina. Foto Ansa/Epa Mariscal

L’ONU e i crimini in Ucraina

La formalizzazione del mandato di cattura internazionale nei confronti di Putin segue di un giorno la pubblicazione del rapporto della Commissione d’inchiesta dell’ONU sui crimini di guerra in Ucraina. Un documento corredato da centinaia di allegati fotografici, video, risultati di esami medico-legali e balistici. Il risultato è che le Nazioni Unite di fatto certificano ciò che i media internazionali affermano da tempo. Ovvero che truppe russe hanno commesso crimini di guerra “che includono uccisioni volontarie, attacchi a civili, reclusione illegale, torture, stupri, trasferimenti forzati e deportazione di bambini“. Il tutto per quella che il presidente della Commissione indipendente dell’ONU, Erik Møse, ha definito “ipotesi di genocidio“. Gli investigatori hanno documentato inoltre “un piccolo numero di violazioni commesse da forze armate ucraine. Compresi probabili attacchi indiscriminati e due incidenti che si qualificano come crimini di guerra“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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