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Terrore nucleare in Ucraina, Zelensky: “Russia progetta attacco alla centrale di Zaporizhzhia”

Per il cardinale Parolin non esistono al momento prospettive di pace. Ma Zuppi dovrebbe riuscire ad andare a Mosca

Il mondo è più vicino dei mesi scorsi a una catastrofe nucleare che potrebbe derivare dalla guerra in Ucraina. Può trattarsi di un abisso senza ritorno, almeno per l’Europa, Italia compresa.

La guerra non accenna a diminuire d’intensità, la Russia sta piazzando armi nucleari tattiche in Bielorussia e la controffensiva delle forze di Kiev nel Donbass avanza ma lentamente. Il riavvicinamento fra Stati Uniti e Cina appare contraddittorio e tutto da verificare. In questo quadro Il 22 giugno il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha lanciato un allarme dai social media.

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Volodymyr Zelensky. Foto Ansa/Telegram Zelensky

“Non deve succedere come con la diga”

Abbiamo appena ricevuto un rapporto dalla nostra intelligence” ha scritto in un lungo post. “La Russia sta considerando uno scenario di attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Un attacco terroristico con dispersione di radiazioni. Hanno preparato tutto. Ho dovuto ricordare ripetutamente che le radiazioni non hanno confini statali, si muovono spinte dalla direzione del vento.”

È per questo motivo, argomenta Zelensky, che condividiamo tutte le informazioni disponibili con i nostri partner, tutti, nel mondo. Europa, America, Cina, Brasile, India, mondo arabo, Africa: tutti i paesi, assolutamente tutti, dovrebbero saperlo. Organizzazioni internazionali. Tutti. Non dovrebbero mai esserci attacchi terroristici contro centrali nucleari da nessuna parte. Questa volta non dovrebbe accadere come con la diga di con Kakhovka: il mondo è stato avvertito, quindi il mondo può e deve agire.

Il Vaticano e la pace in Ucraina

Al netto della propaganda di guerra, le parole di Zelensky gettano una nuova inquietante ombra sul mondo intero. Al momento anche soltanto un cessate il fuoco appare completamente irrealistico in Ucraina. “Per la pace nutro una speranza realista” ha però argomentato il 21 giugno il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. “Nel senso che dobbiamo continuare a offrire canali di pace con la mediazione e i buoni uffici, ma non mi pare che attualmente ci siano grandi prospettive che queste offerte siano accettate“.

Zuppi andrà a Mosca

Tutto il mondo è preoccupato per questa guerra – ha sottolineato ancora Parolin. “E tutta la comunità internazionale deve continuare a offrire prospettive di pace” all’Ucraina. “Poi ci sono anche le iniziative particolari come quelle della Santa Sede, che sin dall’inizio ha offerto una disponibilità a mediare“. Parolin ha osservato che sembrano “positive” le prime reazioni di Mosca alla prossima visita del cardinale Matteo Zuppi che è già stato a Kiev dove ha incontrato Zelensky. “I russi hanno manifestato fin dall’inizio la disponibilità di riceverlo. Adesso si tratterà di vedere a che livello sarà ricevuto” ha sottolineato il cardinale Parolin. Alla domanda se questa disponibilità c’è anche da parte di Vladimir Putin, Parolin ha risposto: “Questo non lo so, non posso fare il profeta“.

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Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, numero due della Santa Sede dopo il Papa. Foto Ansa/Lumsa

Ucraina, allarmi aerei

In Ucraina gli allarmi aerei continuano a scattare ogni notte in buona parte del paese. Il 22 giugno le sirene si sono udite a Kiev e in diverse regioni, secondo il portale ufficiale di allerta citato dai media locali. Ci sono state esplosioni a Kharkiv e Kryvyi Rih, la città natale di Zelensky. Gli allarmi aerei hanno risuonato negli oblast di Kiev, Kharkiv, Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Mykolaiv, Odessa, Poltava, Sumy, Cherkasy, Chernihiv, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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