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Il crollo della diga in Ucraina: vittime e migliaia di evacuati, verso il disastro ambientale

Sarebbero 80 i paesi allagati e 42mila le persone a rischio. "Chiazza di petrolio in direzione del Mar Nero"

L’Ucraina si misura con il crollo della diga di Nova Kakhovka sul fiume Dnipro, nella notte del 6 giugno. Non è chiaro se sia stato provocato da un’azione degli occupanti russi. Sarebbero ben 42mila le persone che rischiano di perdere tutto. Sono in corso inondazioni sulla pianura, in decine di paesi e villaggi. Riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’ONU: “La distruzione della diga è un’altra devastante conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina” dice Guterres. 

Kiev accusa Mosca, che smentisce e sostiene che siano stati gli ucraini a causare la rottura della barriera sul grande bacino idrico. Ma la realtà è che la diga Nova Kakhovka è stata fatta saltare in aria. E che il picco dell’onda alluvionale è previsto per mercoledì 7 giugno.

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Inondazione nella città di Nova Kakhovka, in Ucraina, dopo l’esplosione della diga. Foto Twitter @and_castagna

Diga crollata, i pericoli

Sul sito della presidenza ucrainaVolodymyr Zelensky ha affermato che a causa dell’esplosione della diga “si è formata una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate“. Si profila, cioè, un disastro ambientale gravissimo. La chiazza si starebbe muovendo rapidamente, trasportata dalla corrente, verso il Mar Nero. “Non possiamo ancora prevedere quanta parte delle sostanze chimiche, dei fertilizzanti e dei prodotti petroliferi stoccati nelle aree alluvionate finirà nei fiumi e nel mare” dice il Governo dell’Ucraina. “L’evacuazione delle persone dall’area allagata è in corso: quasi 80 insediamenti sono a rischio“.

Sull’altro fronte, stando ai servizi di emergenza russi, circa 2.700 abitazioni sono rimaste allagate dopo l’esplosione della diga di Nova Kakhovka. E 1.300 persone sono state evacuate, secondo quanto riporta la Tass. In tutta la regione di Kherson è scattato lo stato di emergenza. Le inondazioni hanno danneggiato i vicini ponti della regione meridionale di Mykolaiv, ha riferito il capo dell’amministrazione militare della città di Snihurivka Ivan Kukhta citato dalla Cnn. Secondo Kukhta, un ponte nel villaggio di Yelyzavetivka è distrutto e un altro nel villaggio di Halahanivka è “completamente sommerso dall’acqua“.

Perché distruggere la diga

Ma per quale motivo la Russia, oppure l’Ucraina, avrebbero fatto esplodere la diga di Nova Kakhovka? Come detto, nessuno dei due contendenti rivendica un atto del genere: Mosca e Kiev si scambiano accuse reciproche. Per l’Ucraina, la Russia ha “deliberatamente fatto saltare la diga” e “il mondo deve reagire.” Della questione Zelensky ha parlato anche con l’inviato speciale del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, giunto a Kiev proprio in questi giorni. Ma Mosca nega e ribalta l’accusa: “Un atto terroristico di Kiev per fermare le nostre truppe.” La diga sul fiume Dnipro è un bacino che ha una portata di 18 milioni di metri cubi di acqua. Fu costruita all’epoca dell’Unione sovietica, nel 1958, ed è strategica per alimentare la Crimea ma anche i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Tutte zone dell’Ucraina che sono adesso sotto il controllo dei russi.

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Una mappa dell’area, fortemente strategica, attorno alla diga di Nova Kakhovka fatta saltare in Ucraina. Foto Twitter @ispionline

Molti morti, migliaia di evacuati

Diversi soldati russi sarebbero rimasti travolti dalle acque della diga. Molti sono stati uccisi o feriti nel caos, hanno raccontato alla Cnn alcuni soldati ucraini. Il capitano Andrei Pidlisnyi ha riferito che quando la diga è crollata “nessuno sul lato della Russia è stato in grado di scappare.” Il capo dell’amministrazione russa della città occupata di Nova Kakhovka, Vladimir Leontyev, citato da Ria Novosti, ha detto che 7 persone risultano disperse vicino a Novaya Kakhovka. “C’erano dei pastori in quella zona” ha precisato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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