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Gli operai sulla ciminiera: “Resisteremo a oltranza, non ci fidiamo più”

Prosegue in Sardegna la protesta alla Portovesme, fabbrica strategica nazionale perché è l'unica a produrre zinco e piombo in Italia

Dopo la prima notte sulla ciminiera a 100 metri d’altezza, i 4 operai della Portovesme di Portoscuso, in Sardegna, non intendono arrendersi. È cominciato il secondo giorno di occupazione della fabbrica del Sulcis che rischia di chiudere: la protesta dei lavoratori sembra essere soltanto all’inizio. 

Non abbiamo intenzione di scendere, nonostante sia arrivata la convocazione per il vertice al Ministero” dicono gli operai sulla ciminiera. “Non ci fidiamo di un vertice in videoconferenza. Restiamo qui, vogliamo fatti concreti. Abbiamo viveri a sufficienza per stare quassù a oltranza“.

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I quattro operai della Portovesme che da due giorni sono sulla ciminiera della fabbrica a 100 metri di altezza. Foto Ansa

Gli operai sulla ciminiera

Dal 1 marzo la cassa integrazione si estende a buona parte dei dipendenti della Portovesme srl, a partire dagli operai. La Cig (Cassa integrazione guadagni) va anche ai lavoratori delle ditte in appalto. I lavoratori interinali, invece, sono a casa. La clamorosa protesta dei quattro operai che si sono asserragliati sulla ciminiera è scattata alle prime ore del 28 febbraio. In un comunicato i lavoratori hanno spiegato che con questa iniziativa estrema intendono porre all’attenzione degli enti competenti e dell’opinione pubblica il tema del caro prezzi dell’energia che sta rischiando di determinare la chiusura dello stabilimento, a causa del vertiginosi rialzi dei costi di produzione.

Costi energia aumentati di 40 volte

Gli aumenti del gas e delle fonti energetiche in generale, che si sono manifestati in questi ultimi mesi, anche a causa della guerra in Ucraina, hanno colpito duramente la multinazionale Glencore. Ovvero l’azienda che controlla lo stabilimento di Portovesme. Le bollette della fabbrica per elettricità e fonti energetiche per la produzione sono passate da una media di 20 euro a megawatt sino a quasi 800 euro a megawatt.

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Lavoratori alla Portovesme srl. Quattro di loro sono sulla ciminiera per protesta. Foto Ansa/Murru

Incontro al ministero

L’azienda aveva sospeso l’avvio della procedura di cassa integrazione in attesa di trovare un’intesa sul prezzo dell’energia con il Governo. Ma “finora – afferma all’Ansa l’amministratore delegato della Portovesme srl, Davide Garofaloci sono state solo delle interlocuzioni. Senza mai arrivare a risultati che potessero portare a una soluzione“. Così gli operai hanno scelto ancora una volta la strada di una clamorosa protesta per sollecitare un confronto sui tavoli nazionali. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fissato un appuntamento sulla vertenza per venerdì 3 marzo con la sottosegretaria Fausta Bergamotto. Il Governo vuole incontrare la Regione Sardegna, le istituzioni locali, i rappresentanti dell’azienda e dei sindacati.

Ma gli operai vanno avanti

L’annuncio non è però bastato agli operai sopra la ciminiera. I quattro che sono saliti fin sulla cima si sono asserragliati con sacchi a pelo e tende per proteggersi dal freddo e dalla pioggia. “Il 28 febbraio era la data entro la quale si dovevano presentare le soluzioni tecnico-giuridiche. Il tutto per interrompere la procedura di fermata dell’80% delle attività della società. Con la chiusura di interi reparti e dell’impianto di raffinazione di San Gavino Monreale“, ricordano i lavoratori.

A sostenerli nella protesta, i loro colleghi in assemblea permanente ai cancelli. Ma anche quelli delle ditte di appalto, al secondo giorno di sciopero. La Portovesme srl, è scritto sul sito dell’azienda, è l’unico produttore di zinco e piombo​ in Italia. La fabbrica del Sulcis è un sito industriale di tale rilievo che si definisce la Portovesme di “di importanza strategica​ nazionale”. Occupa circa 1250 operai che lavorano all’interno degli impianti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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