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Strage di Erba, sotto accusa il giudice che vuole riaprire il caso di Olindo e Rosa

Cuno Tarfusser ha chiesto la revisione del processo ma lo avrebbe fatto in violazione delle regole, contro il suo capo Francesca Nanni

Bufera su Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano che in primavera ha chiesto di riaprire il caso della strage di Erba del 2006. Tarfusser sostiene che occorra la revisione del processo per superare la sentenza definitiva di colpevolezza (ergastolo) comminata a Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ciò poiché si sarebbero verificati una catena di errori nel corso dei tre gradi di giudizio.  

Adesso, dopo 3 mesi e un dura replica da parte del pubblico ministero di Como, Massimo Astori, che condusse le indagini sulla strage di Erba, Tarfusser è destinatario di un provvedimento disciplinare. Lo scrive il Corriere della Sera.

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Il sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser. Foto Twitter @reportrai3

Le ‘colpe’ di Tarfusser

Ad avviare il procedimento è stata la Procura generale della Cassazione, a partire dalla denuncia della dirigente della Procura generale di Milano, Francesca Nanni, il capo di Tarfusser. La Cassazione ora contesta al magistrato di aver “violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio“. Lo scorso 31 marzo Tarfusser depositò di propria iniziativa in cancelleria la richiesta di revisione della condanna definitiva dei due ergastolani colpevoli della strage di Erba. Cosa che, stando alla Cassazione, avrebbe fatto “in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale la facoltà di richiedere la revisione di sentenze.

In sostanza, la Cassazione non critica il sostituto pg di Milano per la fondatezza o meno della messa in dubbio degli ergastoli. Bensì per la modalità con cui lo ha fatto. Come riporta sempre il Corriere della Sera, Tarfusser è disciplinarmente accusato di avere – senza alcuna delega dal suo superiore – tenuto contatti per mesi con i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi: Fabio Schembri e Paolo Sevesi.

E di avere da essi ricevuto consulenze scientifiche su asserite nuove prove a favore dei coniugi condannati all’ergastolo con sentenza definitiva. Da qui la richiesta di revisione della condanna alla massima pena inflitta alla coppia per il quadruplice omicidio del 2006. Nella strage di Erba morirono il bimbo di 2 anni Youssef Marzouk, sua madre Raffaella Castagna, sua nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Olindo e Rosa sono accusati inoltre del tentato omicidio di Mario Frigerio.

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La procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni. Foto Twitter @Noovyis

Cosa succede adesso

Il pg della Corte di Cassazione dovrà ora decidere se far processare o meno Cuno Tarfusser dalla sezione disciplinare del Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Da parte sua Tarfusser sostiene che il regolamento interno della procura di Milano – che indica competenti i due vertici di una Procura Generale – sarebbe pensato per i casi ordinari in cui a chiedere la revisione è il difensore. E non per l’inedito caso di una revisione chiesta da un singolo magistrato.

Erba, strage ancora non chiarita?

Sul caso della strage di Erba Tarfusser va oltre e ‘ribalta’ sulla procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni – il suo superiore – l’accusa di non averla informata. Il pg di Milano afferma infatti d’averle chiesto in una mail il 24 marzo un incontro per parlarle di una cosa delicata e urgente, senza ricevere risposte. Da parte sua, la pg Nanni ribatte che la mail inviatale da Tarfusser non conteneva alcun riferimento specifico alla strage di Erba. Tarfusser controlamenta di non essere neppure stato richiamato da lei al telefono in quei 7 giorni e Nanni gli rimprovera di aver lavorato mesi senza dirle nulla. Insomma, una situazione di apparente lotta intestina fra magistrati, mentre ancora non è chiaro se Olindo e Rosa, in galera da anni, siano i veri colpevoli della strage di Erba.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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