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Toti, c’è chi vuole il passo indietro. A casa di Spinelli 220mila euro cash

L'imprenditore, già presidente del Genoa e del Livorno, aveva inoltre armi non denunciate. L'ombra della mafia sul giro di voti e corruzione

La retata che ha portato agli arresti del presidente della Liguria, Giovanni Toti, sta scoperchiando un vasto giro di corruzione a tutti i livelli. L’8 maggio la Guardia di finanza ha sequestrato 220mila euro in contanti e valuta estera all’imprenditore Aldo Spinelli. Il denaro è una parte dei 570mila euro del sequestro che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova, Paola Faggioni, ha disposto nell’ambito dell’inchiesta. Il denaro è stato trovato all’interno della cassaforte dell’imprenditore.

Il giudice ha disposto il sequestro anche nei confronti dell’allora presidente dell’Autorità portuale di Genova, Paolo Signorini – che è finito in carcere – e del figlio di Spinelli, Roberto. Secondo il giudice per le indagini preliminari le somme di denaro costituirebbero “il profitto dei reati di corruzione contestati“. Inoltre a casa di Aldo Spinelli le forze dell’ordine hanno ritrovato 2 fucili ad aria compressa, di cui bisognerà valutare la potenzialità, e tre da caccia. Le armi, una eredità della suocera, erano state denunciate dalla signora fino al 2015. L’imprenditore però non ha rinnovato la segnalazione in Questura e pertanto, in un fascicolo a parte, risponde di omessa denuncia.

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Giovanni Toti (a sinistra) e l’imprenditore Aldo Spinelli. Foto Ansa/Luca Zennaro

Toti ai domiciliari

Sono ore cupe per il governatore ligure Toti, che ha passato la prima notte agli arresti domiciliari. A Roma, specie nell’ambito del partito di maggioranza relativa, FdI, c’è chi vuole la sua testa. Toti, ex Forza Italia, ma ritenuto storicamente vicino alla Lega e a Salvini in particolare, è politicamente, oltreché giudiziariamente, nei guai. Per lui l’accusa è di corruzione. “Siamo tranquillissimi” ha affermato rientrando nel suo appartamento a Genova, scortato da personale della Guardia di finanza in borghese, dopo l’arresto.

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Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova, ora in carcere. Foto Ansa/Luca Zennaro

Toti è sereno e conta di spiegare tutto” ha affermato il su avvocato. Il punto è che, al di là dell’eventuale “serenità” di fronte alle gravissime accuse dei magistrati – il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, sarebbe stato in combutta con clan mafiosi secondo le accuse – il problema per lui è politico. Può restare a fare il governatore? È opportuno politicamente o a un mese dalle elezioni europee è preferibile dare un segnale forte d’inversione di tendenza da parte del Centrodestra?

Gli altri indagati

Nell’ambito dell’inchiesta della magistratura genovese, altre 9 persone, fra cui il capo di gabinetto di Giovanni Toti, Matteo Cozzani, hanno ricevuto misure cautelari. Complessivamente, come detto, la Finanza ha sequestrato 570mila euro nei confronti di alcuni imprenditori. La Procura genovese ha inoltre disposto una serie di perquisizioni. L’indagine è una bomba. Qualcuno sostiene che sia anche “ad orologeria“. Ossia che gli arrestati siano scattati a un mese esatto dalle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi.

Una vicinanza sospetta. In realtà le richieste della Procura al Gip sono della fine del dicembre 2023. Ma, di fatto, sono trascorsi oltre 4 mesi prima delle ordinanze del Giudice per le indagini preliminari. In ogni caso la maggioranza di Centrodestra è in fibrillazione. E mentre Matteo Salvini prende le difese di Toti in nome del garantismo, il ministro Francesco Lollobrigida chiosa: “Aspettiamo l’esito dell’inchiesta, ma quando c’è un arresto c’è un problema“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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