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Meloni: i guai della premier fra Santanché, Salvini e il Mes

Dal Cdm rinviato per "motivi personali" allo scontro col leader della Lega e al caso della ministra del Turismo. Per Giorgia sono giornate difficili

A 8 mesi dal suo insediamento il Governo Meloni rischia di spaccarsi sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità, detto anche fondo salva-Stati. Negli anni della pandemia di Covid il Governo Conte lo aveva respinto per poi negoziare modifiche. Ora, mentre tutti i partner della Ue sono pronti alla ratifica, il Centrodestra di governo, che viene da anni di propaganda euroscettica, tentenna. E l’Italia rischia l’isolamento.

L’asse della maggioranza, che fa perno su Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia potrebbe incrinarsi, quando all’orizzonte del 2024 si stagliano le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spinge per la ratifica del Mes ma Meloni, Salvini e lo stesso Conte che ora è all’opposizione sono critici. In Parlamento si è svolto una sorta di ‘Aventino al contrario’, con la maggioranza che ha lasciato la Commissione e ha fatto passare un primo voto sul Mes delle opposizioni. E, soprattutto, con la premier Giorgia Meloni che, per “sopraggiunti motivi personali” non meglio specificati, ha fatto saltare il Consiglio del ministri del 22 giugno.

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Giorgia Meloni. Foto Ansa/Ance

Il caso Santanchè

Non sono giornate di serenità per Giorgia Meloni anche a causa di un altro motivo. La premier deve infatti affrontare la grana del caso Santanchè: la ministra del Turismo è nella bufera delle polemiche dopo la puntata di Report di lunedì 19 giugno. Ovvero da quando un servizio dei cronisti ha messo in evidenza la presunta fallimentare attività imprenditoriale di Santanchè che avrebbe lucrato su aziende dall’agroalimentare, sane al momento in cui le ha rilevate, e oggi sostanzialmente sfasciate. La ministra ha annunciato querele e Fratelli d’Italia fa quadrato attorno a lei.

Meloni e Salvini, è scontro

Tuttavia la premier Meloni sarebbe molto irritata. In primo luogo a causa del polverone che si è alzato sul Mes ma anche da distinguo, tensioni e scivoloni che si ripetono in Parlamento tra i partiti della maggioranza. L’improvviso rinvio del Consiglio dei ministri è un brutto segnale da questo punto di vista. Si racconta che Matteo Salvini non l’abbia presa affatto bene. Doveva essere il Consiglio dei ministri dell’annunciatissima riforma del codice della strada, che il ledaer della Lega va raccontando da settimane.

Provvedimento che Salvini ha comunque spiegato in serata in Tv. In più, se si fosse svolto il Cdm, Meloni e Salvini avrebbero discusso della nomina del commissario per la ricostruzione post alluvione in Emilia Romagna. Un’altra grana per certi aspetti surreale, se si considera che in passato bastavano pochi giorni per nominare commissario il presidente di turno della Regione coinvolta in un disastro, per consentirgli di coordinare celermente tutte le attività necessarie.

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Il Ministro del Turismo Daniela Santanchè. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Salvini, stoccata a Giorgetti

Ma non basta. Meloni è in tensione anche perché Matteo Salvini ha ribadito il suo no al Mes, E ha definito la lettera del capo di gabinetto del ministro del Tesoro, il leghista Giancarlo Giorgetti, “un parere tecnico“. “Gli italiani – ha affermato in serata a Porta a Porta – hanno scelto un governo politico. Questo non è il Governo Monti o il Governo Draghi. Questo è un governo politico che ha idee politiche. E politicamente continuo a ritenere che il Mes non è uno strumento utile al Paese“.

Con le emissioni dei buoni del Tesoroha proseguito Salvini – il mio debito è in mano agli italiani. Il Mes è un meccanismo straniero, e non vorrei che i soldi dei risparmiatori italiani andassero a sostenere buchi da altre parti.” Una posizione di forte arroccamento euroscettico, quella di Salvini, espressa mentre molti inglesi cominciano a odiare la Brexit. Ma soprattutto dopo che la premier Meloni è reduce da Parigi dove ha cercato di ricostruire rapporti politici di alleanza con Macron e la Francia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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