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Sanità pubblica: 3 italiani su 4 rinunciano alle cure

Disservizi e tempi d'attesa lunghissimi. L'80% si rivolge poi alla sanità privata; il 16% rinuncia del tutto a curarsi

Due cittadini su 3 continuano a sperare in una buona sanità pubblica, tuttavia 3 su 4 hanno rinunciato a curarsi nel Servizio Sanitario Nazionale. È questo uno degli aspetti più significativi che emergono dal sondaggio di Ipsos per la giornata mondiale della Salute. In particolare, ben il 74% del campione ha dovuto rinunciare almeno una volta a una prestazione sanitaria a causa di liste e tempi di attesa.

Ipsos rileva inoltre che il 57% degli intervistati ha dovuto rinunciare alla sanità pubblica perché la prestazione non era erogata nella propria zona. Il dato è più preoccupante riguarda le regioni del Centro-Nord e del Centro-Sud, ma si tratta di un fenomeno diffuso in tutta Italia. L’80% dei cittadini che hanno rinunciato a curarsi nel Servizio Sanitario Nazionale ha avuto comunque la possibilità di rivolgersi a un servizio privato per ottenere la prestazione. Mentre il 16% ha del tutto rinunciato alle cure. Una percentuale quest’ultima, che tende a raddoppiare tra le fasce della popolazione con maggiori difficoltà economiche e socialmente marginali.

Medici ospedali Italia
Foto X @Gazzettino

Ma tutti vorrebbero la sanità pubblica

Comunque sia, malgrado evidenti lacune, il 64% del campione che Ipsos ha intervistato sostiene che la sanità debba essere esclusivamente pubblicaa ogni costo“. Metà dell’intera popolazione accetterebbe anche un aumento delle tasse se finalizzate a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale. Il 26% accetterebbe un sistema misto pubblico-privato.

Per Silvestro Scotti, segretario della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), “l’offerta specialistica risente in tutta Italia di una insufficiente disponibilità di risorse economiche e organizzative. A questo si aggiunge la difficoltà per molti cittadini di raggiungere il luogo dove si può usufruire della prestazione, spesso troppo lontano dai luoghi di vita delle persone. La medicina generale si riconferma ancora una volta l’unico vero baluardo del Servizio Sanitario Nazionale adeguato a fornire ai cittadini un’assistenza di prossimità, gratuita e accessibile a tutte le fasce socio-economiche, trasversalmente in tutto il paese“.

Ospedale Lazio sanità pubblica
Foto X @Etrurianews

Il medico di base è imprescindibile

L’accesso alle prestazioni indifferibili di sanità dal proprio mediconon prevede liste di attesa, mentre le visite programmate si effettuano entro pochi giorni. Per questi motivi i cittadini non rinunciano alle prestazioni del proprio medico di famiglia, a differenza di quello che accade in altri ambiti. La difesa del servizio sanitario pubblico – conclude Scotti – passa attraverso la difesa della medicina generale, che è ancora oggi espressione compiuta dei principi che ne hanno ispirato l’istituzione“.

Il valore della sanità pubblica, ormai in forte crisi, “è però riconosciuto e difeso dagli italiani. Nonostante il rammarico per tempi di attesa e scarsa capillarità dei servizi sul territorio” afferma Andrea Scavo, Direttore dell’Osservatorio ItaliaInsight di Ipsos che ha curato l’indagine. Su questo tema “le nostre indagini registrano costantemente una grande sensibilità dei cittadini“. I quali considerano la sanità “una delle priorità nazionali. Inoltre, aspetto più unico che raro, si dichiarano disponibili anche a sostenere un aumento delle tasse pur di migliorarne i servizi“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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