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Assalto alla Luna, le aziende vogliono conquistarla

Ma fallisce il primo tentativo al mondo di allunaggio da parte di una navicella spaziale privata

È la Luna l’oggetto dei desideri, scientifici e di business, di sempre più numerose aziende private dei paesi ricchi del mondo. Non c’è soltanto la SpaceX di Elon Musk, che nutre per altro l’ambizione di portare turisti su Marte entro i prossimi anni. Adesso è il Giappone che punta alla conquista del satellite della Terra. 

Tuttavia l’azienda privata nipponica ispace deve registrare un fallimento. Potrebbe infatti essersi schiantato brutalmente sul suolo lunare il lander Hakuto-R. Ispace lo aveva lanciato nello spazio ma la navicella avrebbe effettuato un “duro atterraggio“, comunicano dal Giappone. In buona sostanza ispace non può ancora vantarsi di essere diventata la prima industria privata al mondo a posare correttamente e senza problemi un lander sulla Luna.

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Un modello del lander della missione di atterraggio lunare giapponese Hakuto-R Mission1. Foto Ansa/Epa Franck Robichon

Navicella ko a pochi metri dalla Luna

La Luna non sembra gradire affatto le attenzioni dei terrestri. E si sta rivelando un obiettivo difficile per i privati. Quattro anni fa, nel 2019, si dovette registrare il fallimento della missione israeliana Beresheet. Adesso è il lander Hakuto-R della piccola ispace a non aver più dato segni di vita. Eppure nel corso della missione di avvicinamento alla Luna sembrava aver raggiunto, uno dopo l’altro, tutti gli obiettivi prestabiliti. Ma l’ultimo e il più importante – l’avvenuto allunaggio – non lo si potrà confermare.

La delusione degli organizzatori

Dopo un momento di entusiasmo, quando il lander era riemerso dall’altra faccia della Luna e mancavano ormai pochi minuti all’allunaggio, è cominciata l’attesa per il nuovo segnale che avrebbe sancito il successo della missione. Il lander avrebbe dovuto toccare il suolo lunare alle 18.40 del 25 aprile, ma 20 minuti più tardi c’era ancora silenzio. Volti sempre più tesi nel centro di controllo della missione a Tokyo, nel tentativo di ripristinare la comunicazione con il veicolo, ma non c’è stato nulla da fare. “Non siamo in grado di confermare l’allunaggio“, ha detto il fondatore e amministratore delegato della ispace, Takeshi Hakamada.

Il centro di controllo dell’azienda ha ricevuto gli ultimi segnali dal lander nelle ultime fasi della discesa verso la Luna. Ovvero quando il veicolo si trovava alla distanza di 90 metri dal suolo e aveva ridotto la sua velocità a 33 chilometri orari. Avrebbe dovuto essere una missione da record, quella di ispace. Perché avrebbe portato per la prima volta sulla Luna un veicolo costruito da un’azienda privata. Avrebbe anche potuto fare del Giappone la quarta nazione a realizzare con successo un allunaggio, dopo Stati Uniti, ex Unione Sovietica e Cina.

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I membri dello staff di ispace preoccupati mentre aspettano un segnale dal lander che avrebbe dovuto allunare. Foto Ansa/Epa Franck Robichon

SpaceX, ispace e la Luna

Un tentativo analogo c’era stato esattamente quattro anni fa, quando l’11 aprile 2019 il lander israeliano Beresheet, delle Israel Aerospace Industries. non era riuscito ad allunare a causa di problemi al motore principale e a uno dei sistemi di navigazione inerziale. Anche quella volta l’allunaggio sembrava ormai vicinissimo, ma il centro di controllo della missione aveva poi perso i contatti con il veicolo. Lanciato nel dicembre 2022 con un razzo Falcon 9 della SpaceX, Hakuto-R è la prima missione del programma Hakuto della ispace, che prende il nome dal coniglio bianco che secondo la mitologia giapponese vivrebbe sulla Luna. Lo scorso 21 marzo il lander si era immesso in un’orbita circolare, a circa 100 chilometri dal suolo lunare. Un mese più tadi il fallimento della missione, che comunque segna un altro step per l’assalto alla Luna da parte di imprenditori privati, attratti dal business del futuro: il turismo spaziale.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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