NewsPrimo pianoTecnologia

Starship esplode dopo il lancio, Musk esulta: “Congratulazioni a SpaceX!”

Per motivi di sicurezza i tecnici hanno fatto saltare la navicella sperimentale per i viaggi verso Marte, che comunque era riuscita a decollare

Test riuscito a metà, volendo usare un eufemismo, per Starship. La navicella della SpaceX di Elon Musk destinata ai futuri viaggi verso Marte, è stata fatta esplodere in volo dopo 4 minuti. All’origine della scelta motivi di sicurezza. Perché la mancata separazione dal primo stadio del lanciatore rendeva Starship altamente instabile.

Al momento del lancio non tutti i motori del razzo Super Heavy si sono accesi correttamente e, quando ha cominciato il suo volo, la navetta non è riuscita a separarsi dallo stadio superiore del lanciatore e ha cominciato a ruotare in modo disordinato.

spacex starship musk razzo
Il lancio di Starship, poi abortito in atmosfera. Foto Twitter @elonmusk

A questo punto i tecnici della SpaceX hanno deciso di distruggere la Starship e lo stadio del Super Heavy. Il rientro a Terra rischiava infatti di avvenire in modo incontrollato. Il lancio è avvenuto da Boca Chica, la base della SpaceX in Texas. Secondo l’azienda di Elon Musk il test è stato comunque un successo. “Il successo deriva da ciò che apprendiamo e il test di oggi – scrive la SpaceX in un tweet – ci aiuterà a migliorare l’affidabilità di Starship“.

Congratulazioni al team @SpaceX per l’emozionante lancio di prova di Starship! Ho imparato molto per il prossimo lancio di prova tra pochi mesi” ha scritto Elon Musk sul suo account Twitter.

Musk, uno ‘stile’ con pochi scrupoli

Tutto questo accade mentre l’uomo più ricco del mondo – che periodicamente sale e scende dal gradino più alto del podio dei multimiliardari – ha deciso di mandare a casa migliaia di dipendenti. In particolare quelli di Twitter. Nel giro degli ultimi 6 mesi, infatti, Twitter non è più la stessa. Almeno per quanto riguarda i lavoratori. Da quando ne ha assunto il comando Elon Musk, il personale è stato ridotto da 8mila a 1.500 unità.

Un’operazione che l’amministratore delegato di Tesla e SpaceX ha definito, in un’intervista alla Bbc, “dolorosa” e che “non mi ha divertito per niente” . Rispondendo alle domande del corrispondente James Clayton dal quartier generale di Twitter, Musk ha confessato che comprare il social – per cifra record di 44 miliardi di dollari – è stato “necessario“. Ma che gestirlo è “piuttosto doloroso” ed è come essere sulle “montagne russe“. Il patron ha sottolineato che aspira a fare di Twitter un medium “trasparente e onesto“. In ogni caso, ha specificato, ci si dovrà ancora lavorare su. Nell’intervista ha detto di star lavorando a contenere la disinformazione. Ha tuttavia negato che sotto la sua gestione siano aumentati i messaggi di odio sul social.

starship elon musk navicella esplosa
Il momento dell’esplosione di Starship dopo il lancio, sui cieli del Texas. Foto Twitter @FrancoScarsell2

Twitter, bot e pubblicità

Musk ha inoltre precisato di voler pagare meno per Twitter dopo aver scoperto che ci sono molti social bot automatici all’opera sulla rete. E ha anche detto che ora come ora, non cederebbe Twitter a qualcuno disposto a offrirgli una cifra pari ai 44 miliardi di dollari che lui ha sborsato per acquistarla un anno fa. L’imprenditore americano di origini sudafricane ha quindi specificato che sotto di lui è aumentata la pubblicità su Twitter.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio