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Def approvato, ma la maggioranza non è in gran forma

Mentre Giorgia Meloni era in visita a Londra il Documento economico e finanziario del Governo veniva affossato. Ora l’approvazione con tante scuse

Sul Def (Documento economico finanziario) presentato dal Governo Meloni, la Camera ha approvato, il 28 aprile, la risoluzione sullo scostamento del pareggio di bilancio. I voti a favore sono stati 221, i contrari 116. Il provvedimento è poi passato anche al Senato.

Si sana così la profonda frattura apertasi sotto il profilo politico nella maggioranza di Governo. Dopo che il giorno prima, il 27 aprile, il Def non era passato per defezioni interne al Centrodestra.

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Il ministro dell’Economia Giorgetti alla Camera durante il voto sul Def il 28 aprile. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Def, bagarre alla Camera

Ma c’è stata comunque bagarre durante il dibattito, il 28 aprile. Il presidente ha dovuto sospendere per alcuni minuti la seduta. Mentre infatti i deputati del PD abbandonavano l’Aula dopo un attacco di Tommaso Foti (Fdi) a Debora Serracchiani, il dem Nico Stumpo si è scagliato verso i banchi di Fratelli d’Italia. Sono intervenuti i commessi e sono volati spintoni.

Foti ha contestato il fatto che Serracchiani avesse detto che Andrea Delmastro dovesse dimettersi per la sua assenza di ieri in Aula al voto sul Def. “Peccato che alla fine l’unica che si è dimessa è stata lei“. A quel punto i deputati del PD hanno iniziato a lasciare l’Aula mentre da Fdi si urlava “Fuori, Fuori!” in coro. Nel frattempo Stumpo, già richiamato all’ordine per le sue intemperanze dal presidente Lorenzo Fontana, si è diretto verso i banchi di FdI, dove è stato bloccato dai commessi. Poi la seduta è ripresa e i deputati del PD sono rientrati nell’Emiciclo.

Il malore di Bonelli, le scuse a Meloni

Il leader dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, Angelo Bonelli, ha invece avuto un malore nel corso del dibattito alla Camera sul Def. Aveva appena terminato la sua dichiarazione di voto quando a un certo punto si è sentito male. Immediato l’intervento dei sanitari e dei commessi che lo hanno portato fuori dall’Aula e accompagnato in infermeria. Alla ripresa dei lavori Matteo Richetti (Iv) gli ha mandato “un grande in bocca al lupo“. Le sue parole sono state sottolineate da un applauso unanime dell’Assemblea di Montecitorio.

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La premier Giorgia Meloni col su omologo Rishi Sunak. Foto Ansa/Chigi Filippo Attili

Dai banchi della maggioranza non è mancato un mea culpa per le assenze che il 27 aprile hanno determinato la bocciatura della risoluzione sullo scostamento di bilancio. “Dobbiamo chiedere scusa ai nostri elettori e al Governo” ha detto Andrea Tremaglia (FdI). “L’esecutivo sta lavorando bene e molto. Io personalmente mi sento, poi, di dover chiedere scusa al presidente Meloni, che in questi anni ha dato sempre esempio di umiltà e lavoro costante. La politica è dare l’esempio e noi ieri abbiamo dato un cattivo esempio“. Tremaglia ha quindi ribadito che gli assenti di FdI erano “5, non in missione, ma la maggior parte purtroppo per malattia“.

Def, una figuraccia

Non c’è nessuna crisi politica in atto anche se era meglio concludere ieri l’esame del Def “ ha detto Paolo Barelli capogruppo di Forza Italia. “I partiti che sostengono il Governo sono uniti.” “Per quanto è successo ieri la Lega si prende la sua quota di responsabilità – ha spiegato il leghista Riccardo Molinari alla Camera in dichiarazione di voto – ma non c’è nessuna crisi politica in atto, nessun messaggio a nessun ministro in particolare: anzi a Giorgetti non possiamo che dire grazie“.

Per Molinari, “quello che è successo ieri è conseguenza di quella furia iconoclasta che ha portato al taglio dei parlamentari senza pensare che i ruoli apicali alla Camera sono rimasti gli stessi per cui quando qualcuno è in missione non fa il Ponte del Primo Maggio ma sta lavorando per la comunità. Solo chi vede il Parlamento come un’alternativa alla disoccupazione può pensare che solo stare qui a schiacciare il bottone è lavorare. Delegittimare il Parlamento dà potere ad altre forze“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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