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Napoli a ferro e fuoco: arrestati sia ultras dell’Eintracht che partenopei

Per De Laurentiis, Meloni dovrebbe "applicare la legge inglese" sugli stadi in Italia. La Bild: "Vergogna Champions League"

Il giorno dopo Napoli-Eintracht (3-0) sono 7 i tifosi arrestati nella notte nel capoluogo partenopeo. Tre di essi sono tedeschi. Al pomeriggio del 15 marzo violenti scontri in Piazza del Gesù, e poi di nuovo in tarda serata nei pressi dell’Albergo Continental sul lungomare, dopo il match, hanno devastato parte del centro storico della città.

Negli scontri sono rimasti feriti o contusi 6 uomini delle forze dell’ordine. A fornire il bilancio è stato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, nella conferenza stampa in Prefettura. Il Napoli festeggia amaramente, dunque, lo storico passaggio ai quarti di finale di Champions League, che per gli azzurri non era mai avvenuto.

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Devastazione a Napoli dove i tifosi dell’Eintracht Francoforte sono stati fatti sfilare in centro malgrado si sapesse da settimane che si trattava di una partita pericolosa per l’ordine pubblico. Foto Twitter @Radio1Rai

Meloni faccia come la Thatcher

Alla conferenza stampa, il 16 marzo, hanno partecipato anche il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, e il sindaco, Gaetano Manfredi. “La politica italiana della violenza nel calcio si è sempre lavata le maniha detto De Laurentiis. C’è stata l’unica premier a fare qualcosa, è stata inglese, una donna, (Margaret Thatcher, ndr.) e mi aspetto che la Meloni faccia lo stesso. Lo dico da tanto tempo: prendete la legge inglese e applicatela in Italia

Il presidente del Napoli ha poi sottolineato che serve un cambiamento di norme. E questo perché “se qui non si regola la frequentazione dello stadio non esiste la possibilità neanche di migliorarla. Lo stadio dev’essere un luogo sacro dove questa rappresentazione scenica importantissima viene trasmessa al mondo, come avvenuto ieri per noi con un match visto da un miliardo di persone“.

I disordini dei tifosi a Napoli

Dalla notte del 16 marzo, intanto, le forze dell’ordine hanno proceduto all’identificazione dei tifosi dell’Eintracht di Francoforte che hanno seguito la squadra a Napoli. La polizia ha condotto negli uffici, per l’identificazione, 470 ultras tedeschi, dagli alberghi presso cui alloggiavano. In 120 sono stati accompagnati in questura a Frosinone, poi sono stati scortati presso l’aeroporto di Fiumicino e hanno lasciato l’Italia. Al mattino del 16 marzo altri 350 ultras erano ancora in questura a Salerno per l’identificazione. Con uno schieramento massiccio di uomini e mezzi, le forze dell’ordine avevano bloccato nella notte le strade di accesso agli ingressi dell’Hotel dove si trovavano i tifosi tedeschi. In via Chiatamone, in particolare, in precedenza c’era stato un tentativo di assalto respinto.

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Durante la vera e propria guerriglia urbana che si è verificata a Napoli un’auto della polizia è stata data alle fiamme. Foto Twitter @ciropellegrino

I media tedeschi

La devastazione avvenuta a Napoli non ha avuto risalto sul sito dell’Eintracht Francoforte. Si legge la cronaca della partita, ci sono le immagini dei gol e delle occasioni da rete, le interviste di rito. Ma nessun riferimento alla guerriglia e i danni che i violenti ultras hanno recato alla città. Eppure nei giorni scorsi il sito della squadra tedesca aveva dato risalto alle proteste del club contro il divieto di vendita dei biglietti ai propri tifosi.

I media della Germania hanno invece dato la notizia e anche con risalto. Già al momento degli scontri, il 15 marzo, l’edizione online della Bild, il principale tabloid tedesco, titolava “Vergogna Champions League a Napoli“, puntando il dito contro i supporter dell’Eintracht. I principali media tedeschi, tra cui Faz, Süddeutsche Zeitung e Die Welt, avevano poi subito ripreso la notizia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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