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Nuovo naufragio di migranti, 17 salvati e 30 dispersi. Alarm Phone: “L’Italia ha ritardato i soccorsi”

La ong aveva segnalato il barcone a 100 miglia dalla Libia 24 ore prima che si rovesciasse durante e operazioni di soccorso

Nuovo naufragio di migranti, il 12 marzo, dopo la tragedia di Cutro del 26 febbraio. Il bilancio è di almeno 30 persone disperse e 17 tratte in salvo. Le 47 persone segnalate su un gommone alla deriva nelle acque SAR libiche avevano contattato Alarm Phone.

La ong, che allerta la autorità dei paesi rivieraschi, aveva a sua volta segnalato – dalla notte del 12 marzo – la presenza del barcone con i migranti in situazione di forte pericolo. L’allarme era giunto al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, così come a quello maltese e a quello libico.

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La Guardia costiera italiana in azione per un salvataggio. Alarm Phone accusa l’Italia di avere ritardato i soccorsi nel caso dei 47 profughi al largo della Libia, contribuendo a determinarne il naufragio. Foto Ansa/Twitter @guardiacostiera

Cosa è successo

L’imbarcazione era stata localizzata in area SAR (Search And Rescue) libica a circa 100 miglia dalle coste del paese nordafricano. L’aereo bimotore Seabird della ong Sea-Watch, aveva avvistato e fotografato il barcone, nonché allertato il mercantile Basilis L che si era diretto verso i migranti per salvarli dal possibile naufragio. Secondo la Guardia costiera italiana tutte le informazioni sull’imbarcazione in pericolo erano a disposizione anche delle autorità libiche e maltesi. La Basilis L non è riuscita a soccorrere i migranti a causa delle condizioni meteo proibitive in mezzo al Mare Mediterraneo.

Le autorità libiche hanno chiesto il supporto del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, lamentando la mancanza di navi da inviare. Roma ha diramato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito. Sul posto si sono alla fine trovati quattro mercantili. Ed è a questo punto che si è verificata la tragedia. Durante le operazioni di trasbordo sulla motonave Froland, il barcone si è capovolto. Si contano 17 persone che sono riuscite a salire a bordo e a mettersi in salvo. Mentre circa 30 migranti risultano dispersi in acqua. La speranza di trovarli vivi si affievolisce col passare delle ore.

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Il barcone con 47 migranti a bordo, poi naufragato, fotografato l’11 marzo da Seabird, l’aereo della ong Sea-Watch. Foto Twitter @SeaWatchItaly

“Malta e Libia inattivi sui migranti”

Dei 17 naufraghi sopravvissuti, due saranno curati a Malta, poiché feriti. Gli altri 15 raggiungeranno l’Italia a bordo della motonave. Le operazioni di ricerca dei dispersi continuano con l’ausilio dei mercantili presenti in zona e col sorvolo di due aerei Frontex. “L’intervento di soccorso è avvenuto – spiega la Guardia costiera in una nota – al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana registrando l’inattivita’ degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area“. Un epilogo tragico di una vicenda che si è consumata in 24 ore. E che quasi certamente avrebbe potuto registrare il salvataggio di tutti i naufraghi, se soccorsi in tempo dopo i primi allarmi.

Polemiche sull’atteggiamento dell’Italia

Le persone a bordo, secondo le organizzazioni non governative per i diritti umani, erano apparse subito in difficoltà, prese dal panico. “Al telefono urlano e abbiamo difficoltà a comunicare con loro” aveva scritto su Twitter Alarm Phone. Per i migranti poi, sempre secondo Alarm Phone, la notte fra l’11 e il 12 marzo era trascorsa tra angoscia e paura. Anche alla luce del fatto che la piccola imbarcazione, per molte ore, non era riuscita a mettersi in contatto con la ong.

Solo alle prime luci dell’alba del 12 marzo i migranti erano riusciti a ristabilire le comunicazioni. Su quanto è poi accaduto nella giornata di domenica Alarm Phone attacca senza mezzi termini l’Italia. “Le autorità – sostiene l’organizzazione umanitaria – hanno ritardato consapevolmente i soccorsi e li hanno lasciati morire“. Accuse violente che l’Italia respinge. Ma che gettano un’ombra sul farraginoso sistema di funzionamento dei salvataggi nel Mare Mediterraneo e sulle scelte politiche che si fanno a monte.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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