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G7 Clima, stop al carbone entro il 2035

Alla Venaria di Torino il summit dei ministri dell'Ambiente del Gruppo dei Sette

I ministri dell’Ambiente del G7 – i sette maggiori paesi industrializzati del mondo – hanno siglato a Torino un accordo sul miglioramento del clima, per terminare la produzione e l’utilizzo del carbone entro il 2035. E l’Italia ora si dice pronta a fare da apripista “nel brevissimo periodo”. Il vertice si è svolto dal 28 al 30 aprile alla Reggia di Venaria sotto la presidenza italiana del Gruppo dei Sette. 

Esulta il ministro italiano dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e più ancora quello inglese per il Nucleare, Andrew Bowie, il quale ha parlato di “accordo storico“. “È un accordo storico che non siamo riusciti a raggiungere alla Cop 28” di Dubai, ha detto Bowie. “Il fatto è che i paesi del G7 (Usa, Gran Bretagna, Canada, Germania, Francia, Italia e Giappone, ndr.), seduti ad un tavolo, hanno dato un segnale al mondo. E cioè che noi economie avanzate siamo pronti ad abbandonare il carbone nella prima metà del 2030: è incredibile“.

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Foto X @G7

G7, il summit di Torino

Nella serata del 29 aprile a Torino ci sono stati momenti di tensione al corteo, partito da Palazzo Nuovo e organizzato dai centri sociali e collettivi studenteschi, contro le delegazioni della ministeriale. I manifestanti hanno scandito slogan e lanciato alcune bottiglie di vetro verso le forze dell’ordine, che li hanno respinti utilizzando lacrimogeni e idranti.

Attivisti del gruppo ecologista Extinction Rebellion si erano arrampicati nel corso del pomeriggio sul tetto della Facoltà di Biologia, limitrofa a piazza Carlina, “zona rossa” in occasione della riunione dei ministri. Nella cornice della Reggia, al vertice che ha visto coinvolti, oltre all’Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Pichetto ha spiegato che il nostro Paese “può fare da apripista chiudendo” con la produzione di energia dal carboneprima del 2030 e nel brevissimo periodo“.

Carbone e acqua

A differenza di quanto si possa pensare, sottolinea Open, il carbone è ancora molto utilizzato in alcuni dei paesi più industrializzati per produrre l’elettricità. Ma si tratta di un combustibile fossile altamente inquinante. La maglia nera va sicuramente al Giappone, che nel 2023 ha ricavato il 30% dell’energia elettrica proprio da questo combustibile, tra i principali responsabili della crisi climatica. Molto vicino a noi, in Germania, ben il 26% dell’elettricità deriva dal carbone. Berlino vorrebbe abbandonare del tutto l’uso di questa sostanza entro i prossimi 15 anni al massimo.

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Foto X @G7

Lo stesso impegno lo hanno preso anche gli Stati Uniti, che producono dal carbone il 16% dell’elettricità. Gli altri Paesi del G7, invece, non dovrebbero avere grossi problemi a eliminare questa fonte dal proprio mix energetico. Il carbone incide sulla produzione di energia elettrica per il 7% in Canada, il 5% in Italia, l’1% in Francia e nel Regno Unito. A livello planetario, il carbone resta ancora oggi una delle principali fonti di energia dell’umanità.

Fra le novità del vertice di Torino sui gravi problemi del clima c’è poi l’annuncio della nascita di una Coalizione del G7 per l’acqua. L’obiettivo è di “identificare obiettivi e strategie comuni. Per affrontare la crisi idrica globale e integrare l’acqua e la sua rilevanza intersettoriale in modo efficace e coerente nei forum e nei processi esistenti”. La coalizione si occuperà innanzitutto di redigereun inventario preliminare dei processi e delle opportunità“, per arrivare a definire una vera e propria “agenda globale sull’acqua“. D’ora in avanti, la presidenza di turno del G7 organizzerà almeno un incontro all’anno su questo tema, in modo da garantire “che gli obiettivi e i risultati di ogni seminario proposto siano mirati e chiari“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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