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Portovesme, gli operai scendono dalla ciminiera

Termina la protesta a 100 metri d'altezza alla fabbrica del Sulcis, in Sardegna. Il Governo si è impegnato a mitigare i costi delle bollette

Si è conclusa in Sardegna la protesta dei 4 operai asserragliati sulla ciminiera della Portovesme srl. Dal 28 febbraio i quattro erano saliti a 100 metri d’altezza come forma di lotta per portare all’attenzione del Governo e dell’opinione pubblica la vicenda della fabbrica a rischio chiusura. 

Venerdì 3 marzo hanno deciso di scendere. “Un’iniziativa – hanno chiarito gli operai – che  prendiamo non in segno di resa ma concedendo l’ennesimo atto di fiducia al Governo che tuttavia non sarà illimitato“. “Pronti nel caso – hanno sottolineato – a nuove iniziative“.

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Per 4 giorni quattro operai della Portovesme, nel Sulcis, in Sardegna, si sono asserragliati in protesta sulla ciminiera della fabbrica

Costo dell’energia alle stelle

A persuadere gli operai dell’opportunità di interrompere la protesta sono stati gli effetti di un vertice al ministero del Made in Italy. Anche grazie alla mediazione del ministro Adolfo Uso, il summit fra enti istituzionali e parti sociali ha portato all’indicazione di una road map per individuare una soluzione strutturale al costo dell’energia nei processi di produzione del piombo e dello zinco alla Portovesme. I costi delle bollette energetiche dell’azienda sono passate in poco tempo da 20 euro a megawatt a 800 euro a megawatt. Un fattore che ha contribuito a far precipitare la situazione in fabbrica portando l’ultimo produttore di piombo e zinco nel nostro Paese a un passo dalla chiusura.

Dal prossimo lunedì, 6 marzo, dovrebbero svolgersi tre tavoli interministeriali con l’azienda, la Regione Sardegna e i player dell’energia. L’obiettivo è di arrivare entro 10 giorni a un tavolo di crisi in presenza sulla vertenza della Portovesme srl. Questa la road map per individuare una soluzione strutturale al costo dell’energia e dunque a quello che è in questo momento il maggiore ostacolo alla sopravvivenza della fabbrica.

Gli operai e il destino della fabbrica

Al vertice convocato dal Governo a Roma – e in videoconferenza con i rappresentanti dei lavoratori, i quattro operai sulla ciminiera e la Regione – erano presenti anche rappresentanti del Comune di Portoscuso e di Confindustria. “Il Governo – si legge nel verbale conclusivo dell’incontro – ritiene fondamentale individuare, insieme alla Regione Sardegna, una soluzione strutturale per il costo dell’energia della società Portovesme. In modo che si possa assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti di Portoscuso e San Gavino fino all’entrata in funzione del progetto di riconversione degli impianti verso la produzione di litio“.

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I sindaci del territorio presenti alla Portovesme SRL a sostegno dei lavoratori. Foto Ansa/ Fabio Murru

Per questo il Governo ha chiesto all’azienda di non interrompere l’attività produttiva durante questo periodo di interlocuzioni. Nel vertice sono emerse le possibili vie d’uscita per l’azienda per attenuare il peso del costo energetico. Si tratta di una serie di ipotesi che potrebbero far leva sul principio di insularità. E sul riconoscimento del gap della Sardegna. Quindi, da un lato la possibilità di estendere il credito di imposta pari al 45% del costo dell’energia oltre la scadenza del 31 marzo 2023.

E dall’altro il ricorso alla cosiddetta superinterrompibilità, che diversamente dal passato l’Unione europea potrebbe non considerare un aiuto di Stato. I rappresentanti sindacali hanno riferito gli esiti dell’incontro ai lavoratori in assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento. A quel punto i 4 operai hanno deciso di scendere, nella convinzione che esiste una reale apertura di credito dal Governo per cercare di rendere sostenibili le condizioni di produzione della fabbrica.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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