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Draghi vede Macron, guarda la Nato e frusta la Ue: “Politica estera comune o siamo ai margini”

Al vertice in Slovenia anche un bilaterale a quattr'occhi col Presidente francese. Il premier italiano ne incassa l'appoggio all'agenda del G20 di Roma a fine mese: vaccini, Africa e Libia in particolare

Dopo sette decenni con gli occhi rivolti all’Europa, la Nato cambia strada e guarda altrove, e la Ue ora deve farsi sentire. Ne è convinto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che oggi 6 ottobre ha partecipato al vertice di Brdo in Slovenia. E non le ha mandate a dire.

Germania, Francia e Italia

In assenza di un nuovo cancelliere della Germania nel pieno dei suoi poteri, e a fronte di un Capo di Stato francese, Macron, che deve affrontare una durissima sfida per la rielezione fra pochi mesi, è l’ex Governatore della Bce a tenere le redini, di fatto, del coordinamento fra gli europei in sede Ue. L’alibi di ferro è che l’Italia ha la presidenza del G20: un’ottima opportunità per il capo del Governo italiano di provare a dettare la linea a livello internazionale.

Bilaterale Draghi-Macron

Non a caso stamani si è svolto un colloquio bilaterale DraghiMacron a quattr’occhi. Secondo quanto riferito da fonti dell’Eliseo, l’incontro “è stato l’occasione per i due leader di fare un punto sui temi che saranno discussi al G20 di Roma alla fine del mese“. Fra i temi citati “i vaccini e la solidarietà con l’Africa“, oltre che la conferenza sulla Libia del 12 novembre. “C’è una comune volontà di andare avanti insieme su questi temi prioritari“, aggiunge la presidenza francese.

Da Nato messaggi forti, rispondere

Il ritiro dall’Afghanistan ha dichiarato Mario Draghi dalla Slovenia -, per il modo in cui è stato deciso, comunicato ed eseguito” costringe a una profonda riflessione. Non basta però. Perché c’è stato anche, recentemente, il “cambio di intenzioni che ha riguardato il contratto tra l’Australia e la Franciaper la fornitura di alcuni sottomarini nucleari scartati per sottomarini di produzione americana. “Sono due messaggi molto forti” ha detto il premier. “Ci dicono che la Nato sembra meno interessata dal punto di vista geopolitico all’Europa e alle zone di interesse dell’Europa e ha spostato le aree di interesse ad altre parti del mondo“.

Draghi e l’Europa marginale

Ne consegue che “tutti i Paesi coinvolti nella discussione sono membri della Nato e intendono restare fermamente nel perimetro dell’alleanza atlantica. Ma una prima riflessione si pone su cosa può fare l’Ue, e i suoi Paesi membri, per contribuire a guidare le scelte della Nato.“Il loro ruolo appare, soprattutto di recente, marginale ormai. Io ho fatto domande: possono i Paesi Ue coordinarsi maggiormente nelle posizioni che prendono all’interno della Nato? Questa è una riflessione che richiede una risposta“.

Politica estera di tutta la Ue

Se l’Europa non ha una politica estera comune – ha sottolineato ancora Draghi – è molto difficile che possa avere una difesa comune. Ho chiesto alla Commissione di preparare un’analisi su questo“. Insomma, il premier ha messo al lavoro Bruxelles e guardando alla Nato in realtà osserva l’Europa. Sta lavorando con piglio da leader sovranazionale perché gli viene riconosciuta la credibilità per farlo. Ma soprattutto perché sa che nel mondo post-Covid la globalizzazione sta accelerando. Serviranno politiche sanitarie e vaccinali a livello continentale; politiche economico-finanziarie sui mercati planetari ben coordinate; una politica estera comune che tenga testa a Cina, Usa e Russia. Altrimenti l’Unione europea rischierà di diventare ininfluente nel mondo nell’arco di pochi anni.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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