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Kaspar Capparoni: “Il Cinema non si Ferma” pensavo fosse uno scherzo [INTERVISTA ESCLUSIVA]

Mentre "Il cinema non si ferma" ha iniziato la sua corsa verso una candidatura ai David di Donatello, Kaspar Capparoni, uno dei protagonisti, ricorda l'esperienza che lui, in prima battuta, pensava fosse una beffa degli amici

È stato il primo film girato rispettando le regole del distanziamento sociale imposte dalla pandemia. Era la fine di marzo, i contagi da Coronavirus si moltiplicavano in ogni paese. Il mondo stava assistendo impreparato a uno stravolgimento globale. Il lockdown ha abbassato le saracinesche dei negozi, ha chiuso teatri, cinema, musei. Hanno chiuso i battenti anche i set cinematografici, lasciando in panne una serie di lavoratori.
Alcuni “operatori del settore”, tra cui il regista Marco Serafini, i produttori di DeltadueMedia e di Coevolutions Daniele Fioretti, Daniele Muscolo e Marco Perotti, hanno deciso di non rimanere con le mani in mano. Hanno dato vita a un docufilm da un’idea di Ruggero De Virgiliis a episodi che raccontasse nel dettaglio cosa voleva dire essere in “lockdown”. Il tutto impiegando set casalinghi come “location” e smartphone come “cinepresa”. Il progetto, intitolato appunto “Il cinema non si ferma” era a scopo benefico, con i proventi raccolti destinati alla Protezione Civile.
Ora “Il Cinema non si Ferma” ha iniziato la sua corsa verso la candidatura ai David di Donatello. Tutti i partecipanti all’iniziativa sperano che venga premiato non solo lo spirito d’iniziativa ma anche la capacità di aver raccontato un momento così delicato. Ovviamente con gli unici mezzi permessi dai vari “decreti sicurezza”. Tra i protagonisti di “Il Cinema non si Ferma”, che la scorsa estate ha inaugurato l’Ischia Global Film&Music Fest e che è attualmente disponibile su RaiPlay, Kaspar Capparoni. L’esperienza ha coinvolto tutta la sua famiglia: moglie e tre figli. Lui e la moglie Veronica Maccarone hanno recitato la parte di due coniugi pronti al divorzio ma costretti alla convivenza forzata dal Covid. Il figlio più grande, Joseph, è stato operatore di ripresa, peraltro molto apprezzato. Alessandro, tredicenne, ha battuto i vari ciak senza sbagliarne uno. Il piccolo, Daniel è stato fotografo di scena a “getto alternato”. Ovvero: perfetto quando ne aveva voglia, più propenso ai videogiochi quando ne aveva abbastanza.

Kaspar Capparoni: “Con Il Cinema non si Ferma ho scoperto di avere una famiglia di artisti”

“Che esperienza pazzesca”, ride lui ricordando i giorni di ripresa a casa sua. “Quando mi dissero di questo progetto sotto Covid ho pensato a uno scherzo. La proposta però arrivava da un personaggio di cui ho la massima fiducia, ovvero Marco Serafini. È stato il mio regista ai tempi di “Rex”. Eppure mi pareva proprio una di quelle trovate per prendere in giro gli amici durante la reclusione. Per divertirsi un po’. Invece era vero. Ma vi assicuro che se la proposta fosse arrivata da qualsiasi altro, avrei pensato a un tentativo di presa per i fondelli. Non gli avrei nemmeno lasciato finire la frase”.
Invece è andato tutto bene, tanto che hai scoperto di avere una famiglia di artisti. A cominciare da tua moglie Veronica.
Non l’avrei mai detto. Dopo qualche ora “sul set”, che poi era casa nostra, Veronica aveva già il piglio di un’attrice navigata. Si è truccata e pettinata da sola seguendo via telefonino le direttive della make up artist e della parrucchiera. Abbiamo aperto il nostro armadio per permettere al reparto costumi di scegliere, sempre via smartphone, i costumi. Lei si è adattata benissimo a tutto. Il nostro episodio si intitola “separati in casa” e ne siamo molto soddisfatto.
Poi c’è la prole. Una scoperta.
Joseph si è appassionato talmente tanto alle riprese che ha iniziato a proporre anche lui delle inquadrature al regista. Il direttore della fotografia mi ha chiesto se, una volta finito il lockdown, potevo mandarlo da lui a fare esperienza. Perchè è così bravo che è un peccato sprecare un talento del genere. Joseph ha fatto anche l’attore, ma ho capito che non si sente a suo agio davanti all’obiettivo. Credo che il suo lavoro sia proprio quello dell’operatore di ripresa.
Alessandro, come “ciakkista”, non lo batte nessuno.
Lui ha  l’arte nel sangue. Alessandro suona, canta, balla. Dopo un anno che suonava pianoforte, era così bravo da sembrare uno studente più grande di cinque o sei anni. Dopo due mesi di pratica suonava e cantava Bohemian Rapsody, tanto che anche i suoi insegnanti di musica erano sorpresi. Parla bene inglese, apprende facilmente le lingue. In “Il Cinema non si Ferma” ha battuto tutti i ciak segnandosi le scene senza sbagliarne uno.
E Daniel?
Povero, Daniel è piccolo. Ha visto la casa stravolta per le riprese. Ha fatto un pò di foto “di scena” ma poi si è stufato. Quei giorni ha avuto meno attenzioni del solito perchè tutti noi stavamo girando. Infatti una volta ha fatto tanti capricci, giustamente perchè aveva tanta fame, che abbiamo dovuto interrompere le riprese e metterci a mangiare. E’ andata così: visto che aveva fame, ha cominciato a farci i dispetti perchè gli dessimo da mangiare. Allora lo abbiamo cacciato dal set, e lui è diventato doppiamente molesto. Ha iniziato a spegnere e accendere le luci durante le riprese. Era talmente noioso che a un certo punto ho dovuto dire
al regista: “Marco, o sospendiamo una mezz’oretta per il pranzo, o questo qui non ci lascia in pace!”. Insomma: il Covid non ci ha fermato nemmeno per un minuto, ma mio figlio Daniel sì
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