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Spalletti in Nazionale, un ‘fatto naturale’ sempre più complesso

Big Luciano ha firmato col Napoli l'impegno a non allenare per un anno

La possibilità che Luciano Spalletti possa diventare il prossimo commissario tecnico della  Nazionale di calcio dopo le improvvise dimissioni di Roberto Mancini sta diventando un giallo. L’allenatore avrebbe dubbi seri sul clima di polemica che è sorto attorno al suo caso.

I contratti e gli accordi scritti fra Spalletti e il Napoli, che ha portato alla vittoria dello scudetto, sono materia di analisi a tutto campo. Vi si dilettano i tifosi – per quel poco che di tali contratti sia noto – e vi si applicano, soprattutto, gli avvocati di Luciano da Certaldo così come del Napoli e di Aurelio De Laurentiis, il padre-padrone del club.

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Luciano Spalletti. Foto Ansa/Alessandro Di Marco

Cos’è la clausola d’indennizzo

Nota è la posizione di De Laurentiis. Dice in pratica: ‘non svincolo Spalletti dall’accordo sull’anno sabbatico senza allenare che ha preso con me, per una questione di principio‘. Aurelione lascia tutti cuocere nel loro brodo: Gabriele Gravina, il capo della Federazione, nei guai fino al collo dopo le brusche dimissioni di Roberto Mancini il 12 agosto. Ma anche Spalletti che sta rischiando di perdere l’occasione della sua vita: coronare una lunga carriera da allenatore divenendo commissario tecnico della Nazionale.

Sulla questione riguardante la presunta clausola da 3 milioni che Spalletti – o eventualmente la Figc per lui – dovrebbe pagare al Napoli come indennizzo per svincolarlo, ha parlato il legale del Napoli Mattia Grassani. “Dopo una settimana che si discute di questa cosa, né Spalletti né i suoi legali hanno chiesto un confronto a De Laurentiis o al club. Questo deve fare pensare“. La clausola di Spalletti col Napoli è una scrittura più complicata di quanto si possa pensare, come ha spiegato lo stesso Grassani a Radio Punto Nuovo. “È stata frutto di negoziazioni di un documento di 7 pagine, condiviso e firmato da tutti, i legali compresi. Il Napoli non ha chiesto un risarcimento danni per la rescissione anticipata a Spalletti che si è impegnato a non svolgere attività tecnica nel 2023/24” che fosse per il club o per la Nazionale. “Al contrario si prevede un indennizzo economico, ma non c’è differenza tra club o nazionale. Non è una clausola anti-concorrenziale“.

La Figc può pagare per Spalletti?

Per quello che si è capito finora, la Federazione non può pagare questo indennizzo in nome e per conto di Spalletti. Anche perché, da un punto vista giuridico, non è parte in causa nell’ambito degli accordi fra l’allenatore e il club partenopeo.

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Aurelio de Laurentis. Foto Ansa/Cesare Abbate

La possibilità, attraverso sponsor o lo stesso Spalletti, che la federazione possa finanziare la questione non è ben vista dalle altre società. “Comprendo la posizione degli altri club – ha continuato Grassani – gestendo i soldi di tutti desterebbe perplessità vedere la Figc pagare questo indennizzo. Spalletti merita la Nazionale, è il più adeguato al momento, ma non si può firmare una carta il 18 luglio e meno di un mese dopo rimettere tutto in discussione. Grazie a quella carta è libero: quindi la deve riconoscere nella sua interezza“.

Nel corso dell’intervista a Radio Punto Nuovo, l’avvocato Grassani ha parlato della posizione di Aurelio De Laurentiis. “Non chiede il rispetto della clausola per il gusto personale di trattenere Spalletti o imporre il diktat. Lui avrebbe voluto proseguire con Spalletti che però ha voluto in tutti i modi interrompere il rapporto di lavoro col Napoli e il presidente si è mosso per tutelare la rispettabilità della società. I contratti si rispettano. Al Napoli 3 milioni di euro non spostano qualcosa“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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