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Incendio alle Hawaii: oltre 100 vittime. L’appello di Obama, nato a Honolulu

L'ex presidente, che ha vissuto l'adolescenza nell'arcipelago del Pacifico, chiede a chi può di sostenere le organizzazioni che operano per i soccorsi

Si aggrava il bilancio, ancora provvisorio, dei morti alle Hawaii dopo il più grave incendio mai avvenuto negli Usa nell’ultimo secolo. Il numero delle vittime dei roghi che fra l’8 e il 13 agosto hanno semi distrutto l’isola di Maui, e in particolare la città di Lahaina, ha superato le 100 persone. Lo ha annunciato il governatore dell’arcipelago statunitense, Josh Green. “Ora sono 101 le vite perse” ha detto Green in un discorso televisivo aggiungendo che i soccorritori hanno finora battuto poco più di un quarto dell’area di ricerca che devono coprire.

Il fondato timore è dunque che presto arriveranno notizie peggiori. “Ci sono certamente ancora dispersi ma non siamo in grado quantificarli con precisione” ha riferito la Polizia locale. Permangono condizioni di vento forte e siccità che non facilitano i soccorsi. Sempre più forti anche le polemiche sulla mancata prevenzione e sulla cattiva gestione dell’emergenza, che hanno portato all’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura.

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Rovine a Lahaina, nella contea di Maui, alle Hawaii. Foto Ansa/Epa Etienne Laurent

Test del Dna ai sopravvissuti

Quello delle isole Hawaii è l’incendio più devastante in oltre un secolo di storia degli Stati Uniti. Le fiamme hanno quasi interamente avvolto la città di Lahaina, sulla costa occidentale dell’isola di Maui. Migliaia di edifici sono ormai ridotti in cenere. Nell’ex capitale del regno delle Hawaii, che contava 12mila abitanti, le autorità hanno già avvertito che il bilancio umano dei roghi potrebbe aumentare ancora considerevolmente nei prossimi giorni. Ai parenti delle persone disperse si chiede di sottoporsi al test del Dna per aiutare a identificare i cadaveri, che spesso sono irriconoscibili.

Si calcolano circa mille dispersi e i soccorritori non hanno ancora completato il controllo della situazione all’interno delle case. Lì in tanti potrebbero essere rimasti in trappola. Non sono terminate le ricerche in mare, dove diversi abitanti si sono gettati per sfuggire alle fiamme. Per trovare i cadaveri si impiegano anche cani addestrati. Quasi 1.500 persone hanno finora trovato ospitalità in rifugi di emergenza.

Una delle aree più colpite è la città di Lahaina, sull’isola di Maui, una delle località turistiche più popolari dell’arcipelago delle Hawaii. Ad alimentare le fiamme sono stati i venti dell’uragano Dora. Secondo una stima, ancora non definitiva, oltre 270 strutture sono distrutte o semi-distrutte. Migliaia le persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, mentre sono almeno 11mila gli evacuati. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha sbloccato i fondi federali. La Casa Bianca ha anche deciso di dispiegare un contingente di militari per aiutare il personale della Fema (Federal Emergency Management Agency), la protezione civile americana.

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L’ex presidente Usa, Barack Obama. Fto Ansa/Epa Alexander Beltes

Obama: “Aiutiamo le Hawaii

Negli Usa le conseguenze del rogo senza precedenti hanno sconvolto l’opinione pubblica. Attraverso i suoi account social l’ex presidente Barack Obama ha invitato i cittadini a mettersi in contatto con alcune organizzazioni e associazioni che operano sul campo. Obama ha infatti un forte legame con le isole Hawaii poiché è nato a Honolulu, la capitale dell’arcipelago, e ha vissuto nell’arcipelago per tutta la sua adolescenza.

Le polemiche e l’inchiesta

L’attorney general – il procuratore generale – delle isole Hawaii, Anne Lopez, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sulle decisioni e sulle misure prese dalle autorità prima, durante e dopo gli incendi. I cambiamenti climatici risultano fra le cause del disastro delle Hawaii ma dai primi accertamenti pare che molte cose non abbiano funzionato in fase di prevenzione.

La società elettrica Hawaiian Elctric non avrebbe adottato le misure necessarie, sapendo però che era reale il rischio di forti incendi all’inizio di agosto. La misura più efficace che non è stata presa è quella di staccare la corrente nelle aree a rischio. Un fatto usuale in America quando si presentano le sempre più frequenti emergenze climatiche, come avviene, ad esempio, in California, da dopo i devastanti roghi del 2017-2018. Inoltre le sirene del sistema d’allarme erano disattivate. E i messaggi di allerta sui telefonini non sono arrivati ai cittadini per mancanza di copertura di rete.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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