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William Friedkin, con “L’esorcista” ha svelato la vera natura del Male

Il regista e genio dell'horror si è spento all'età di 87 anni poco prima di essere omaggiato alla Mostra del Cinema di Venezia

Il nome di William Friedkin è legato al film horror per antonomasia, L’esorcista, in grado di terrorizzare anche a distanza di mezzo secolo. Esponente della New Hollywood, tra più importanti e al contempo “bistrattati”, si è spento a Los Angeles all’età di 87 anni.

Negli Anni Settanta, ad Hollywood era stato ribattezzato come Wild Bill. Nell’ambiente, aveva infatti fama di essere intrattabile e, per estensione, scomodo: eppure William Friedkin è stato tra gli autori più importanti della New Hollywood. Capace di spaziare tra i generi, dai drammi intimisti “da camera” come Festa di compleanno (1968) al cinema queer, con la trasposizione della pièce teatrale di Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970), deve la sua fama principalmente allo “scandaloso” e “maledetto” L’esorcista.

William Friedkin morto
Addio a William Friedkin, il regista de L’esorcista (ANSA) – VelvetMag

Il cult del genere horror, basato sull’omonimo romanzo di William Peter Blatty, è uscito nelle sale cinematografiche nel 1973. Nonostante sia trascorso mezzo secolo, il film mantiene inalterata ancora oggi la sua carica eversiva, per una serie di fattori, che contribuiscono a rendere William Friedkin uno degli autori più influenti e importanti di sempre, nonché maestro dell’horror contemporaneo, ma non solo.

William Friedkin, il genio dell’inquietudine che ha sfidato il Male si è spento a 87 anni

Nato a Chicago il 29 agosto 1935 e di origine ebraica, William Friedkin ha vissuto un’infanzia economicamente difficile, adempiendo alla parabola del self-made man. Dopo aver mosso i primi passi in una tv locale e appreso i fondamenti del mestiere, ha deciso di dare una svolta alla sua carriera e alla sua vita, trasferendosi a Los Angeles. Da quell’incontro con Alfred Hitchcock, alla regia di un’episodio della serie L’ora di Hitchcock, apprese che “è bene che un regista indossi sempre la cravatta“. Fuor di metafora: l’autorevolezza passa necessariamente anche attraverso la forma.

E William Friedkin lo sapeva bene. Lo dimostrò grazie a quel montaggio audace e innovativo e al lavoro sul suono, in grado infondere una sensazione ulteriore di mistero, terrore e dissonanza nei suoi film, trasmettendo “paura e paranoia, entrambi miei vecchi amici“, come il diretto interessato ha ricordato nelle sue memorie del 2013, The Friedkin Connection. Da ciò nacque Il braccio violento della legge, distribuito nel 1971, un thriller poliziesco che conseguì 5 Premi Oscar, tra cui quello per la Miglior Regia per Friedkin stesso.

William Friedkin L'esorcista
William Friedkin, si è spento il genio dell’horror (ANSA) – VelvetMag

Ma Wild Will era un’anima inquieta e complessa. Era un personaggio che non si “limitò” a raccontare il Male, ma lo sviscerò in ogni sua sfaccettatura, affrontandolo di petto sotto diversi punti di vista: ed è così che scrisse una delle pagine più importanti e controverse della storia del cinema, ovvero L’esorcista. Il film, basato sull’omonimo romanzo e, a sua volta, ispirato a fatti realmente accaduti, ha portato in scena la storia della possessione demoniaca della piccola Regan MacNeil (Linda Blair).

Friedkin oltre L’esorcista

Mai come allora un film si spinse così oltre nella rappresentazione del Male, inteso nel suo senso più ancestrale e oscuro. A favorire il successo della pellicola – candidata a 10 Premi Oscar e vincitrice di due statuette – sono state anche tutte le leggende metropolitane che hanno radicato nell’immaginario pubblico la fama di film maledetto: da morti misteriose di alcuni addetti ai lavori o di persone a loro care (come la morte della nonna di Linda Blair) a incidenti senza apparente spiegazione, L’esorcista è ancora ad oggi un film temuto da molti, ma osannato da tutti.

Nonostante negli anni successivi avesse continuato a lavorare alla regia di molti altri lungometraggi, non riuscì a replicare – ingiustamente – il clamore conseguito con il cult del 1973. Successivamente diresse infatti pietre miliari come Il salario della paura (1977), Cruising (1980) e Vivere e morire a Los Angeles (1985) fino ad anni più recenti, in cui lavorò a Killer Joe (2013). Nonostante i suoi 75 anni, all’epoca, si approcciò alla pellicola, presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, con la freschezza di un neofita. Due anni più tardi tornò al Lido ricevendo il Leone d’Oro alla carriera e proprio quest’anno, per la 80/a edizione, avrebbe dovuto fare ritorno per presentare il suo ultimo progetto, The Caine Mutiny Court-Martial.

Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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