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Decreto lavoro 2023, cosa prevede il testo approvato il Primo Maggio

Aumenti in busta paga fino a 100 euro; misure di contrasto alla povertà; modifica dei contratti a termine

Il Governo Meloni si è riunito il Primo Maggio, festa del lavoro, e ha approvato un decreto legge. Con una mossa di marketing politico, l’esecutivo di destra ha in parte ‘scippato’ le attenzioni dei media al tradizionale ‘Concertone’ di piazza San Giovanni a Roma.

Giorgia Meloni, senza fare una conferenza stampa, ha però diffuso un video dalle stanze di Palazzo Chigi per distanziarsi da chi faceva ‘festa’ – i sindacati – e proclamare che lei, invece, lavorava. Naturalmente per il bene del Paese.

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La premier Giorgia Meloni durante il Cdm del Primo Maggio. Foto Ansa/Chigi Filippo Attili

Taglio del cuneo fiscale

Il testo del decreto, si spiega in una nota del Governo, “interviene con misure volte a ridurre il cuneo fiscale, per la parte contributiva, nei confronti dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui“. Ma anche “a contrastare la povertà e l’esclusione sociale, con particolare attenzione per le famiglie al cui interno siano presenti soggetti fragili, minori o anziani.” Il cuneo fiscale è il rapporto tra le tasse pagate da un lavoratore medio e il costo totale del lavoro per il datore di lavoro. In pratica indica gli effetti della tassazione sul reddito dei lavoratori.

Più si ‘taglia’ il cuneo fiscale, più si liberano risorse a disposizione delle persone per aumentare il proprio benessere economico, diminuendo, però, la tassazione con la quale si sovvenzionano i servizi pubblici. Un vantaggio tra gli 80 e i 100 euro al mese: a tanto infatti ammonterà il taglio del cuneo fiscale corrisposto in busta paga per i lavoratori che hanno retribuzioni lorde fino a 35mila euro. L’intervento – attenzione – sarà una tantum e varrà per il periodo compreso tra il 1 luglio e il 31 dicembre 2023. Soltanto per 6 mesi.

Decreto Lavoro, le principali misure

Nel decreto l’esecutivo “promuove politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di assicurare un’adeguata formazione a chi non ha un’occupazione ed è in grado di svolgere un’attività lavorativa. E di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Si introducono poi interventi urgenti per rafforzare le regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni e si modifica la disciplina del contratto di lavoro a termine“.

Integrazione reddito dei poveri

Dal 1° gennaio 2024 – si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi dopo il Cdm – si introduce una misura nazionale di contrasto alla povertà. Che consiste in un’integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne e che siano in possesso di determinati requisiti. Il beneficio mensile, di importo non inferiore a 480 euro all’anno esenti dall’IRPEF, sarà erogato dall’INPS attraverso uno strumento di pagamento elettronico, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi.

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Il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Lavoro e assegno di inclusione

Dal 2024, inoltre, arriverà l’assegno di inclusione. A disposizione fondi per 5,5 miliardi che arriveranno, a regime, a 6,4 miliardi nel 2033. A chi spetterà l’assegno? Quali sono i requisiti per presentare domanda? Il richiedente deve essere cittadino Ue, o suo familiare titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Oppure titolare dello status di protezione internazionale.

Inoltre al momento della presentazione della domanda, deve essere residente in Italia per almeno 5 anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo. Occorre poi essere in possesso di una certificazione Isee inferiore a 9.360 euro, valore che è rimodulato nel caso di nuclei familiari con minorenni. Nel calcolo del reddito familiare non si computa quanto percepito a titolo di assegno di inclusione, di reddito di cittadinanza o di altre misure nazionali o regionali di contrasto alla povertà. Il richiedente non deve avere un valore del patrimonio immobiliare superiore a 30mila euro.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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