NewsPrimo piano

Strage di Erba, il pm di Como: “Olindo e Rosa sono colpevoli”

Massimo Astori replica al procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser che ha chiesto la revisione del processo

La procura che indagò sulla strage di Erba si ribella alle accuse del pg di Milano, secondo cui l’inchiesta fu pessima, tanto che adesso occorre rendere giustizia agli imputati.

Sul massacro di 17 anni fa il procuratore di Como, Massimo Astori, respinge duramente le accuse che il procurate generale di Milano, Cuno Tarfusser, ha mosso al suo ufficio. E si riserva di assumere iniziative legali contro il collega.

olindo rosa erba carcere
Olindo Romano e Rosa Bazzi in un’immagine di repertorio. Foto Twitter @fisco24_info

“Nessun dubbio su Olindo e Rosa”

Senza giustificazione alcuna – scrive il pm Astori in un comunicato a distanza di 17 anni dalla strage “espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como“. “La responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano – prosegue Astori – è stata affermata nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa. E hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del Pm. La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità”.

Strage di Erba, confessioni autentiche

Il procuratore di Como ribadisce come le tre fasi di giudizio sulla strage si siano “svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali. E con la costante partecipazione della difesa“. I giudici hanno più volte affermato la correttezza di magistrati e investigatori, sostengono ancora dalla procura di Como. Si sono raccolte “prove incontestabili” e non solo le confessioni di Olindo e Rosa, che, a giudizio del pg di Milano, Tarfusser, non sarebbero in realtà credibili. Dal 2015 ad oggi, inoltre, secondo la procura di Como “ai tre gradi di giudizio e ai due giudizi incidentali“, sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuove indagini o di revisione del processo. Tutte respinte.

Le confessioni (di Olindo a Rosa, ndr.) continua la nota – sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare. E accompagnate a ulteriori prove emerse“. E alle stesse confessioni “sono seguite, nei mesi successivi, ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti“.

Perché Olindo e Rosa hanno ritrattato?

La ritrattazione – sostiene il procuratore massimo Astori – è stata frutto di un cambio di strategia processuale“. Se non stupisce comunque che “le difese intendano legittimamente proporre nuove iniziative“, stupisceche la proposta di revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un sostituto procuratore generale della Procura generale presso la Corte D’Appello di Milano sia stata rapidamente ed integralmente divulgata. Prima della sua trasmissione all’Autorità competente“.

astori strage erba olindo e rosa
Il procuratore di Como, Massimo Astori. Foto Ansa/Matteo Bazzi

Le indagini dei carabinieri sulla strage

Astori contesta poi alcune espressioni verbali che il procuratore Tarfusser ha utilizzato nella relazione alla Corte d’Appello di Brescia affinché riapra il processo sulla strage di Erba. Espressioni come uso pesante di fonti di prova come grimaldelli per convincere i fermati a confessare‘ e manipolazioni da parte dei Carabinieri. “Le espressioni sopra riportate – commenta il pm di Como – contengono accuse di condotte abusive e illegittime. Se non veri e propri reati, a carico di magistrati, senza giustificazione alcuna. La procura di Como in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati.

La procura auspica – conclude la nota – che altrettanto rispetto sia adottato, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda. Al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito. Tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio