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Strage di Erba, Olindo e Rosa chiedono la revisione del processo

I legali: "Nuove prove". Presentata l'istanza al tribunale di Brescia, dopo che in estate si era mossa formalmente la procura generale di Milano

I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno depositato presso la Corte d’Assise di Brescia l’istanza di revisione della condanna in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba (Como). Gli avvocati Fabio Schembri e Luisa Bordeaux ritengono infatti di avere nuove prove decisive. Elementi tali da portare a un proscioglimento della coppia di coniugi, in carcere dal 2007.

Stando alla verità giudiziaria accertata, eppure adesso rimessa in discussione, l’11 dicembre 2006 i due avrebbero ucciso Raffaella Castagna, il figlio, il piccolo Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Rimase ferito il marito di quest’ultima: Mario Frigerio (è deceduto nel 2014).

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Olindo Romano e Rosa Bazzi in un’immagine di repertorio. Foto Ansa

Si va verso la revisione?

La scorsa estate la procura generale di Milano ha trasmesso alla Corte d’appello di Brescia l’atto con cui il sostituto procuratore, Cuno Tarfusser, ha proposto la revisione del processo per la strage di Erba. La procuratrice generale del capoluogo lombardo, Francesca Nanni, ha però depositato contestualmente un parere rivolto ai giudici bresciani. In esso spiega che l’istanza di Tarfusser è inammissibile perché viene da un soggetto “non legittimato” e infondata nel merito. Mancherebbero nuove prove decisive per una revisione del caso.

Inizialmente la procura milanese sembrava orientata a non inoltrate l’atto di Tarfusser (il pg è sotto procedimento disciplinare per le modalità di presentazione della sua istanza). Invece l’ufficio ha ritenuto che il fatto che Tarfusser abbia depositato quella richiesta alla segreteria della procura a fine marzo abbia “dato impulso a un procedimento che deve essere concluso nella sede competente“. “Quelli che temevano che questa istanza non fosse valutata avevano torto” aveva spiegato la procuratrice Nanni. “Su entrambe le questioni, ossia l’ammissibilità e il merito, si esprimerà ora la Corte d’Appello di Brescia.

La strage e le “nuove prove

La difesa di Olindo e Rosa, che ha sempre annunciato una sua istanza di revisione a Brescia, potrà ora, dunque, depositarla. L’avvocatessa Luisa Bordeaux, che difende Olindo Romano e Rosa Bazzi, aveva svelato nei mesi scorsi il contenuto di una telefonata che potrebbe rivelarsi fra gli elementi atti a riaprire il caso della strage di Erba.

Nel corso del terzo episodio del podcast Il grande abbaglio, dei giornalisti Felice Manti ed Edoardo Montolli, autori dell’omonimo libro-inchiesta sulla strage di Erba, Bordeaux aveva svelato di aver ricevuto una telefonata particolare il 29 dicembre 2008. Prima a casa e successivamente nel suo ufficio. Un uomo con l’accento del sud presentatosi come ‘Morabito’, sosteneva che i due coniugi, appena condannati a Como, fossero innocenti. E che, per contro, il movente della strage andava ricercato in una partita di droga scomparsa del valore di 400mila euro.

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Il sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser. Foto Ansa/Epa Peter Dejong

La ‘ndrangheta a Erba

Ma perché le telefonate del misterioso Morabito non sono state svelate prima? “Non abbiamo mai rivelato prima l’esistenza di questa telefonata – spiega nel podcast Il grande abbaglio Fabio Schembri, altro storico legale di Olindo e Rosa perché nel 2008 nulla si sapeva della criminalità organizzata a Erba“. Sarebbe stata invece l’indagine Crimine-Infinito della Procura di Milano a rivelare, ma solo nel 2010, l’esistenza di una rete criminale nella città comasca. Fu allora che “emerse l’esistenza di una ‘locale’ di ‘ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti“.

Durissimo il commento su una possibile riapertura della strage di Erba dei fratelli Pietro e Beppe Castagna, che hanno perso madre, sorella e nipotino. “Speravamo fosse finita ma ci risiamo, purtroppo la superficialità è meno faticosa del pensiero consapevole” hanno commentato sui social nei mesi scorsi. “Chi sfrutta questa debolezza di molti solo per fare audience o per crearsi carriere o visibilità, è un vigliacco“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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