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Grecia avvolta dai roghi dei piromani, migliaia di turisti in fuga da Rodi e Corfù

Il premier Mitsotakis e la presidente del Parlamento europeo, Metsola, danno la colpa ai cambiamenti climatici ma la verità sembra molto più prosaica

Ha ormai i caratteri del dramma l’emergenza incendi in Grecia. L’Isola di Rodi e l’Isola di Corfù sono aggredite dalle fiamme e si contano già decine di migliaia di turisti che sono dovuti fuggire. Il premier Kyriakos Mitsotakis se la prende con “l’emergenza climatica” che nel “Mediterraneo ha il suo centro.” Ma le autorità locali parlano di roghi dolosi, appiccati ad arte. Altro che problemi ambientali.

Un vasto rogo è scoppiato nel pomeriggio di domenica 23 luglio sull’Isola Corfù. Le autorità hanno evacuato 17 villaggi e la Guardia costiera ha portato in salvo 59 persone che si trovavano sulla spiaggia di Nisaki. I pompieri hanno lavorato per tutta la notte per impedire che le fiamme raggiungessero le abitazioni. Nella mattina di lunedì 24 luglio ha ripreso vigore anche l’incendio a Rodi, in particolare nei pressi dell’insediamento di Asklipieio in direzione Sud. “Le case stanno bruciando – ha detto il consigliere comunale Dimitris Zannetoulis consegneremo ai nostri figli la terra bruciata.”

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Incendi sull’Isola di Corfù e di Rodi in Grecia. Foto Twitter @MovConsumatori

“In Grecia incendi dolosi”

Il sindaco di Corfù, Giorgos Mahimaris, ha indicato la possibilità che gli incendi siano di origine dolosa. E questo perché le fiamme sono divampate quasi contemporaneamente in 3 diversi punti del Monte Pantokratoras. Fino a ora sono circa 2.500 le persone evacuate da Corfù ma non è detto che questa cifra sia definitiva. Per motivi di sicurezza, i pompieri hanno evacuato residenti e turisti allontanandoli dalle aree vicine al fronte dell’incendio e trasferendoli allo stadio Agios Markos e al Teatro Municipale di Corfù, riferisce il sito del giornale Kathimerini. La tensione resta molto alta. Drammatiche le scene che abitanti e turisti di mezza Europa hanno girato coi telefonini per immortalare i righi devastanti.

La Protezione civile ellenica ha comunque diramato l’allerta rossa in 5 regioni della Grecia per il rischio estremo di incendi che è tutt’altro che terminato. Le regioni che l’allerta riguarda direttamente sono quelle dell’Attica, della Beozia, del Peloponneso, dell’Ilia occidentale e dell’Egeo meridionale. Inutile aggiungere che, al momento, le autorità non escludono la possibilità di allargare l’allerta rossa ad altre regioni del paese.

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Persone evacuate in barca dal villaggio di Kiotari, sull’isola di Rodi, Grecia, 22 luglio 2023. Foto Ansa/Epa Damianidis Lefteris

Un problema europeo

Sul problema degli incendi in Grecia è intervenuta la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola. “L’Europa è dalla parte della Grecia mentre gli incendi continuano a imperversare a Rodi. Tali condizioni meteorologiche estreme mostrano quanto dobbiamo affrontare il cambiamento climatico” ha scritto su Twitter. “Sono grata alle autorità greche per l’evacuazione delle persone al sicuro. L’Europa sta facendo la sua parte, mostrando solidarietà in azione.” Non una parola, però, sui piromani.

Metsola tace sul fatto che non si può scaricare la colpa del divampare di roghi sempre più violenti sui cambiamenti climatici. E ciò sebbene possa essere corretto affermare che incrementino le probabilità degli incendi. Il punto è anche, se non soprattutto, che – come è sempre avvenuto in Grecia, in Italia e in tutti i paesi d’Europa, ogni estate – ci sono dei criminali che appiccano il fuoco per distruggere e devastare. All’origine di questa follia ci sono sempre ragioni di vario tipo. Si va dalla volontà di favorire un’eventuale edificabilità di un terreno ‘ripulito’ dalla vegetazione alla psicopatologia di persone malate che incendiano per veder bruciare.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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