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Elezioni europee: appello di Mattarella. Caos Pd, Schlein ritira il nome dal simbolo

La segretaria confermata come capolista nelle circoscrizioni Centro e Isole. Corrono anche i leader degli altri partiti. Nessuno andrà a Bruxelles

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invitato i cittadini italiani a recarsi alle urne l’8 e il 9 giugno per votare alle elezioni europee. Una tornata particolarmente importante, a giudizio del capo dello Stato, per il futuro e la tenuta stessa della Ue. “Circa 400 milioni di cittadini andranno al voto e sarà un grande esercizio di democrazia” ha detto il presidente. “Mi auguro una grande partecipazione al voto. Così i cittadini diventano protagonisti del loro futuro”.

Poi sarà compito delle istituzioni, ha argomentato Mattarella, fare in modo che l’Unione diventi un soggetto protagonista della scena internazionale. “Non possiamo rimanere in una condizione in cui l’Europa sia solo spettatore (…). Questa è una stagione che richiede il coraggio di riforme incisive“. Le parole di Sergio Mattarella sono arrivate da Brdo in occasione dei 20 anni dell’entrata della Slovenia nell’Unione europea, il 22 aprile.

Mattarella appello voto europee
Foto Ansa/Epa

L’importanza delle elezioni per la Ue

Su invito della presidente della Repubblica di Slovenia, Natasa Pirc Musar, hanno partecipato al summit i presidenti di tutti i paesi confinanti. Erano attesi anche il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, il croato Zoran Milanovic e l’ungherese Tamas Sulyok. “Alcuni paesi si trovano al confine dell’inaccettabile aggressione russa che ha violato ogni regolaLa loro situazione sarebbe altamente diversa se non fossero oggi nei confini dell’Unione” ha detto il capo dello Stato, Sergio Mattarella.

La storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute e poi sono i popoli a pagare a caro prezzo. Questa riflessione sollecita l’urgenza del completamento del progetto europeo oggi più che mai imprescindibile. Innanzitutto per i Balcani occidentali che aspettano da 20 anni. Non è possibile che si indugi ancora“. Tra le riforme essenziali che aspettano l’Unione europea, per Mattarella ci sono certamente “le modalità del processo decisionale. Perché i problemi in questo mondo si presentano velocemente e richiedono risposte tempestive. L’Unione europea non è in questa condizione, non è in condizione di assumere risposte tempestive, e i problemi non aspettano“.

Scoppia la crisi nel PD

A fronte dell’appello del capo dello Stato per le Europee, il partito di provenienza di Sergio Mattarella, ovvero il PD, appare in stato politico di semi-crisi. Dirigenti, quadri e militanti non si sono ancora ripresi dalla batosta ricevuta dagli elettori alle elezioni politiche generali del 25 settembre 2022 (solo il 19% dei consensi). E ora c’è da correre, per non perdere terreno nelle urne l’8 e 9 giugno prossimi. I sondaggi danno il PD attorno al 20%, in pratica non è cambiato quasi nulla nelle intenzioni degli elettori riguardo al maggior partito di opposizione.

Romano Prodi PD elezioni europee
Romano Prodi a Napoli il 21 aprile 2024. Foto Ansa/Cesare Abbate

Come se non bastasse, una mossa azzardata di Elly Schlein ha provocato un’incrinatura all’interno del già diviso gruppo dirigente. Nei giorni scorsi era emersa l’intenzione della segretaria di apporre il proprio nome sotto il simbolo del partito alle elezioni europee e di candidarsi per raccogliere voti sapendo di restare poi a Roma. Ma il 22 aprile, di fronte alle proteste di tutte le correnti del PD, Schlein ha dovuto fare marcia indietro, apparsa come l’azzoppamento politico di una leader che sta diventando via via più isolata. “Siamo l’unico partito che discute – si è difesa Elly Schlein – la capacità di guida di una squadra non si misura nella forza del pugno ma nel polso e nella capacità di ascoltarci“.

La bordata di Prodi

Era difficile, tuttavia, non fare retromarcia dopo che il fondatore dell’Ulivo e ‘nume tutelare’ del partito, Romano Prodi, aveva bollato le candidature dei leader politici nazionali, Schlein compresa, alle elezioni europee come “una ferita alla democrazia“. In quanto che “così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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