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Egitto, Zaki graziato da Al-Sisi il giorno dopo la condanna a 3 anni di carcere

Il caso del ricercatore dell'Università di Bologna è diventato imbarazzante per il Governo anche nell'ambito della società egiziana

Patrick Zaki, condannato il 18 luglio a 3 anni di reclusione, ha ricevuto la grazia presidenziale. Lo hanno reso noto il 19 luglio le autorità egiziane. Zaki, ricercatore trentenne dell’Università di Bologna, poteva ancora sperare in un atto di clemenza del presidente Abdel Fattah al-Sisi che alla fine è arrivato.

Al-Sisi era sotto pressione anche a livello nazionale a causa del kafkiano processo al ricercatore egiziano dell’ateneo bolognese. Le urla di disperazione della madre Hela e della fidanzata Reny avevano accompagnato la fine dell’undicesima udienza di un procedimento penale tanto surreale quanto feroce, il 18 luglio. Basato su accuse folli, per aver scritto – Zaki – articoli e post Facebook in difesa delle minoranze e dei diritti umani in Egitto.

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Patrick Zaki. Foto Twitter @dariodangelo91

Contro Zaki accuse kafkiane

Patrick Zaki, arrestato il 7 febbraio 2020 dopo essere sbarcato al Cairo da un volo proveniente dall’Italia, ha già scontato 22 mesi di reclusione in attesa di una condanna a complessivi 3 anni. Il dibattimento si è svolto a porte chiuse nella città di Mansura e si è concluso, il 18 luglio, con il laconico annuncio di un uomo della sicurezza nell’aula al terzo piano del Palazzo di Giustizia. “Tre anni” le uniche parole profferite. Il tutto perché, secondo il regime dittatoriale che governa l’Egitto – e con cui l’Italia continua a fare affari d’oro, soprattutto per le miliardarie commesse militari – Zaki avrebbe diffuso “notizie false” in un articolo sulle discriminazioni ai danni dei copti, i cristiani d’Egitto, una minoranza gravemente emarginata. Una minoranza alla quale lo stesso Zaki appartiene.

La proteste del “Dialogo nazionale

Ma la condanna di Zaki a 3 anni di carcere ha innescato – oltre allo sdegno in Italia e alla riprovazione di Amnesty International – la protesta del Dialogo nazionale. Si tratta di una piattaforma pubblica, voluta da al-Sisi nel 2022, che accoglie rappresentanti della società civile e della politica. In sostanza uno strumento con cui il dittatore tenta di ammorbidire le sue posizioni, aprendo, almeno in parte, a un dialogo con la società egiziana.

Appreso della condanna nei confronti Patrick Zaki, il 18 luglio il Dialogo nazionale ha chiesto al presidente di “utilizzare i suoi poteri legali e costituzionali per l’immediato rilascio” di Zaki. E di “non far eseguire la sentenza“. La richiesta è stata anche il risultato di 3 dimissioni immediate di altrettanti componenti del Dialogo. Fra gli altri, hanno sbattuto la porta Negad El Borai, componente del Consiglio dei segretari del Dialogo, e Khaled Dawoud, noto oppositore e relatore aggiunto del Comitato partiti politici.

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L’avvocato Mohamed El-Baqer, fra i graziati di al-Sisi, assieme a Patrick Zaki. Foto Twitter @EuroMedRights

Zaki, un caso anche egiziano

Un mezzo terremoto per la politica interna egiziana. Il segretario del Comitato per i diritti umani della Camera dei deputati egiziana, e soprattutto componente della Commissione per la grazia presidenziale, Mohamad Abdelaziz, aveva quindi reso noto che il proprio organismo “ha ricevuto rassicurazioni sul ricercatore Patrick George Zaki e altri. Dalla riattivazione del Comitato per la grazia presidenziale e dall’avvio del dialogo nazionale, percepiamo uno spirito positivo e continuiamo a confidare nella volontà del presidente Al-Sisi di usare i suoi poteri costituzionali per il bene pubblico e per creare un clima democratico.”

Lo stesso Mohamad Abdelaziz ha poi scritto su Facebook che il “Presidente Abdel Fattah al-Sisi (…) usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer, in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche.” Un incrocio di richieste e rassicurazioni che alla fine sembra aver giustificato  quella “fiducia” manifestata dalla premier Giorgia Meloni dopo l’annuncio della sentenza di condanna per Zaki. Adesso al-Sisi, che la premier italiana aveva incontrato in Egitto lo scorso novembre, ha deciso per la liberazione del ricercatore.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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