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Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere in Egitto

Solo 9 mesi fa la premier Meloni aveva riferito al dittatore al-Sisi la "forte attenzione" dell'Italia sui casi Zaki e Regeni

Patrick Zaki, ricercatore egiziano trentenne dell’Università di Bologna, “è stato condannato a tre anni” di carcere. Lo ha riferito all’Ansa uno dei 4 legali dell’attivista per i diritti umani al termine dell’udienza del 18 luglio al tribunale di Mansura, in Egitto.

La polizia ha ha prelevato Zaki portandolo via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati. Il giovane è scomparso fra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno. “Calcolando la custodia cautelare” già scontata, “si tratta di un anno e due mesi” di carcere, ha detto Hazem Salah, uno degli avvocati di Zaki.

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Patrick Zaki. Foto Twitter @pinapic

Patrick Zaki, calvario senza fine

Si riferiva alla condanna a complessivi 3 anni pronunciata il 18 luglio. Il ricercatore egiziano ha passato 22 mesi in custodia cautelare in prigione fino al dicembre 2021. Dopodiché lo hanno liberato ma con espresso divieto di rientrare in Italia. Adesso dovrà tornare dietro le sbarre. La principale legale di Zaki, Hoda Nasrallah, ha annunciato un ricorso contro la condanna. “Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo. Come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy” ha detto all’Ansa davanti al palazzo di Giustizia di Mansura. A pronunciare la sentenza di condanna per Zaki è stato il giudice monocratico di una corte per la sicurezza dello Stato.

Cosa farà Giorgia Meloni?

Il peggiore degli scenari possibili. Patrick Zaki condannato a tre anni.” Lo scrive sui suoi profili social il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, per commentare la notizia della sentenza. Lo scorso 7 novembre la premier italiana, Giorgia Meloni, aveva incontrato il presidente padre-padrone dell’Egitto, al Sisi, a Sharm el-Sheikh in occasione della cerimonia inaugurale della Cop27, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Meloni aveva parlato con al Sisi del caso di Giulio Regeni e di quello di Patrick Zaki. La presidente del Consiglio aveva sollevato il tema del rispetto dei diritti umani in Egitto, sottolineando la forte attenzione dell’Italia.

I casi Zaki e Regeni

Patrick Zaki è un’attivista egiziano per i diritti umani e civilistudente all’Università di Bologna, fino a oggi libero – ma a breve non più – dopo la scarcerazione avvenuta in Egitto l’8 dicembre dello scorso anno, al termine di 22 mesi di custodia cautelare. Zaki non può tornare in Italia. A suo carico l’accusa di “diffusione di notizie false ai danni dell’Egitto“ tramutatasi nella condanna a 3 anni il 18 luglio 2023. Il tutto per aver scritto dei post su Facebook e un articolo in cui prendeva le difese della minoranza oppressa dei cristiani copti, a cui egli stesso appartiene.

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Meloni con von der Leyen in Tunisia il 16 luglio, dove hanno siglato un patto col dittatore tunisino Saied in funzione anti migranti. Foto Twitter @galatacla

Giulio Regeni, 28 anni, ricercatore friulano dell’Università di Cambridge, in Inghilterra, è stato sequestratotorturato e assassinato al Cairo nel 2016. In Italia è sospeso il processo che vede imputati in contumacia 4 agenti dei servizi di sicurezza egiziani, ritenuti responsabili del rapimento, delle sevizie e dell’omicidio del giovane.

Tuttavia alla fine del maggio scorso il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) di Roma, accogliendo la richiesta della procura, ha deciso di inviare alla Corte Costituzionale gli atti del processo a carico degli agenti egiziani. Attualmente, infatti, non si può procedere contro di essi, pur sapendo esattamente chi sono, perché non si è potuto adempiere alla notifica a termini di legge. L’Egitto, sostiene il Gup di Roma, ha fatto “una scelta antidemocratica” perché non ha mai collaborato alle indagini della magistratura italiana, rifiutando di consentire la notifica del processo agli indirizzi degli imputati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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