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Sul futuro di Forza Italia decidono le donne

Che ne sarà del partito-fan club di Berlusconi ora che il fondatore è morto? La chiavi di un domani molto incerto sono nelle mani di Marina, Fascina e Meloni

A trent’anni dalla sua fondazione, il partito di Forza Italia, di cui Silvio Berlusconi è stato anima e corpo fino all’ultimo respiro, potrebbe scomparire nell’arco di pochi mesi. Già prima delle elezioni europee del 2024. Defunto il capo carismatico, c’è il serio rischio, come predetto dall’ex consigliere di Berlusconi, Giuliano Urbani, che vada a morire la sua creatura. Una formazione legata al fondatore scomparso da un indissolubile cordone ombelicale leaderistico, economico e identitario. 

Si tratta di un’ipotesi che circola negli ambienti politici e giornalistici che dà la misura dell’alta tensione in casa azzurra. Forza Italia, concepita all’inizio degli Anni Novanta come un prodotto di marketing pubblicitario applicato alla politica per consentire al suo leader di conquistare l’agone nazionale, è l’unico vero partito strettamente personale del nostro Paese. È un fan club del leader.

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Da sin., Marta Fascina, Marina Berlusconi e Giorgia Meloni. Foto Ansa/VelvetMag

Morto il leader a quale destino andrà incontro il comitato elettorale più grande del mondo, cioè appunto Forza Italia? Il partito-fan club ha subìto molti tentativi di imitazione e ha deformato la politica italiana caratterizzandola per populismo e leaderismo. Silvio Berlusconi non ha mai preparato la successione a se stesso. Ha politicamente divorato chiunque potesse fargli ombra, come Gianfranco Fini ai temi del Pdl. “Non ci sono altri leader al di fuori di Berlusconi” ha detto e ripetuto in questi giorni il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Al tempo stesso la Forza Italia di Berlusconi ha storicamente avuto una formidabile capacità di federare, come un collante, forze che più diverse non potevano essere. Come la Lega Nord e il Movimento sociale italiano – Destra nazionale, poi trasformatosi in Alleanza Nazionale.

Forza Italia e il Centrodestra

In un video di pochi anni fa, tornato a circolare in rete, si può ascoltare Berlusconi che spiega a una convention di Forza Italia come “siamo noi che abbiamo inventato il Centrodestra, che abbiamo costituzionalizzato la Lega e i fascisti che erano fuori dall’arco costituzionale“. Ed è andata esattamente così. Non solo. Berlusconi si è scontrato con Giorgia Meloni, pur facendo parte dell’alleanza che ha vinto le ultime elezioni e che sostiene il Governo in Parlamento. Ma si è poi realizzata con successo un’operazione di riaccostamento filo-governista degli azzurri, in questi mesi, patrocinata da Antonio Tajani, Marina e Pier Silvio Berlusconi e l’enigmatica Marta Fascina.

Marina Berlusconi

Scomparso il leader, sono tre le donne che, più dei loro colleghi uomini, hanno in mano le chiavi del futuro di Forza Italia: Marina Berlusconi, Marta Fascina e Giorgia Meloni. La prima è il personaggio riservato, a cui il padre prestava ascolto, che tiene in pugno Forza Italia sul piano economico e finanziario, in quanto presidente di Fininvest e membro del consiglio di amministrazione di Mediaset. Vanterebbe verso il partito crediti per 100 milioni di euro. Ha il potere di decretarne la fine.

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Silvio Berlusconi con la compagna Marta Fascina (a sinistra) e la figlia Marina. Foto Ansa/Facebook Silvio Berlusconi

Marta Fascina

La seconda, Marta Fascina, è dipinta dai rumors giornalistici come una Rasputin al femminile: la compagna innamorata che però avrebbe già piazzato in Forza Italia i suoi fedelissimi nei posti chiave, sbarazzandosi della rivale Licia Ronzulli. E che, col beneplacito di Marina Berlusconi e dello stesso Antonio Tajani, avrebbe varato il riavvicinamento del partito alla linea politica di Giorgia Meloni, distanziando le posizioni di Forza Italia da quelle della Lega. Ha il potere di portarsi via una dote di parlamentari e dirigenti.

Giorgia Meloni e Forza Italia

La terza è la presidente del Consiglio che nulla ha a che fare, apparentemente, con Forza Italia. E che nei giorni roventi della formazione del suo Governo, e poi ancora all’inizio di quest’anno, ha dovuto subire l’affronto dei famigerati audio pro-Putin di Berlusconi, nei quali il Cavaliere volle darle una lezione affermando che lui non avrebbe mai incontrato il presidente ucraino Zelensky. “Io non sono ricattabile” fu lo schiaffo al veleno di Meloni, che fece capire pubblicamente cosa pensava davvero del fondatore di Forza Italia. Giorgia Meloni ha il potere di prosciugare il bacino di consensi dell’8% di cui gode oggi il fan club del leader scomparso.

È possibile che – dietro il paravento di un Tajani garante di stabilità nei prossimi difficili mesi per Forza Italia, e arginando le lusinghe politiche del Royal Baby Matteo Renzi, che non ha mai superato il suo maestro Berlusconi – fra le 3 donne che hanno in mano il futuro del partito si saldi una convergenza di interessi. O nel senso del riassorbimento di Forza Italia in un nuovo grande partito federato dei Conservatori, sotto l’egida della premier, o nel senso della dissoluzione tout cort. Il leader carismatico non c’è più, le incognite sono molte, l’inossidabile Centrodestra inventato da Silvio Berlusconi è destinato a cambiare. Inesorabilmente.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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