NewsPrimo piano

Plastica, il rapporto del WWF: “Italia fra i peggiori inquinatori del Mediterraneo”

La Terra ha superato il "limite planetario". Fra 30 anni è possibile che i mari abbiano più plastiche che pesci

La plastica ha invaso il mondo e adesso, dopo alcuni decenni in cui ha abbondantemente ‘prosperato’, la Terra è nei guai. Si tratta infatti del solo materiale prodotto dall’uomo che possiamo trovare ovunque: nei suoli, nei fiumi, nell’aria, nel cibo. Se da un lato la plastica porta benefici all’umanità, dall’altro il suo impatto su ogni essere vivente e habitat è sempre più devastante. I danni sono quasi irreversibili.

Lo denuncia il WWF che in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il 5 giugno, pubblica il nuovo rapporto dal titolo Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire e chiede al Governo italiano di andare oltre il riciclo dei soli imballaggi e di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo. Allo scopo di far crescere l’economia circolare come valore condiviso.

mare plastica wwf rapporto
Fra 30 anni plastiche e microplastiche rischiano di “popolare” i mari della Terra più dei pesci stessi. Foto Ansa/Epa Legnan Koula

Non si ricicla abbastanza

Come si legge nella nota del WWF, bisogna gestire la plastica in maniera più efficace, coordinata e integrata. Occorre coinvolgere tutti gli attori (dalle istituzioni alle aziende, fino alle persone e alle città in cui vivono). E serve agire in tutte le fasi: dalla sua produzione, al suo impiego e fino allo smaltimento. Come se non bastasse, il rapporto conferma che l’Italia è tra i peggiori paesi inquinatori del Mediterraneo, contribuendo all’inquinamento soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa.

I danni provocati nell’ambiente

Sono innumerevoli e significativi i danni da ogni fase del ciclo di vita della plastica: dalla produzione all’utilizzo, fino allo smaltimento, si legge ancora nel rapporto WWF. A fronte di una produzione in costante crescita, infatti, lo smaltimento della plastica è oggi ancora altamente inefficiente e inefficace. I tassi del riciclo sono inferiori al 10% a livello planetario. Il risultato è che fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano nell’ambiente marino. Altrettanti ne entrano nell’ambiente terrestre ogni anno: in gran parte plastica monouso.

Una contaminazione globale, tanto che l’inquinamento da plastica in natura ha superato il “limite planetario: il cosiddetto Planetary boundary. Oltre il quale non c’è più la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita. Ma che fine fanno i prodotti in plastica che non si possono riciclare perché non sono imballaggi, come previsto dalla normativa vigente? Parliamo, solo per fare alcuni esempi, di sedie e arredamenti, penne e pennarelli, spazzolini, giocattoli, pettini, spugne e spugnette. Ma anche bacinelle e ciotole, palloni, utensili da cucina e guanti, scarpe e ciabatte.

rifiuti plastica ambiente
Volontari sudafricani raccolgono rifiuti di plastica. Foto Ansa/Epa Nic Bothma

Plastica, tonnellate solo dagli spazzolini

Siamo circondati da prodotti che, una volta che smettiamo di utilizzare perché rotti o obsoleti, non si possono riciclare e quindi finiscono in discarica o a recupero energetico. Per fare un esempio, in Italia ogni anno gettiamo 4mila tonnellate di plastica solo con il consumo degli spazzolini da denti. Se potessimo riciclare una sedia da giardino potremmo ottenere fino a 2,8 kg di materiale riciclato, come riciclare 93 flaconi dello shampoo.

Con il riciclo di una bacinella per i panni potremmo ottenere fino ad 1 kg di materia riciclata, come riciclare 500 tappi delle bottiglie dell’acqua; con un trasportino per gatti potremmo ottenere fino a 900 grammi, l’equivalente di riciclare 30 vaschette per le albicocche. Senza un miglioramento nella gestione delle plastiche e dei loro rifiuti, entro il 2050 la quantità totale di plastica prodotta si è calcolato che potrebbe triplicare. Significa che finirebbero nell’ambiente 12 miliardi di tonnellate di plastica. Se accadrà, fra 30 anni nel mare ci potrebbero essere più plastiche che pesci, si legge ancora nel rapporto del WWF.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio