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Omicidio di Torremaggiore, la confessione del panettiere

L'uomo ammette le sue responsabilità imputandole alla gelosia. Indagini su chi ha condiviso il video del massacro, da cui emergerebbe un'altra verità

Ha rilasciato dichiarazioni spontanee ammettendo il duplice omicidio di Torremaggiore Taulant Malaj, il panettiere albanese di 45 anni. Il 7 maggio nel paese vicino Foggia, Malaj ha ucciso a coltellate la figlia 16enne, Gessica, e un vicino di casa di 51 anni: Massimo De Santis. Ha inoltre ferito sua moglie Tefta, 39 anni.

Quando i militari lo hanno bloccato aveva ancora gli abiti insanguinati e aveva abbandonato l’arma del delitto, un coltello da cucina, all’interno della propria auto. “Mia moglie ha ammesso che aveva una relazione con Massimo” ha detto agli inquirenti. “Mi aveva chiesto scusa per questa relazione, ma io volevo separarmi.” Lo riferiscono all’Ansa i due legali dell’albanese arrestato, Michele Maiellaro e Giacomo Lattanzio.

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Sinistra: l’omicida con la moglie, ferita, e la figlia, uccisa. A destra: il vicino di casa ucciso. Foto Ansa

Omicidio, la versione dei legali della difesa

Pare che Malaj – stando sempre al suo racconto fatto al pm, da verificare – avesse scoperto più volte nel corso del tempo la moglie al terzo piano dell’edificio, dove abitava il presunto amante. Domenica 7 maggio, però, sarebbe successo dell’altro. Mentre marito e moglie erano a letto, la donna avrebbe cominciato a chattare con qualcuno. L’uomo, insospettitosi, avrebbe visto il telefono della donna scoprendo che stava chattando con il vicino di casa, Massimo De Santis.

Dopo un po’ è uscito di casa e ha aspettato che De Santis rincasasse dal bar. Appena l’uomo è entrato nel portone lo ha accoltellato a morte. Malaj ha infatti detto al pm – riferiscono gli avvocati – di aver “ucciso prima Massimo“, poi di essere salito in casa dove ha cominciato ad accoltellare la moglie e, poi, la figlia, che – a quanto sembra – cercava di fare da scudo alla mamma. “In quel momento, accecato dall’ira non si è reso conto che aveva di fronte la figlia – sostengono i difensori – e ha iniziato a colpirla“. I due avvocati parlano di “un forte legame tra il reo confesso e i suoi stessi figli“: la 16enne e un bimbo di 5 anni, scampato alla furia omicida perché si è nascosto dietro un divano. Del piccolo si prendono cura adesso un fratello dell’omicida e sua moglie.

Il video dell’omicidio

Dopo aver ucciso il presunto amante della moglie e la propria figlia 16enne, l’omicida ha ripreso le vittime con il telefonino. Il video, con immagini molto crude, è circolato in alcune chat WhatsApp. Dal filmato emergerebbe una diversa versione dei fatti. Taulant Malaj, secondo quanto riporta il sito del TgCom24, avrebbe detto rivolgendosi alla moglie: “Non ti uccido perché devi sopravvivere e provare tutto il dolore che hai causato a me“.

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Il telo bianco con una scritta nera apposto dai compagni di classe di Gessica sulla recinzione esterna del liceo classico Isiss “Fiani-Leccisotti” di Torremaggiore. Foto Ansa/Tatiana Bellizzi

Gli inquirenti cercano di appurare la dinamica dei fatti anche perché l’omicidio della figlia Gessica potrebbe essere stato deliberato e non sarebbe avvenuto perché l’uomo voleva colpire la moglie e si è improvvisamente trovato davanti la figlia. Nel filmato il reo confesso del duplice omicidio avrebbe aggiunto: “Ti uccido anche l’altro figlio“. L’uomo era stato fermato dalle forze dell’ordine mentre vagava alla ricerca dell’altro figlio di 5 anni.

Sono per altro in corso indagini per identificare chi ha divulgato sul web e condiviso sui social media lo spaventoso video del duplice omicidio. “Si fa appello al senso di responsabilità dei cittadini, invitandoli, in ragione della tragedia familiare, a non divulgare ulteriormente video e/o immagini macabre e inappropriate, soprattutto nel rispetto dei familiari” dicono i carabinieri che stanno lavorando per identificare chi, finora, ha condiviso quel video.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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