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Disagio nel PD, Cottarelli si dimette da senatore 7 mesi dopo essere stato eletto

L'economista non si riconosce nella linea Schlein, lamenta esperienze negative in Parlamento e preferisce il ruolo di divulgatore presso i giovani

Carlo Cottarelli, eletto senatore alle politiche dello scorso 25 settembre nelle fila del Partito Democratico, ha annunciato in televisione le sue dimissioni. Lascerà presto l’incarico affidatogli dal voto popolare per andare a svolgere un lavoro non retribuito presso l’Università Cattolica. 

La scorsa estate la candidatura di Cottarelli – noto 10 anni fa come ‘mister Spending Review’ (Commissario per la revisione della spesa), ed ex Direttore Dipartimento Finanza Pubblica del Fondo monetario internazionale (Fmi) – aveva fatto rumore. L’allora segretario del PD, Enrico Letta l’aveva presentata, non senza ragione, come una “punta di diamantedella campagna elettorale dei dem.

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Carlo Cottarelli. Foto Ansa/Alessandro Di Marco

Cottarelli va alla Cattolica

Poi il voto del 25 settembre ha sancito la clamorosa sconfitta dei democratici e la schiacciante vittoria di Fratelli d’Italia, oggi spina dorsale del Governo di Giorgia Meloni. Cottarelli, bocciato dagli elettori nel collegio uninominale di Cremona, dove il suo nome sulla scheda era stato surclassato dall’attuale ministra del Turismo, Daniela Santanchè, aveva comunque ottenuto un seggio di senatore grazie alla presenza del suo nome nelle liste proporzionali.

Dopo poco più di 7 mesi dalle elezioni, in dissenso con la segretaria Elly Schlein, Cottarelli ha annunciato il suo addio e lo ha fatto con un pubblico annuncio televisivo in prima serata a Che tempo che fa, su Rai Tre, da Fabio Fazio. Cottarelli ha spiegato che l’Università cattolica gli ha “chiesto di dirigere un programma per l’educazione alle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori“. “Questa cosa – ha aggiunto – purtroppo non è compatibile con il Senato, e ho deciso di rinunciare alla posizione di senatore: mi dimetterò nella prossima settimana“. “Credo sia importante che ognuno faccia al meglio quello che può fare, credo di poter essere più utile al Paese nel mio ruolo di grillo parlante, di divulgatore“.

In Senato si è trovato male

La spiegazione però appare insufficiente, tant’è che lo stesso Cottarelli ha poi precisato di essere rimasto deluso dalla sua brevissima esperienza in Parlamento. “Faccio qualche esempio: è prassi che le minoranze presentino degli emendamenti, io ho visto che sistematicamente sono rigettati. Spesso, poi, le minoranze propongono emendamenti quasi solo per fare ostruzionismo. Mi aspettavo un atteggiamento meno conflittuale“. “A me non sembra giusto cambiare partito, io sono stato eletto nel proporzionale, la gente non ha votato il mio nome ma il partito“. Carlo Cottarelli ha quindi detto di aver ricevuto, e rifiutato, “offerte di spostarmi in altri gruppi, non dico quali ma è abbastanza intuitivo: non sono di maggioranza né è il Movimento 5 stelle“. L’allusione sembra essere al Terzo Polo in frantumi: Azione e Italia Viva.

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Elly Schlein. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

Il dissenso con Schlein

In una lettera al quotidiano Repubblica, Cottarelli ha spiegato meglio i motivi sostanziali della sua scelta di abbandonare il seggio di senatore. “È innegabile che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il PD più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra“. “Ciò detto – ha aggiunto l’ormai quasi ex senatore – mi trovo ora a disagio su diversi temi“. Le posizioni diverse da Schlein vanno “dal Jobs Act al freno al Superbonus, dai termovalorizzatori, all’utero in affitto al nucleare.” Una questione chiave per Cottarelli è inoltre “il ruolo che il merito debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del PD del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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