NewsPrimo piano

Spionaggio, chiesto l’ergastolo per Walter Biot

L'ufficiale di Marina è sotto processo perché avrebbe consegnato documenti NATO e top secret a un funzionario russo in cambio di denaro

Accusato di spionaggio perché avrebbe ceduto documenti classificati a un funzionario dell’Ambasciata russa in Italia, in cambio di 5mila euro, Walter Biot, ufficiale di Marina, rischia l’ergastolo. 

La Procura Militare di Roma ha chiesto al tribunale di condannarlo al carcere a vita, dopo i fatti avvenuti nel 2021. Il 9 marzo, nel corso della requisitoria, il pubblico ministero ha ricostruito la vicenda del presunto spionaggio facendo riferimento anche alle fotografie degli investigatori che immortalano Biot mentre scatta foto davanti allo schermo del pc dell’ufficio e a una serie di documenti.

spionaggio biot italia russia
Walter Biot in un’immagine di repertorio. Foto Ansa

Perché l’accusa di spionaggio

Secondo chi indaga, l’uomo si sarebbe procurato, a scopo di spionaggio politico, notizie che, nell’interesse della sicurezza dell’Italia, o comunque nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete. Biot avrebbe fotografato i documenti di nascosto, con uno smartphone dedicato, prima di consegnarne la scheda al funzionario russo Dmitry Ostroukhov, in cambio di 5mila euro.

Tra i 19 documenti fotografati da Biot ce ne erano alcuni NATO secret, riservatissimi, e uno Top secret” sostiene la pubblica accusa. Per la procura “Biot ha fatto commercio di documenti segreti“. E ha dimostrato “elevato grado infedeltà, capacità criminale, ma anche il triste tornaconto venale. Persino l’astuzia con la quale voleva dissimulare la sua azione. Quella del 30 marzo del 2021 è stata solo quella scoperta, ma possono essercene state altre“.

Biot, tutta la storia

Era vicino alla fine della carriera, cominciata molto presto, Walter Biot, il capitano di fregata della Marina militare sotto processo per spionaggio. Il suo ultimo incarico è stato al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare. Lo staff di quell’ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari. Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa. E di elaborare le linee d’azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare.

spionaggio processo biot aula
Una fase del processo in corso a carico di Biot. Foto Twitter @fisco24_info

Una rapida carriera

Insomma, l’uomo sotto accusa per gravi atti di spionaggio aveva per le mani molti dossier scottanti. Biot, 58 anni, aveva intrapreso da ragazzo la carriera nella Marina militare ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, il passaggio tra gli ufficiali. Proprio da ufficiale del ‘ruolo speciale’ si è qualificato “guida caccia“. In gergo tecnico, quei militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori.

Proprio in seguito a questa sua specializzazione, per molti anni ha lavorato prima su cacciatorpedinieri (navi da guerra agili e veloci) poi sulla portaerei Garibaldi. Quindi intorno al 2008 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l’ufficio stampa. Dal dicembre 2010 all’agosto 2015 ha lavorato nella sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero della Difesa. Un lasso di tempo nel quale alla guida del dicastero si sono alternati diversi ministri. Successivamente il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, dove è approdato all’ufficio Politica militare. Sposato, Biot risiede a Pomezia, vicino a Roma, e ha 4 figli.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio