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Rafah, ultimatum di Israele: invasione possibile entro 3 giorni

Se Hamas non libererà tutti gli ostaggi ancora prigionieri; se invece lo farà otterrà un cessate il fuoco di 40 giorni

Sono ore drammatiche per la Striscia di Gaza e per Rafah, in particolare. Il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), il tenente generale Herzi Halevi, avrebbe approvato i piani finali per un’azione militare nel sud così come nei campi profughi del centro della Striscia. Lo riporta il sito di Times of Israel. Nelle prossime 48-72 ore o ci sarà un accordo sugli ostaggi o l’inizio dell’invasione, secondo il sito di notizie Ynet.

I carri armati israeliani schierati al confine con Gaza sarebbero pronti a ricevere il via libera per avviare la controversa offensiva. Per Israele si tratta dell’ultima spinta necessaria per sradicare le forze combattenti di Hamas dalla Striscia, nonostante gli avvertimenti di un disastro umanitario se i civili non saranno allontanati dal pericolo. A Gaza, e a Rafah in particolare, la crisi umanitaria è spaventosa: donne e bambini muoiono di fame, oltreché sotto le bombe, a causa dell’incipiente carestia indotta dalla guerra.

Rafah manifestazione corteo Parigi
Una manifestante filo-palestinese a Parigi. Foto Ansa/Epa Mohammed Badra

Rafah, tregua o invasione?

I piani tattici di Israele entrano nel vivo, dunque. I combattimenti rischiano di intensificarsi. I sito di Ynet riferisce che sono stati completati negli ultimi giorni e che prevedono un’invasione di Rafah graduale, che può essere interrotta o ritardata in caso di progressi nei colloqui con gli ostaggi.

Sul versante opposto, la delegazione di Hamas, in Egitto per colloqui sul cessate il fuoco a Gaza, ha lasciato il Cairo. Lo ha annunciato la Tv egiziana Al Qahera, aggiungendo che i rappresentanti del gruppo palestinese torneranno con una risposta sulle proposte ricevute. Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al canale televisivo saudita Asharq News che “c’è un’atmosfera diversa e condizioni diverse, questa volta“.

Si tratta sul cessate il fuoco

La proposta che Israele avrebbe ha fatto ad Hamas prevederebbe un cessate il fuoco di 40 giorni e il rilasciopotenzialmente” di “migliaia” di prigionieri palestinesi. Tutto in cambio della liberazione degli ostaggi israeliani ancora a Gaza. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, durante una riunione del World Economic Forum a Riad in Arabia Saudita.

Rafah tende proteste studenti new York
Una tenda nel campo profughi di Rafah con un messaggio di ringraziamento per le proteste pro-Palestina agli studenti della Columbia University di New York. Foto Ansa/Epa Haitham Imad

L’organizzazione palestinese ha ricevuto “un’offerta molto generosa di un cessate il fuoco prolungato di 40 giorni – ha dichiarato Cameron – il rilascio di potenzialmente migliaia di prigionieri palestinesi in cambio del rilascio di questi ostaggi“. Dall’Egitto arrivano segnali incoraggianti. Il ministro degli Esteri, Sameh Shoukry, si è detto “fiducioso” riguardo alla nuova proposta di tregua. “La proposta ha tenuto conto delle posizioni di entrambe le parti e ha cercato di ottenere moderazione” ha dichiarato Shoukry. Una delegazione di Hamas arriverà di nuovo al Cairo per colloqui.

La questione degli ostaggi

Nella capitale egiziana dovrebbe giungere presto anche una delegazione israeliana per ulteriori incontri con la controparte al fine di ottenere la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023. Nella Striscia sono ancora prigionieri decine di israeliani, circa 130, sebbene qualcuno sia stato liberato nel corso di questi 6 mesi (quasi 7) di guerra. E altri siano morti. Per l’intelligence israeliana almeno 30 rapiti sono deceduti. Tel Aviv sostiene che tutti gli ostaggi morti siano stati uccisi da Hamas, mentre il gruppo palestinese punta il dito contro i bombardamenti israeliani, che vanno avanti dal 7 ottobre 2023 (salvo una tregua a fine novembre).

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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