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Benzina e gasolio, col nuovo anno i prezzi sono in salita

Il Governo Meloni non ha prorogato il taglio delle accise, eppure nel 2019 la premier faceva video su Facebook contro il caro tasse sui carburanti

Il Governo Meloni ha eliminato gli sconti dell’esecutivo Draghi su benzina, gasolio. Il primo effetto? L’aumento di 20 centesimi sul costo del carburante per gli automobilisti.

Significa che i carburanti sfiorano oggi, per il servito, i 2 euro al litro. Secondo Staffetta Quotidiana la media della benzina in self service supera il 3 gennaio quota 1,8 euro al litro. Il gasolio vola verso 1,87 mentre sul servito la benzina si colloca a 1,95 euro al litro e supera i 2 euro per il gasolio.

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Prezzi di benzina e gasolio sempre più cari ai distributori carburante, soprattutto per il servito ma non solo. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Non c’è il taglio delle accise

Il punto è che per benzina e gasolio torna il prezzo pieno. Nella manovra per la legge di bilancio 2023 – approvata dal Parlamento a fine anno scorso – il Governo Meloni non ha confermato il taglio delle accise sul carburante. Una misura che il precedente esecutivo di Mario Draghi aveva varato nel mese di marzo e che valeva uno scontro di 18 centesimi al litro. Anzi, fino allo scorso novembre lo sconto era di 30 centesimi al litro, prima che il Governo Meloni lo riducesse.

Benzina e gasolio più cari

Il taglio delle accise prima ridotto è ora dunque eliminato. Per questo, dall’1 gennaio 2023 benzina e diesel costano di più. Una decisione che ha provocato malumori tra le associazioni dei consumatori, anche perché oltre al rincaro diretto per i cittadini si dovrà fare i conti con un probabile aumento del prezzo delle merci. E come è noto le merci sono già alle prese con l’inflazione, dal momento che aumenterà in generale il costo del trasporto su gomma.

La reintroduzione della ‘tassazione piena‘ sui carburanti, dall’altra faccia della medaglia, permetterà però allo Stato di recuperare ingenti risorse. Si calcola infatti che dal 22 marzo al 30 novembre 2022, quando lo sconto era di 30 centesimi, la misura sia costata alle casse statali ben 7,3 miliardi di euro.

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Giorgia Meloni ha deciso di non prolungare il taglio delle accise: i carburanti tornano a prezzo pieno, dunque più alto che nel 2022. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Tuttavia a mitigare l’impatto della perdita dello sconto c’è il calo del prezzo dei carburanti. Sia benzina che diesel, sulla scia del calo delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali. Oggi il greggio vale 78,6 dollari al barile, il Brent 83,7 dollari. Secondo le rilevazioni settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, tra il 19 e il 25 dicembre il prezzo medio nazionale della benzina è sceso a 1,625 euro al litro, come non succedeva da giugno 2021. Il diesel è invece arrivato a 1,689 euro, il livello più basso dallo scorso 31 gennaio (ormai quasi un anno fa).

Quando Meloni voleva abolire le accise

Il Governo Meloni, dunque, non ha prorogato il taglio delle accise su benzina, gasolio e carburanti. Eppure nel 2019 l’attuale premier pubblicava un video su Facebook in cui se la prendeva proprio con il costo dei carburanti. “Tasse scandalose sul carburante: le accise e l’Iva pesano per poco meno del 70% del costo totale” diceva Giorgia Meloni. “Pressione fiscale che compromette tutta la nostra economia. Ma rischiamo un ulteriore aumento con le clausole di salvaguardia inserite dal Governo nella legge di Bilancio. Niente scherzi! Gli aumenti previsti vanno bloccati e le accise esistenti vanno progressivamente abolite“. L’attuale premier metteva in scena un finto rifornimento in una stazione di servizio spiegando come su 50 euro di benzina, solo 15 vanno al benzinaio mentre il resto allo Stato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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