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Draghi al capolinea, l’Italia verso le elezioni. Gelmini lascia Forza Italia

La fiducia c'è ma M5S, Lega e Forza Italia non votano. Di fatto, la maggioranza di unità nazionale non esiste più

Il Senato conferma la fiducia al Governo Draghi, ma con un bizantinismo all’italiana: M5S, Lega e Forza Italia non votano. Adesso la crisi è conclamata è, soprattutto, si è allargata. In maniera irreversibile.

L’Italia rischia di dover andare al voto subito dopo l’estate. Data probabile: il 2 ottobre. Esulta l’opposizione di Fratelli d’Italia. È Giorgia Meloni la vera vincitrice di questa partita politica. Nel pomeriggio di oggi 20 luglio il voto di fiducia a Governo Draghi in Senato è passato con 95 voti a favore e 38 contrari. I senatori presenti in Aula sono stati 192, 133 i votanti e la maggioranza a quota 67. I senatori di M5S, Lega e FI non hanno votato. I pentastellati si sono dichiarati “presenti non votanti“.

Si avvicinano, così, lo scioglimento del Parlamento e il voto anticipato rispetto alla naturale scadenza della legislatura, nel 2023. È l’epilogo di una giornata politicamente drammatica, vissuta tra Palazzo Madama, Palazzo Chigi e il Quirinale, dopo la crisi aperta dal M5S. “In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l’Italia. Noi abbiamo messo tutto l’impegno possibile per evitarlo e sostenere il Governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti” è il commento su Twitter del segretario del PD, Enrico Letta.

Draghi addio?

Anche Mattarella è sceso in campo per indurre il Centrodestra a non far cadere il Governo, parlando con i leader della maggioranza. Si trattava di accettare il nuovo patto proposto dal Presidente del Consiglio: “Siete pronti? La risposta non la dovete dare a me, ma agli italiani“, aveva detto nelle comunicazioni della mattina. “Il sostegno che ho visto nel Paese, mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e a sottoporlo al vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri“, ha detto Draghi nella replica prima di chiedere la fiducia, che Forza Italia e Lega hanno annunciato poi che non avrebbero votato.

Mariastella Gelmini

Le dimissioni di Gelmini

La tensione ha determinato conseguenze politiche anche personali. Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, ha deciso di lasciare Forza Italia. “Oggi si doveva stare con Draghi senza se e senza ma“, ha scritto in una nota. E ha accusato il suo partito di “voltare le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia in un momento drammatico per la vita del Paese”. Per la ministra, Silvio Berlusconi ha “ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito”. Resta da capire cosa faranno i ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna. Se, cioè, seguiranno Gelmini o se resteranno dentro il partito.

Mara Carfagna

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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