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Pier Paolo Calzolari torna a Napoli con una mostra al Madre

Pier Paolo Calzolari, Perle (dalla serie Capricci), 1984-1985 Collezione privata Lisbona Foto © Michele Alberto Sereni

A quarant’anni dall’ultima mostra a Villa Pignatelli (1977), Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) torna a Napoli con una mostra al Madre che rimarrà aperta fino al 30 settembre 2019. Painting as a butterfly – organizzata in collaborazione con la Fondazione Calzolari e a cura di Achille Bonito Oliva e Andrea Viliani – è la prima grande retrospettiva dedicata esclusivamente alla produzione pittorica e grafica del grande maestro d’arte povera.

La mostra si compone di oltre 70 dipinti, disegni e opere multimateriche, di cui 28 mai esposti in un’istituzione pubblica italiana, realizzati dalla metà degli anni Sessanta a oggi, che documentano tutte le principali fasi della sua lunga carriera. Ad accompagnare la personale, un catalogo che contiene un’intervista di Achille Bonito Oliva a Calzolari, in cui quest’ultimo definisce la pittura come uno “strumento di ascolto”, uno stato di “sospensione” che gli consente di sintetizzare le molteplici articolazioni della sua ricerca:  minimalista e sensuale, concettuale e barocca allo stesso tempo.

Pier Paolo Calzolari, Mangiafuoco, 1979 Collezione privata Foto © Michele Alberto Sereni

Pier Paolo Calzolari ha trascorso gran parte della sua giovinezza a Venezia, dove è stato fortemente influenzato dai giochi di luce e dai riflessi che si specchiano sulle superfici architettoniche. Ebbene, l’artista ritrova tale tendenza soprattutto nel ghiaccio, adottato spesso nelle sue opere per rappresentare il bianco perfetto (e che pertanto può esistere soltanto in natura). Tuttavia, oltre al ghiaccio Calzolari predilige altri materiali decisamente poco convenzionali: il sale, le foglie di tabacco, il piombo, le noci, il feltro, dei giocattoli e addirittura il fuoco. A tal proposito, da citare è senza dubbio la grande opera-performance Mangiafuoco del ’79, il cui scopo è dimostrare che la pittura può dialogare con la mutazione e la vitalità della materia.

L’esposizione inizia al terzo piano del Madre per proseguire nelle quattro Sale Facciata al secondo piano – creando anche un dialogo stupefacente con la sala affrescata da Francesco Clemente – per concludersi nella Sala Re_Pubblica al piano terra. L’allestimento segue un criterio cronologico e procede per gruppi tematici che proviamo a riassumere nei paragrafi successivi.

TERZO PIANO

Nella prima sala sono presentate alcune opere della fine degli anni Sessanta – tra cui Prolegomeni per una definizione dell’atteggiamento (1965) e Quadro per Ginestra (1966) – che reinterpretano in chiave fantastica il New Dada e la Pop Art nordamericana, con cui Calzolari si imbatté alla Biennale di Venezia del ’64. Il percorso prosegue descrivendo la ricerca pittorica dell’artista fra gli anni ’60 e ’70, periodo in cui egli si muove tra due poli completamente opposti: l’astrazione delle forme ed il reale.

Pier Paolo Calzolari, Donald Duck, 2005Collezione privata Lisbona Foto © Michele Alberto Sereni

SECONDO PIANO

Nelle quattro Sale Facciata al secondo piano trovano spazio altre opere che testimoniano non solo la sua profonda conoscenza della storia dell’arte, ma anche la sua capacità di reinventarla secondo visioni ed interpretazioni personali. Alcuni esempi sono da rintracciare in Omaggio a Fontana (1988), nell’opera-performance Hommage (2001), Valori Plastici C e Donald Duck (2005). Quest’ultima non è altro che un’ironica pala d’altare che tramuta la Pop Art in un soggetto fumettistico. Questa parte di mostra comprende anche opere come Senza Titolo (2006), Nachtmusik für Karine (2016) e Haïku che testimoniano la forte inclinazione di Calzolari alla sperimentazione espressa tramite la pittura al latte o alla chiara d’uovo.

PIANO TERRA

La mostra si conclude, contravvenendo alle normali logiche, al piano terra. Lì è esposta una quadreria di disegni preparatori risalenti alla seconda metà degli anni Sessanta, oltre ad una serie di opere su carta più recenti, alcune delle quali non riconducibili ad opere pittoriche. Ci riferiamo a Il mio letto così come deve essere (1968 – 2014) o Un flauto dolce per farmi suonare (1967 – ‘68).

Pier Paolo Calzolari, Pittura C [Telero], 1986 Collezione privata Lisbona Foto © Michele Alberto Sereni
Una monografia verrà pubblicata da Edizioni Madre (uscita: estate 2019), con saggi inediti di David Anfam, Vincenzo De Bellis Andrea Viliani; comparirà anche una conversazione fra l’artista e Achille Bonito Oliva e altri interessanti contributi di critici e storici dell’arte.

Per organizzare al meglio la propria visita, si consiglia di consultare il sito ufficiale del Museo Madre di Napoli al seguente link: www.madrenapoli.it/visita

 

Manuela Valentini

Arte&Cultura

Manuela Valentini lavora tra Roma e Bologna. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, è curatrice indipendente di mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra i vari progetti realizzati, si ricorda New Future – una collettiva promossa da Visioni Future, MAMbo e BJCEM – durante la quale sono stati presentati i lavori di tredici artisti visivi selezionati al W.E.Y.A World Event Young Artist di Nottingham. Ha inoltre curato un focus a proposito dell’arte giovane italiana in occasione di Mediterranea 16, la sedicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Infine, nel 2014 ha portato un’installazione di Marcos Lutyens in esposizione al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, si è occupata di due rubriche (Ritratto del curatore da giovane e L’altra metà dell’arte) per Exibart – per cui continua a scrivere – ma l’esordio in ambito giornalistico è avvenuto nel 2010 sulle pagine culturali de Il Resto del Carlino.

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