Meloni a Padova attacca sinistra e Cgil: lo stile-comizio ritorna in grande

Al comizio elettorale in Veneto, dove c’è grandissima attesa per la consultazione regionale, la premier Giorgia Meloni ha puntato l’indice contro la sinistra, coinvolgendo in un lungo attacco CGIL e l’ex premier Romano Prodi, rilanciando le riforme e rivendicando la durata della legislatura fino al 2027.

Sotto la tensostruttura del Pala Geox di Padova, gremito di sostenitori, Giorgia Meloni ha lasciato da parte la forma istituzionale per dare spazio a una performance piena di toni da comizio seguendo quello stile che quando era all’opposizione l’ha portata al centro della scena, in vantaggio sui suoi avversari e infine a Palazzo Chigi.

Giorgia Meloni, parole forti in Veneto

Intervenuta in coda fine alla campagna elettorale del candidato leghista Alberto Stefani per le regionali venete, la premier ha preso di mira la sinistra, l’ex premier Romano Prodi e la CGIL con una serie di bordate estremamente determinante.

Un clima da barricata che ha visto Giorgia Meloni applaudita in modo convinto dalle migliaia di sostenitori che assiepavano il meeting: “La sinistra non vince le elezioni perché ha voltato le spalle all’Italia” – ha affondato la premier. Poi, rivolgendosi pubblicamente a Prodi, ha stuzzicato l’ex premier: “Non lo dico io, lo dice lui. E se lo dice lui che ha la cattedra all’università…”

Poi è tornata all’attacco della CGIL e del suo segretario Landini che tra l’altro nel corso delle ultime settimane viene spesso coinvolto nelle numerose voci che lo vorrebbero alla guida di una coalizione Dem, al fianco, ma forse anche al posto, di Elly Schlein: “Alle nostre proposte il sindacato ha risposto con un nuovo sciopero generale, rigorosamente convocato di venerdì: perché si sa che la rivoluzione nel weekend riesce meglio”.

Palazzi e inciuci

Sul palco, la leader di Fratelli d’Italia ha ribadito che il referendum sulla giustizia in primavera “non è una prova che mi riguarda personalmente” ma ha invitato gli italiani ad andare a votare… “guardando il contenuto della riforma e non inseguendo logiche personali. Cercheranno di convincervi che è un referendum sul governo, “Meloni sì-Meloni no”. Ma il governo è saldo e rimarrà in carica fino alla fine della legislatura, fino al 2027”. Per poi scandire con forza, interrotta dagli applausi… “Stop agli inciuci e ai giochi di Palazzo”

Richiamando forse in qualche modo alle ultime voci che hanno visto coinvolto anche il presidente Mattarella, per via di alcune dichiarazioni di Francesco Saverio Garofani, consigliere del Colle e segretario del Consiglio Supremo di Difesa che in alcune dichiarazioni riprese dalla stampa avrebbe ipotizzato una certa freddezza tra il Quirinale e la Premier, che proprio ieri ha incontrato su questo tema il capo dello Stato.

Il tono di Giorgia Meloni è volutamente da scontro frontale: la destra “che ama le persone” dice contro una sinistra “ancora intrappolata nelle ideologie”. Il messaggio per il pubblico: “Siamo noi il salto generazionale, loro sono il passato che non ha saputo stare vicino alla gente”.

I temi cari a Giorgia Meloni

In Veneto Meloni rilancia anche l’alleanza con Salvini e Tajani, sostenendo che non si tratta di “un’alleanza di comodo” ma di “una comunità fiera di lavorare spalla a spalla”.

Si tratta di una ripresa abbastanza chiara di alcuni temi cari alla premiere, argomenti con i quali Giorgia Meloni ha costruito la sua ascesa: un confronto alla pari con il pubblico, con il palco che si affaccia alla gente, un attacco diretto all’avversario politico e un richiamo alla concretezza, con la premier che prova a riaccendere la mobilitazione dei suoi anche attraverso la polemica.

Da Padova dunque non un semplice comizio, ma un vero e proprio atto politico strategico con Giorgia Meloni che punta alla base del suo elettorato mentre lancia la volata verso il referendum, lasciando la sinistra e i sindacati sul fronte difensivo.