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Yunus, Premio Nobel per la Pace, alla guida del Bangladesh

La premier Sheikh Hasina cacciata dalle proteste popolari: arriva al suo posto l'inventore del microcredito ai poveri

Il Bangladesh è sottosopra e Muhammad Yunus cercherà di ‘riparalo’. Dopo settimane di rivolte e manifestazioni popolari, si è dimessa la premier Sheikh Hasina, in carica dal 2009 e sotto accusa per brogli elettorali e discriminazioni. I manifestanti avevano assaltato la sua residenza. Sono morti a centinaia durante gli scontri con la polizia.

Indicato dagli studenti che hanno guidato le massicce proteste, diventa adesso premier pro tempore il Premio Nobel per la Pace 2006, Muhammad Yunus, 84 anni. Celebre in tutto il mondo per aver dato vita alla Grameen Bank: la banca che ha ‘inventato’ il microcredito ai poveri, diffuso ora in moltissimi Paesi, Italia compresa.

Bangladesh Muhammad Yunus
Muhammad Yunus. Foto X @Digi_Squared

Il Bangladesh in crisi

La situazione in Bangladesh è precipitata rapidamente. Sheikh Hasina, che ha dominato la scena politica per oltre un decennio, si è trovata sempre più isolata. Le accuse di corruzione e autoritarismo hanno alimentato il malcontento popolare. Il capo del Governo è fuggita in India per la crescente pressione interna e le minacce alla sua sicurezza personale. Le proteste sono state particolarmente intense nella capitale, Dacca, dove migliaia di manifestanti hanno invaso le strade, chiedendo le dimissioni del Governo. Gli scontri con le forze dell’ordine sono stati violenti, con un bilancio di oltre 300 morti e numerosi feriti.

I militari e Yunus

Con le dimissioni di Sheikh Hasina il Parlamento è sciolto e i militari hanno assunto temporaneamente il controllo dello Stato. Hanno quindi annunciato la formazione di un Governo di transizione. A guidare questo esecutivo sarà appunto il Premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus. La scelta di Yunus come leader ad interim costituisce un tentativo di riportare stabilità e fiducia nel Paese. Tuttavia, la presenza dei militari nel processo di transizione solleva preoccupazioni circa il possibile ritorno a un regime autoritario in Bangladesh. Gli osservatori internazionali e le organizzazioni per i diritti umani monitorano attentamente la situazione, esortando a una transizione pacifica e democratica.

Le sfide per il Bangladesh

La crisi in Bangladesh ha attirato l’attenzione della comunità internazionale. La Cina ha espresso la speranza che la stabilità sociale si ristabilisca al più presto, mentre le Nazioni Unite hanno rilasciato una dichiarazione in cui si condanna la violenza e si esorta al dialogo tra le parti.

Per il futuro del Bangladesh, le sfide sono molteplici. La priorità immediata di Yunus è il ripristino della legge e dell’ordine, ma a lungo termine sarà fondamentale affrontare le cause profonde del malcontento popolare. Fra queste: la corruzione dilagante, la disoccupazione giovanile e le disuguaglianze sociali.

Yunus Mattarella Roma
Sergio Mattarella saluta Muhammad Yunus lo scorso maggio a Roma. Foto Ansa/Chigi/Francesco Ammendola

Il movimento studentesco, che ha giocato un ruolo cruciale nelle proteste, continua a chiedere riforme significative e maggiore trasparenza. La capacità del Governo di rispondere a queste richieste determinerà in gran parte il successo del processo di transizione.

Il Bangladesh si trova dunque a uno storico punto di svolta. Le dimissioni di Sheikh Hasina rappresentano una vittoria per i manifestanti, ma il percorso verso la stabilità e la democrazia è ancora lungo e incerto. La comunità internazionale e la società civile devono lavorare insieme per garantire il superamento di questa crisi. A Muhammad Yunus spetta il compito forse più arduo: ridare speranza ai giovani bengalesi per il rinnovamento del Paese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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