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Elly Schlein: il ritratto della donna a cui si affida il popolo del PD

Nata in Svizzera, 37 anni, di padre americano e madre italiana, fa politica in prima persona da un decennio. Ama i film e suonare la chitarra

Non ha perso tempo Elena Ethel Schlein, 37 anni, la nuova segretaria nazionale del Partito Democratico. Ha subito elencato le priorità del nuovo PD: salario minimo, ambiente, lavoro.

Con un avvertimento: “Saremo un problema per il Governo di Giorgia Meloni. Daremo un contributo a organizzare le opposizioni a difesa dei poveri, contro un Governo che li colpisce. Saremo a difesa della scuola pubblica nel momento in cui il Governo tace davanti a una aggressione squadrista. Faremo le barricate contro ogni taglio alla sanità“.

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La nuova segretaria nazionale del Partito Democratico, Elly Schlein. Foto Ansa/Cesare Abbate

I complimenti di Meloni

Fair play da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Congratulazioni a Elly Schlein e complimenti al PD per la mobilitazione dei suoi elettori nel congresso. Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida di Via del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro“.

La storia della nuova leader

Ma chi è la nuova segretaria dem dal nome straniero? Schlein ha una storia personale multiculturale. Nata a Sorengo, nel Canton Ticino, in Svizzera, è italiana, naturalizzata svizzera e con cittadinanza statunitense. È figlia di due professori universitari: il padre è un politologo americano discendente di una famiglia ebraica askhenazita proveniente dall’odierna Ucraina. La madre è una giurista, figlia di Agostino Viviani, avvocato antifascista, senese della contrada della Pantera, e senatore del Partito Socialista negli Anni Settanta.

Schlein volontaria per Obama

Ha due fratelli più grandi: Benjamin che insegna matematica all’Università di Zurigo e Susanna, diplomatica all’ambasciata di Atene. Quest’ultima recentemente vittima di un attentato anarchico. Dopo la maturità conseguita a Lugano, Elly Schlein si è trasferita nella città d’origine della madre, a Bologna, dove ha studiato prima al Dams, poi a Giurisprudenza. Si è laureata con una tesi sulla rappresentazione dei migranti in carcere. Prima di dedicarsi alla politica attiva in Italia ha partecipato, come volontaria, alle due campagne che hanno portato all’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama (nel 2008 e nel 2012).

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Elly Schlein al mercato di Porta Palazzo di Torino, il 25 febbraio 2023. Foto Ansa/Jessica Pasqualon

Da OccupyPD alla Camera

Nel 2014, dopo l’esperienza di OccupyPD seguita alla mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale – per il cosiddetto “tradimento dei 101 – e all’impegno al fianco di Pippo Civati nel congresso, si è candidata al Parlamento europeo. Eletta a Strasburgo, si è occupata soprattutto di immigrazione, giustizia fiscale, ambiente e lotta alle mafie.

Uscita dal PD in epoca renziana, è stata fra i fondatori di Possibile, il movimento politico che fa capo a Civati. La sua esperienza ha finito per incrociarsi con quella del suo sfidante alle primarie, Stefano Bonaccini, nel 2020. Ovvero quando, terminata l’esperienza europea, si è candidata alla guida di una lista in suo appoggio che raccoglieva varie esperienze di sinistra. In forza del risultato ottenuto, Bonaccini l’ha nominata vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. In questo ruolo è rimasta fino al 2022, quando il segretario dem, Enrico Letta, l’ha chiamata per guidare l’apertura al mondo progressista delle liste del PD, entrando alla Camera dei deputati.

Cinema e musica, le passioni di Schlein

La re-iscrizione di Schlein, diventata segretaria del PD il 26 febbraio, è piuttosto recente. Soltanto nei mesi scorsi ha infatti ripreso la tessera al circolo della Bolognina, dove era di fatto cominciata l’esperienza di OccupyPD e la sua scalata al parlamento europeo. Riservatissima sulla sua vita privata, qualche hanno fa in un’intervista televisiva disse “di aver amato molti uomini e molte donne“. Ha una compagna che, dice, “non è un personaggio pubblico e non vuole diventarlo“. È appassionata di cinema, assidua frequentatrice del Festival di Locarno, ha collaborato a un documentario che ha vinto il David di Donatello. È anche molto appassionata di musica: suona la chitarra ed è una cultrice del Festival di Sanremo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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