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Intesa Usa-Israele: sì all’invasione di Rafah, no a risposta su larga scala all’Iran

Sarebbe questo l'accordo, secondo i media di Tel Aviv. Una qualche vendetta contro l'Iran in realtà ci sarà ma non prima della Pasqua ebraica

Si tratta a oltranza fra Israele e l’Occidente per non far scoppiare una guerra che coinvolga tutto il Medio Oriente. E lo si fa in modo brutale. Gli Stati Uniti avrebbero infatti deciso di lasciare che Israele attacchi Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. In cambio dell’impegno del Governo Netanyahu a non rispondere su larga scala all’attacco dell’Iran del 13 aprile.

Se ci fosse infatti una rappresaglia per il lancio di centinaia di droni e missili, che l’Iran ha scagliato contro Tel Aviv e altre città nella notte fra il 13 e il 14 aprile, la guerra di Gaza potrebbe deflagrare. In Libano, in Siria e nei paesi vicini. D’altra parte l’ONU e gli Stessi Stati Uniti avevano finora chiesto insistentemente a Israele di non invadere Rafah via terra. Ciò perché vi si sono rifugiati oltre un milione di profughi palestinesi fuggiti da tutta la Striscia. Secondo fonti del Qatar ed egiziane “l’amministrazione americana ha mostrato di accettare il piano del Governo occupante riguardo all’operazione militare a Rafah. In cambio del rifiuto di effettuare un attacco su larga scala contro l’Iran“.

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Palestinesi sfollati eseguono le preghiere dell’Eid al-Fitr, la fine del Ramadan, nel campo di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, il 10 aprile 2024. Foto Ansa/Epa Haitham Imad

A Rafah soldati e capi di Hamas

Sarebbero quindi già in corso i preparativi perché l’Egitto possa affrontare i possibili impatti dell’operazione pianificata vicino ai suoi confini. Secondo il Times of Israel, 4 battaglioni di Hamas sarebbero di stanza a Rafah. Insieme a oltre un milione di civili. Si ritiene che Rafah sia anche il luogo in cui sono nascosti i leader di Hamas, forse insieme agli ostaggi israeliani. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha più volte affermato di aver approvato i piani per un’operazione a Rafah. Più recentemente ha affermato che il Governo ha stabilito una data per l’invasione, ma finora gli alleati internazionali, e in particolare dagli Stati Uniti, lo hanno frenato.

Il nodo della Pasqua in Israele

Secondo l’emittente americana Abc, Israele non attaccherà l’Iran prima della Pasqua ebraica. Perché c’è anche la questione di una rappresaglia di Tel Aviv dopo l’attacco iraniano dello scorso fine settimana, a sua volta seguito all’attacco di Israele al consolato iraniano di Damasco, in Siria. E se anche fosse confermato che esiste un’accordo Israele-Usa per evitare una dura rappresaglia da parte di Tel Aviv, Netanyahu non esclude del tutto una qualche forma di vendetta. Il calendario di quest’anno del Pesach, la Pasqua ebraica appunto, prevede che la festa religiosa cominci la sera del 22 aprile per concludersi il 30 dello stesso mese. Tutto però dipende dall’evolversi della situazione sul terreno.

Israele Rafah invasione
Parenti dei palestinesi uccisi in un attacco aereo israeliano piangono accanto ai cadaveri fuori dall’ospedale Al-Najjar a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, il 18 aprile 2024. Foto Ansa/Epa Haitham Imad

Il Qatar minaccia il ritiro dai negoziati

La situazione in Medio Oriente è drammatica. A Gaza le persone, a cominciare dai bambini, muoiono ormai di fame, non più solo per le bombe che Israele continua a lanciare. E il Qatar respinge le accuse di Tel Aviv di frenare il negoziato per un cessate il fuoco nella Striscia. I diplomatici dell’emirato, impegnati da tempo nei colloqui per una tregua della guerra a Gaza, starebbero valutando di ritirarsi dal proprio ruolo di mediatori fra Israele e Hamas. Lo riporta la stampa israeliana.

Il primo ministro del Qatar, Mohammed Al Thani, si legge sul quotidiano Yedioth Ahronoth, ha detto che il suo paese sta “riconsiderando” il suo ruolo di mediazione. Finora il Qatar ha cercato di favorire un’intesa fra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre. Ma ora Doha afferma che il proprio compito “è stato strumentalizzato da alcuni politici per i loro interessi privati“. Anche senza nominarli, Al Thani si riferiva probabilmente al premier israeliano Benjamin Netanyahu e al ministro dell’Economia, Nir Barkat, che accusa il Qatar di finanziare Hamas. Mentre, al contrario, il Qatar ritiene che il finanziamento del gruppo terroristico di Gaza sia avvenuto proprio per volere di Netanyahu.

Ostaggi Israele sedie vuote Londra
Un tavolo vuoto che rende omaggio agli ostaggi israeliani di Gaza lungo Whitehall a Londra, il 17 aprile 2024. Foto Ansa/Epa Andy Rain

Gli ostaggi israeliani a Gaza

Per quanto riguarda gli ostaggi israeliani, come ha sottolineato ilpost.it, il 7 ottobre 2023 Hamas e altri gruppi hanno ucciso e torturato circa 1.200 persone, nell’aggressione a Israele, e ne hanno rapite 253. Da allora, sono stati liberati vivi 112 ostaggi. Ovvero 105 liberati da Hamas durante una tregua di 4 giorni a novembre, 4 liberati unilateralmente dai terroristi e 3 salvati dall’esercito israeliano durante un’operazione militare.

Si sa inoltre per certo che sono stati uccisi 12 ostaggi di cui sono stati recuperati i corpi. L’esercito israeliano ha ucciso per errore 3 di essi. Secondo le stime ufficiali, attualmente nella Striscia di Gaza ci sono ancora circa 130 ostaggi, e l’intelligence israeliana ritiene che almeno 30 di loro siano morti. Israele sostiene che tutti gli ostaggi morti siano stati uccisi da Hamas, mentre il gruppo palestinese accusa i bombardamenti israeliani.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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