Gaza, è allarme carestia: bambini e adulti muoiono di fame e di sete
Due milioni di persone sono allo stremo delle forze. Ma se non si ferma la guerra, causa della fame, dichiarare lo 'stato di carestia' non basta
Dopo oltre 5 mesi di guerra a Gaza fra Israele e Hamas, la vita di uomini, donne e bambini palestinesi che vivono nella Striscia è sull’orlo dell’abisso. Ormai molti civili non muoiono più soltanto per i bombardamenti israeliani ma anche per fame e sete a causa della guerra. La comunità internazionale preme su Israele perché permetta l’ingresso di un maggior numero di aiuti umanitari nella Striscia, mentre la popolazione dell’enclave palestinese – circa 2 milioni di esseri umani – fa i conti con quelle che l’ONU ha descritto come “condizioni simili alla carestia”.
Un gruppo di enti e organizzazioni ha elaborato un sistema di 5 livelli su una scala di insicurezza alimentare denominato Integrated Food Security Phase Classification. Quando si arriva al quinto livello, allora si ha una carestia, mentre al terzo si parla di “crisi” e al quarto di “emergenza“. Le Nazioni Unite e gli esperti della Famine Review Committee parlano di carestia quando, in una determinata area, almeno il 20% delle famiglie si trova a dover affrontare una mancanza di cibo estrema. E almeno il 30% dei bambini soffre di malnutrizione acuta. Inoltre quando 2 persone ogni 10mila muoiono ogni giorno a causa della fame o per malattie in qualche modo riconducibili alla mancanza di una alimentazione adeguata.
Perché si parla di carestia a Gaza
Per capire se nella Striscia di Gaza sia in corso una carestia occorre tornare alla fine dello scorso anno, sottolinea Adnkronos. Allora funzionari delle Nazioni Unite avevano dichiarato che circa 377.800 persone, ovvero circa il 17% della popolazione della Striscia di Gaza, dovrebbero essere considerarsi al quinto livello della scala di insicurezza alimentare. Ciò significa che si trovavano ad affrontare le stesse condizioni delle persone che vivevano in aree precedentemente dichiarate zone di carestia. Come poteva essere la Somalia nel 2011 o il Sud Sudan nel 2017.
Cosa s’intende per fame
Oltre alla carestia, ci sono la “fame“, la “malnutrizione” e “l’inedia“. Per “fame” si può intendere una condizione di breve o anche lungo termine. Una persona può avere fame se non mangia per tutto il giorno. Mentre un bambino può avere fame se ha saltato i pasti o se ha avuto poco cibo per un lungo periodo di tempo, come spiega Catherine Bertini, professoressa emerita di Affari internazionali presso la Syracuse University.
Famine is imminent in Gaza.
The international community should hang its head in shame for failing to stop it. pic.twitter.com/UjjaS094B3
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) March 18, 2024
Malnutrizione e inedia
Invece la “malnutrizione è quando si ha una cattiva alimentazione” prosegue Bertini. “Una persona può essere malnutrita sia perché mangia troppo cibo non salutare, sia perché non ha abbastanza cibo con cui sfamarsi”. Ancora: “l’inedia” è invece un processo che porta alla morte nel caso in cui qualcuno non abbia calorie a sufficienza o una dieta equilibrata. “Quindi la fame può diventare malnutrizione grave che porta all’inedia – spiega Bertini al Washington Post – che a sua volta porta alla morte. Quando le morti si registrano in una determinata popolazione, in particolare nei bambini, a causa dell’inedia, allora potrebbe trattarsi di una carestia“.
A Gaza grave carenza di cibo
Ed è quello che starebbe affrontando la popolazione della Striscia di Gaza che, come hanno rilevato le Nazioni Unite, soffre di una grave carenza di cibo. Dall’inizio dei bombardamenti israeliani il 7 ottobre, e poi dell’invasione di terra, a seguito del pogrom nazista di Hamas nei kibbutz, le spedizioni quotidiane di cibo e di aiuti nella Striscia si sono quasi azzerate. Prima erano necessari ogni giorno 500 camion di forniture per soddisfare i bisogni di base di 2 milioni di palestinesi.
N O N C’ È P I Ù C I B O
A #Gaza la popolazione vive di grano, fieno e cibo animale. La crisi alimentare è disastrosa, ma qualsiasi dichiarazione di #𝗰𝗮𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶𝗮 arriverà troppo tardi.
📢Unica soluzione è il #cessateilfuoco e un accesso illimitato agli aiuti umanitari. pic.twitter.com/Psr4YT3dka— Save the Children IT (@SaveChildrenIT) March 19, 2024
Sono invece giunti non più di una ventina di camion di aiuti in 7 giorni a febbraio, con un solo ‘record’ di 300 camion il 28 novembre. Per gli aiuti si guarda ora al mare. Nei giorni scorsi è approdata la prima nave della ong Open Arms e di World Central Kitchen. Una seconda è pronta a salpare da Cipro. “Il problema è che la carestia, come anche la risposta ad essa, è diventata una questione politica” afferma Tylor Brand, professore di Studi sul Vicino e Medio Oriente al Trinity College di Dublino. “Dichiarare la carestia porrebbe fine alle condizioni che la determinano? No. La guerra è la causa della carestia, e finché continua, continuerà anche la fame”. È possibile che la guerra non finirà finché al potere ci saranno il premier Netanyahu in Israele e Hamas a Gaza.