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Suviana, s’indaga sull’alternatore. Cosa è successo alla centrale idroelettrica?

Lo scoppio di una turbina, a 40 metri di profondità, ha ucciso 7 lavoratori e ne ha feriti altri 5, dei quali 3 sono in gravi condizioni

A quasi una settimana dal gravissimo incidente sul lavoro nella centrale idroelettrica del lago di Suviana a Bargi, sull’Appennino bolognese, la magistratura avvia le indagini. Cosa è successo esattamente? Perché si è verificata l’esplosione che ha travolto gli operai al livello -8 dentro il lago? È stata una strage quella del 9 aprile, poco dopo le 15: ci sono stati 7 morti e 5 feriti, 3 dei quali ancora in gravi condizioni.   

Si è dovuto attendere il completamento delle ricerche dei dispersi, che i soccorritori hanno ritrovato tutti morti, per avviare il sequestro dei piani della centrale. Ora la procura di Bologna metterà sotto esame, in particolare, l’alternatore. Gli inquirenti ritengono che vi sia questo elemento all’origine dell’esplosione. Ma le indagini per ricostruire quanto accaduto saranno lunghe. Occorreranno ancora alcuni giorni prima che si possa accedere senza alcun pericolo all’impianto di Enel Green Power. Operatori e vigili del fuoco devono svuotare dall’acqua la centrale e devono terminare i controlli al fine di escludere danni strutturali provocati dalla deflagrazione. Soltanto allora si potranno fare i primi indispensabili sopralluoghi.

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Le vittime della strage di Suviana. Da sinistra in senso orario: Mario Pisani, Paolo Casiraghi, Vincenzo Franchina, Alessandro D’Andrea, Adriano Scandellari, Vincenzo Garzillo, Pavel Petronel Tanase. Foto Ansa Foto Ansa

Domande a cui rispondere

L’incendio è partito dall’alternatore della turbina che i tecnici stavano riaccendendo? Cosa è successo nei momenti immediatamente precedenti all’esplosione? Si è fatto tutto quello che era possibile per non mettere a rischio la vita dei 7 lavoratori che sono morti? Sono solo alcune delle domande al vaglio della procura bolognese.

In attesa delle perizie che analizzeranno anche il sistema Scada – la cosiddetta scatola nera della centrale – l’indagine ripartirà dalle testimonianze dei tecnici. Si tratta di dipendenti di Enel Green Power, che i carabinieri ascolteranno per provare a ricostruire i minuti precedenti all’incidente. L’obiettivo degli investigatori è di provare a individuare anomalie o segnali che possano fornire piste per le ricostruzioni dell’incidente.

Già nei giorni scorsi il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato ha parlato dell’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo. E ha spiegato che i magistrati hanno già ascoltato alcune persone e che si effettueranno accertamenti su appalti e subappalti. La centrale idroelettrica di Bargi non finirà interamente sotto sequestro, ma solo i piani -8 e -9 in cui si è verificato l’incidente. Sui cadaveri delle vittime – ha precisato il procuratore – non si faranno autopsie.

Enel centrale Suviana
Foto X @ritadipietro

Le vittime di Suviana

Dal 16 aprile, intanto, cominceranno a svolgersi i funerali. Le prime esequie martedì a Sinagra (Messina), per Vincenzo Franchina, di 36 anni, sposato da un anno a padre di una bambina di 2 anni. Franchina era il tecnico più giovane fra i deceduti. A San Marzano di San Giuseppe (Taranto), si svolgeranno, sempre martedì, i funerali del più anziano in servizio: il 73enne Mario Pisani. Fra le vittime anche Pavel Petronel Tanase, 45enne nato in Romania, di Settimo Torinese. Mario Pisani era il titolare della Engineering Automation srl, la ditta per cui lavoravano anche Tanase e Franchina. Tutti e 3 sono stati ritrovati senza vita il giorno stesso dell’incidente.

La quarta vittima è Adriano Scandellari, 57enne nato a Padova e residente a Ponte San Nicolò (Padova). Era un lavoratore specializzato di Enel Green Power nella funzione di O&M Hydro che era stato insignito da poco con la stella al merito per il lavoro dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il quinto tecnico che è morto è Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano, della Abb. Di Forcoli (Pisa) era originario Alessandro D’Andrea, 37 anni, anch’egli tecnico specializzato. Si era trasferito in Lombardia, insieme alla compagna, anche lei pisana, per lavorare per la Voith di Cinisello Balsamo (Milano). Infine fra le vittime c’è Vincenzo Garzillo, 68 anni di Napoli. Era andato in pensione uno anno fa ed era diventato consulente della società di ingegneria Lab Engineering di Chieti.

I feriti di Suviana

L’incidente di Suviana ha provocato anche 5 feriti, 3 dei quali sono gravi. Rimangono infatti in gravi condizioni, sebbene stabili, Leonardo Raffreddato, 42 anni, di Camugnano (Bologna), Sandro Busetto, 59 anni, veneziano, e Stefano Bellabona, 55 anni, padovano. Sono ricoverati rispettivamente negli ospedali di Cesena, Pisa e Parma. All’ospedale Bufalini di Cesena era ricoverato anche il più giovane dei coinvolti, Nicholas Bernardini, 25 anni di Gaggio Montano (Bologna), poi dimesso. È fuori pericolo di vita Jonathan Andrisano, 35 anni, di Castiglione dei Pepoli (Bologna) ricoverato al Sant’Orsola di Bologna.

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Operazioni di soccorso alla centrale del lago di Suviana. Foto Vigili del Fuoco

Soccorsi come alla Costa Concordia

Lo sforzo e l’impegno da parte di tutte le forze in campo è stato enorme. Lo scenario della tragedia di Suviana ha ricordato ai soccorritori le attività di ricerca e soccorso fatte con la Costa Concordia, la nave da crociera naufragata davanti all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. L’ambiente era difficile, la visibilità praticamente nulla, si è operato al tatto. Si sono svolte ricerche anche con robot filoguidati dalla superficie e si è dovuto bonificare l’ambiente dei piani allagati dove sono morti i tecnici dall’inquinamento causato da olii e idrocarburi fuoriusciti dopo l’esplosione.

La scolaresca che si è salvata

La tragedia della centrale idroelettrica a Bargi, sul lago di Suviana, avrebbe potuto diventare ancor più atroce se un insegnante non avesse avuto la prontezza di far allontanare i suoi allievi. C’era infatti, quel 9 aprile, una gita scolastica di 3 classi di terza media. Giunti da Vignola (Modena), gli studenti avevano da poco terminato la loro visita alla centrale e si erano fermati per fare una merenda. Il cattivo odore che l’insegnante ha sentito nell’aria l’ha convinto a farli spostare in anticipo verso la tappa successiva della gita, la Rocchetta Mattei.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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