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Gentiloni suona la sveglia al Governo: “PNRR scade nel 2026, è data fissa”

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Uno spettro s’aggira per l’Europa, parafrasando Marx, ma non è il comunismo, bensì il mite ex premier italiano Paolo Gentiloni. Il Commissario europeo all’Economia ha tirato le orecchie agli Stati membri dell’Unione sull’attuazione dei rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza. “L’attuazione tempestiva dei PNRR è essenziale” ha dichiarato il conte (lo è realmente, discendete di un’importante famiglia della nobiltà romana). “La scadenza del 2026 è fissa”.

Intervenendo a un evento sul Recovery Plan, a Bruxelles, il Commissario ha dichiarato che “è fondamentale che gli Stati membri mantengano lo slancio e accelerino dove necessario”. Si tratta di un chiaro messaggio che dagli erogatori dei finanziamenti – prestiti e fondi perduti – del piano da 750 miliardi, Next Generation Eu, arriva anche all’Italia. “I paesi membri ci dicono che l’attuazione” dei PNRRsta mettendo a dura prova la loro capacità amministrativa” ha riflettuto il ponderato Gentiloni. “Molti apprezzerebbero un’attuazione più semplice e flessibile. Stiamo cercando modi per affrontare queste sfide senza riaprire il quadro giuridico“.

Il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet

Il messaggio di Gentiloni

Venerdì 12 aprile il tema dei PNRR e del Recovery europeo sarà sul tavolo dell’Ecofin, il consiglio europeo dei ministri dell’economia e delle finanze. “Sappiamo anche che gli stakeholder vorrebbero essere più coinvolti nell’attuazione dei piani” ha detto ancora Gentiloni a Bruxelles. E “vorrei esortare i paesi a tenerlo presente quando elaboreranno i loro piani” di bilancio “nella seconda metà dell’anno“.

Insomma, bisogna darsi una mossa. Va bene che ci sono difficoltà. Che si è scoperto che questa gigantesca pioggia di denaro pubblico sui paesi dell’Unione è così senza precedenti – a seguito della pandemia di Covid, anch’essa senza precedenti – che i governi e gli apparati burocratici annaspano.

Che la “messa a terra dei progetti dei PNRR nazionali in base ai quali Bruxelles eroga i finanziamenti è un problema pratico molto serio. Ma comunque, è il messaggio di Paolo Gentiloni, tutti devono darsi una mossa. E devono farlo in questo 2024 che è in corso. Altrimenti si rischia di perdere un’occasione di rinnovamento e riforme che non capiterà più per alcuni decenni.

Un temibile concorrente

Per chi suona la campana, dunque? Certo per tutti, ma in particolar modo per l’Italia e per il Governo della prima premier donna della nostra storia. Fra poco più di 2 anni – 31 agosto 2026 – l’Unione europea chiuderà i rubinetti del Recovery e l’Italia deve accelerare sulla “messa a terra” del PNRR. Per le donne al vertice della politica nostrana – Giorgia Meloni ed Elly Schlein – il problema è politico e le riguarda direttamente. Paolo Gentiloni è in scadenza di mandato come Commissario.

Elly Schlein (a sin.) e Giorgia Meloni. Foto Ansa/VelvetMag

Ha già annunciato, da mesi, che tornerà in Italia “ma non per andare in pensione“. Chiaro? Schlein sa che corrono sempre più forte le voci circa un piano alle sue spalle per sostituirla dopo le elezioni europee dell’8-9 giugno 2024 proprio con Gentiloni. Inoltre, secondo Francesco Merlo di Repubblica, “con Gentiloni, che è l’Italia delle competenze e delle buone maniere, si rafforza non solo l’anima riformista, ma tutto il PD. Insomma, Gentiloni spaventa i Cinque stelle, che aspirano a superare il PD“. Uno scenario, quest’ultimo, tutt’altro che irrealistico.

Anche la presidente del Consiglio, tuttavia, ha un grattacapo in più rispetto a quelli che le procura la sua rissosa maggioranza politica. Di certo preferisce avere come avversaria una segretario del PD che tenta disperatamente, spesso anche contro l’evidenza, di realizzare il campo largo col M5S. Perché se avesse un moderato che ha un filo diretto con l’Europa come Gentiloni e che potrebbe strappare voti anche al Centrodestra, non sarebbe assicurata la durata del suo esecutivo fino a scadenza naturale di legislatura.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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